"Raggi è commissariata di fatto. Ora mi difendo così". Parla Muraro
L’ex assessore all’Ambiente di Roma contesta le indagini a suo carico e spiega perché il M5s “ha cambiato pelle”
Roma. “Come vedo Roma? Sporca, sempre più sporca”, l’ex assessore all’Ambiente Paola Muraro sorseggia un’aranciata mentre fa la sua disamina della parabola grillina nella capitale. Doveva essere il fiore all’occhiello della “capacità di governo” pentastellata, invece si è trasformata in un boomerang. “Virginia è commissariata al cento per cento, a vederla sono anche preoccupata per la sua salute. La terranno in piedi fino alle elezioni politiche, farla cadere prima comporterebbe un prezzo troppo alto”. Costretta alle dimissioni lo scorso dicembre, Muraro è tuttora indagata per reati ambientali dalla procura di Roma che, dopo un avvio tambureggiante (con veline giornaliere diffuse all’unisono sui principali quotidiani), adesso sembra temporeggiare nell’attesa che qualcosa accada, non si sa bene cosa.
Nel frattempo, a fine giugno l’ex assessore ha depositato in procura una memoria, firmata dai suoi legali Daniele Ripamonti e Alessio Palladino, contenente una richiesta di interrogatorio e, colpo di scena, una denuncia per truffa aggravata nei confronti dell’ingegnere Luigi Boeri, consulente tecnico del pubblico ministero. Secondo gli avvocati, nei primi mesi del 2016 il consulente avrebbe redatto tre distinti atti (una memoria, una relazione e una successiva memoria integrativa) contenenti in gran parte dissertazioni copiate di sana pianta. “Va osservato – si legge nella querela – che il consulente nominato, nonostante la formazione ingegneristica, pare possedere competenze giuridiche pressoché enciclopediche, svolgendo approfondimenti nelle materie del diritto civile, societario, amministrativo, tributario, del lavoro e financo penale. Se non che, a un esame più attento, si deve riscontrare che si tratta quasi integralmente di opere dell’ingegno altrui, assemblate con operazioni di copia/incolla”.
Né virgolette né citazioni, ma interi paragrafi, evidenziati a colori dai legali di Muraro, che sarebbero stati estrapolati integralmente da opere e studi di diversi autori e poi spacciati come frutto del proprio ingegno. Una sapiente opera di interpolazione realizzata con cura dacché, al fine di rendere più difficoltoso il riconoscimento della fonte originaria, risultano aboliti certi spazi tra un periodo e il successivo, la prima parola del paragrafo è lievemente modificata, capitoli e paragrafi vengono invertiti, i predicati verbali vengono coniugati con un tempo diverso. Secondo i legali, tali espedienti dimostrerebbero “un dolo di artifizio e inganno particolarmente intenso”.
E poiché su questa consulenza si fonda l’incolpazione di Muraro, l’indagata chiede l’archiviazione. I principali rilievi infatti riguardano l’inquadramento giuridico della consulente ambientale all’interno di Ama: secondo i pm capitolini Michele Prestipino e Alberto Galanti, Muraro avrebbe svolto nell’azienda, da cui ha ricevuto un milione e 136 mila euro lordi in dodici anni, funzioni solo formalmente consulenziali ma sostanzialmente direttive. Di contro molti ricordano le capacità della Muraro, tra i maggiori esperti del settore, per anni al vertice di Atia Iswa Italia, la principale associazione di imprese e professionisti nel campo dei rifiuti e delle bonifiche. Proprio per questo curriculum e un’esperienza di oltre 25 anni fu chiamata a ridosso della tornata elettorale capitolina per ricoprire il ruolo di assessore alla Sostenibilità ambientale. Tra le fonti di prova contro la Muraro vi sarebbero le testimonianze di alcuni dirigenti della municipalizzata. Nonché altri soggetti come l’ex assessore al Bilancio Marcello Minenna che, sentito in estate come persona informata dei fatti, ammette di aver avuto la “sensazione” che l’assessore avesse il “pieno potere di intervenire sulla governance di Ama, persona per persona”. “Mi limito a dire – replica Muraro – che il signor Minenna l’ho incontrato forse tre volte in vita mia. Mi domando da che cosa siano scaturite le sue sensazioni… Mi risulta peraltro che i suoi rapporti con Casaleggio siano rimasti intatti. Magari ce lo ritroveremo ministro, chissà”.
Muraro, a differenza dei coindagati, non ha mai avuto cariche o funzioni organiche interne ad Ama, la sua supposta qualifica di “responsabile tecnico”, de facto, deriva dalla consulenza del dottor Boeri che, in caso di iscrizione nel registro degli indagati, diventerebbe corpo del reato in un procedimento parallelo per truffa. Perciò, sostengono i legali, essendo gli atti impugnati privi di valore probatorio, verrebbe meno il presupposto dell’incolpazione a carico della loro assistita. “Da una parte – prosegue Muraro – si dice che avrei agito da dirigente dell’Ama pur essendo a tutti gli effetti una consulente esterna; dall’altra, se si andasse a processo, risponderei a titolo personale di un’eventuale sanzione a differenza dei dirigenti veri per i quali paga l’azienda, vale a dire i cittadini romani”. Muraro si dichiara estranea a ogni addebito. “Mi contestano reati contravvenzionali che potrei oblare con poche migliaia di euro. Tuttavia, dopo quello che ho patito, pretendo la piena riabilitazione. Non mi hanno risparmiato nulla: una gogna mediatica senza precedenti, il mio nome appaiato a Mafia capitale in modo del tutto gratuito. Io non ho commesso reati. Ho denunciato piuttosto alcune irregolarità, e forse questo ha persuaso qualcuno che fosse venuto il momento di farmi fuori. In tempi non sospetti ho segnalato al sindaco Raggi e ai vertici Ama nominati da lei, o meglio da Milano, le criticità relative alla mala gestio aziendale. In assenza di risposte, ho depositato presso la procura e la Corte dei conti dettagliati esposti riguardanti la municipalizzata e la stessa amministrazione capitolina. Dovevo farlo per rispetto dei cittadini romani”.
Da allora licenziamenti e dimissioni in Campidoglio hanno suscitato non poche ironie sulla singolare assonanza con il Trump-style. “L’ultimo esponente legato alla base del movimento era l’ex assessore al Bilancio Andrea Mazzillo, persona leale e perbene. Il M5s ha cambiato pelle, adesso la barra di comando è saldamente nelle mani di due persone: Davide Casaleggio e Luigi Di Maio, entrambi molto sensibili al potere”. In effetti, nelle ultime riunioni fiume presso gli uffici milanesi della Casaleggio Associati Beppe Grillo non si fa vedere, compare invece Luigino, l’ex webmaster con ambizioni da premier, lo stesso che negò di essere al corrente delle indagini a carico della Muraro fin quando un’email di Paola Taverna lo sbugiardò pubblicamente, e lui reagì con candore: “Ho capito male”.