All'indomani del crollo del ponte Morandi, Conte predicava soluzioni rapide. Due anni e quattro mesi dopo, arriva l'arresto dell'ex ad di Aspi Castellucci. Ma la trattativa per la revoca è ancora impantanata
Erano partiti col piglio decisionista. “Non possiamo aspettare i tempi della giustizia penale”, sentenziava Giuseppe Conte, con accanto i due dioscuri del cambiamento Luigi Di Maio e Matteo Salvini, all’indomani del crollo del Ponte Morandi di Genova, col tono sbrigativo di chi abbandona le cautele che pure si confanno a chi ha fama di cultore del diritto per assumere la risolutezza dell’“avvocato del popolo”. Fare in fretta, bisognava. Arrivare subito alla revoca della concessione a quei mascalzoni dei Benetton, senza adeguarsi alle attese bibliche a cui sempre costringono i tribunali italiani. Era il 16 agosto del 2018: l’estate del populismo gialloverde.
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