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Van der Breggen e la sincerità di Imola

Nel mondiale di ciclismo femminile bronzo per l'italiana Longo Borghini

Giovanni Battistuzzi

L'olandese vince in Emilia-Romagna il suo secondo mondiale. Annemiek van Vleuten batte allo sprint Elisa Longo Borghini per il secondo posto dopo otto giorni dalla frattura al polso

Al penultimo passaggio sulla Cima Gallisterna Cecilie Uttrup Ludwig ha guardato le gambe di chi le stava accanto. Quelle di Anna van der Breggen, Annemiek van Vleuten ed Elisa Longo Borghini sembravano girare meglio delle sue. Si è messa alle loro ruote e ha provato a resistere. Ce l'ha fatta bene sino alla sommità, attaccata ai palmer dell'italiana e dell'ex campionessa del mondo. Quelli di Anna van der Breggen se ne erano già andati e già viaggiavano di una ventina di secondi avanti a tutti. È riuscita a stare con loro anche a stare con le sue compagne d'avventura, a cui si era aggiunta anche Elizabeth Deignan, anche scendendo verso Imola, cosa ben più difficile per una come lei che delle colline e montagne preferisce di gran lunga la parte ascensionale.

  

All'ultimo giro del percorso iridato, oltre un minuto dietro Anna van der Breggen, lanciata sola verso la maglia iridata che aveva già conquistato nel 2018, Cecilie Uttrup Ludwig, conscia di avere le gambe meno in palla delle sue avversarie, ha provato ad anticipare i tempi. Uno scatto per smembrare quel che restava del gruppo. Uno scatto che molte ha lasciato sui pedali. Non però Elisa Longo Borghini, da subito. Non però Annemiek van Vleuten, dopo poche centinaia di metri.

 

Le gambe della danese si sono rivelate per quello che erano sulle ultime rampe della Gallisterna: meno forti di quelle delle altre. Il suo bluff non era stato sufficiente, perché per sorprendere tutte con un bluff serve cogliere il momento giusto e il momento giusto non è mai a una quindicina di chilometri dall'arrivo. L'italiana e l'olandese si sono ritrovate da sole. Hanno pedalato assieme sino al traguardo, lì dove van Vleuten ha battuto allo sprint Longo Borghini.

 

Ai Mondiali nemmeno però a cento chilometri dall'arrivo. Ne sa qualcosa Mavi Garcia che alla Strade Bianche aveva provato la mattata a un'ottantina di chilometri dal traguardo e per poco la portava all'arrivo. Poi era arrivata Annemiek van Vleuten.

 

L'olandese non era la stessa di inizio luglio. Se non altro per un polso fratturato otto giorni fa. Forse per questo Mavi Garcia ha riprovato a mettere in piedi un'altra mattata sempre a un'ottantina di chilometri dall'arrivo. Da sola è rientrata nella fuga che era partita qualche decina di chilometri prima e che veleggiava a una ventina di secondi. Assieme alle altre ha accumulato secondi e minuti di vantaggio. Secondi e minuti che però non sono bastati, che anzi sono evaporati in pochi chilometri grazie all'accelerazioni di Anna van der Breggen e Annemiek van Vleuten.

 

Le colline dell'imolese sono un luogo molto più pragmatico delle crete senesi. I voli di fantasia non sono previsti e i bluff vengono scoperti. Ci vuole solidità e praticità, quella che ha avuto Anna van der Breggen: uno scatto e via, senza mai voltarsi.