(foto LaPresse)

editoriali

Applausi, sputi e lacrime

redazione

L’invito di Schwazer a Sanremo come rito di riparazione al giustizialismo

Alex Schwazer sarà uno degli ospiti della serata inaugurale del Festival di Sanremo. Per il marciatore italiano, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Pechino del 2008 e poi risucchiato e triturato da accuse e  squalifiche per doping, salire sul palco dell’Ariston durante lo spettacolo più seguito dagli italiani sarà sicuramente una forma di risarcimento, di riedificazione della sua immagine pubblica dopo che il gip del Tribunale di Bolzano ha archiviato le accuse penali nei suoi confronti sostenendo che le imputazioni del 2016 si basavano su provette manipolate. L’atleta potrà raccontare la sua storia di straordinario atleta, fatta di gloria e infamia, e anche quella di ordinaria ingiustizia, fatta di fango e riscatto. E sarà sicuramente una serata toccante, per lui e per il pubblico. Ma c’è qualcosa che non va in questo canovaccio.

 

Funziona così: applausi e sputi, e poi lacrime di commozione (per parafrasare e integrare il titolo del celebre libro di Vittorio Pezzuto su Enzo Tortora). Purtroppo la presenza sul palco di Schwazer, la parte bella della storia, è una parte integrante di un meccanismo barbarico. E’ un modo  di ripagare la giustizia sommaria e riparare, sempre con un rito collettivo, la  distruzione dell’immagine.  Prima l’indagato assume direttamente lo status di colpevole in attesa di giudizio, con tutte le conseguenze che questo comporta, e dopo anni di espiazione preventiva della pena (si va dall’umiliazione pubblica all’ostracismo), a seguito dell’assoluzione passa allo status di “vittima” (con tanto di  celebrazione del martire). E questo perché nella cultura del nostro paese non hanno cittadinanza la presunzione d’innocenza e un minimo sindacale di garantismo. In attesa di costruire un approccio più civile, se questo è il modo di riparare le ingiustizie, è forse il caso che Amadeus e Fiorello invitino a Sanremo anche un altro campione come Beppe Signori, assolto dopo 10 anni dall’accusa di aver truccato una partita.

Di più su questi argomenti: