Marta Cartabia, ministro della Giustizia (Ansa)

Accorciare i tempi

"Il processo non sia anticipo della pena". La riforma della giustizia secondo Cartabia

Ruggiero Montenegro

"È la condizione perché arrivino in Italia non solo i 2.7 miliardi destinati alla giustizia, ma tutti i 191 miliardi destinati Recovery", dice la Guardasigilli. Le novità sull'appello e sulla prescrizione, come anticipato dal Foglio

La partita è ufficialmente iniziata. E non riguarda soltanto via Arenula, ma l'intero Pnrr. La riforma dei processi infatti "é la condizione perché arrivino in Italia non solo i 2.7 miliardi destinati alla giustizia, ma tutti i 191 miliardi destinati Recovery": con questo monito ieri il ministro della Giustizia Marta Cartabia ha aperto la riunione con i rappresentanti di maggioranza sul processo penale, ricordando ai partiti che sostengono il governo che "chi si sottrae al cambiamento dovrà assumersi la responsabilità di mancare una occasione così decisiva per tutti".

 

Non sarà una strada facile, perché il tema è di quelli molto delicati e divisivi, in grado di ispirare convergenze e rotture inaspettate. Ma, come anciticipato dal Foglio la scorsa settimana, la Guardasigilli è intenzionata a mettere in pratica un deciso ripensamento dei tempi e della fasi processuali, con l'obiettivo di snellire e velocizzare le pratiche: "gli obiettivi sono chiari: in cinque anni, ridurre del 40% i tempi dei giudizi civili e del 25% quelli penali". Nella prima riunione di ieri che, come ribadito dalla stessa Cartabia, aveva "prevalentemente la finalità di ascoltare" i tecnici della Commissione ministeriale e gli esponenti della politica, ci si è mossi in questo senso, mettendo sul tavolo le principali ipotesi.

 

A partire dalla stretta ai ricorsi per quanto riguarda il processo di appello: la proposta prevede che i pm non potranno più appellare le sentenze di primo grado, di assoluzione e di condanna, ma potranno ricorrere direttamente in Cassazione. La difesa potrà invece appellarsi solo in presenza di specifiche motivazioni che saranno indicate dal codice. Una formula con cui, chiariscono da via Arenula, "non si limitano i diritti degli imputati, ma che introduce principi di maggior rigore" per contestare le condanne, e con la quale si proverà a superare il collo di bottiglia rappresentato dai ricorsi. "Il fattore tempo è al centro delle preoccupazioni dei cittadini, delle istituzioni europee, degli attori economici. E deve essere al centro delle proposte di riforma che stiamo intraprendendo - ha sottolineato Cartabia - Per contenere i rischi che il processo, anziché luogo di garanzia, si trasformi in un anticipo di pena, quanto meno sul piano sociale",

 

E in questo senso, sul tema prescrizione, come avevamo scritto lo scorso venerdì, sono arrivate dal ministero due proposte. La prima: sospendere il corso della prescrizione per 2 anni, dopo la condanna in primo grado, e per un anno, dopo la condanna in appello. La seconda proposta appare del tutto alternativa e guarda al modello di altri ordinamenti, come, ad esempio, quello statunitense: separare prescrizione del reato e processo. Nel primo caso, la prescrizione decorre dalla commissione del fatto fino all'inizio del processo, con la quale lo Stato manifesta l'interesse a perseguire il reato. Se il processo inizia, anche un solo giorno prima del maturare del termine di prescrizione, prosegue senza che la prescrizione del reato possa piu' maturare. L'esigenza di salvaguardare il diritto alla ragionevole durata di quel processo viene garantita da termini di durata massima, in base alle diverse fasi di giudizio: interviene quindi l'improcedibilità se il processo dura più di 4 anni in primo grado, 3 in appello e 2 in Cassazione.

 

Le reazioni della politica

Quello di ieri "è stato un incontro interlocutorio - fanno sapere fonti del M5s - Su alcuni punti, considerata la delicatezza dei temi, occorrerà riflettere con estrema attenzione perché ci sono criticità. Valuteremo ogni contributo ma per noi è importante mantenere il perimetro all'interno del ddl depositato in commissione. Il tema centrale era e rimane quello della riduzione dei tempi per la celebrazione dei processi". Per Alfredo Bazoli, capogruppo Pd in commissione Giustizia della Camera, l'incontro con la Guardasigilli è stato invece "molto positivo. Condividiamo la convinzione che la riforma vada fatta adesso, non in una prossima legislatura. E certamente nelle proposte illustrate troviamo il respiro di una riforma di sistema". Positivo anche il giudizio di Forza Italia, che attraverso  le parole di Anna Maria Bernini, capogruppo al Senato, dice di essere "pronta a fare costruttivamente la sua parte nel solco tracciato dalla ministra". Più incerta invece la posizione della Lega, che ancora non ha dato indicazioni chiare sulla riunione di ieri, limitandosi a far sapere, con le parole di Giulia Bongiorno a Repubblica che "Sosteniamo il ministro e condividiamo l'urgenza di una profonda riforma della giustizia".

 

Gli emendamenti del Governo al ddl penale sono attesi, con tutta probabilità, per la prossima settimana e saranno integrati dalle proposte e dai suggerimenti che arriveranno in questi giorni dalle forze politiche

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