Perché un megastore di biciclette è una buona notizia per la ciclabilità romana

Giovanni Battistuzzi

Mentre tutti i grandi marchi considerano la Capitale una causa persa, Trek, la più grande azienda americana di bici, ha aperto a Roma un concept store. La situazione della mobilità in città e le sfide future. Parla l'ad di Trek Italia Davide Brambilla

La descrivono un inferno, un caos totale. E in parte lo è, almeno (e non solo) per chi si muove tra le sue vie su di una bicicletta. Roma pedala poco, ma sempre più di anni fa, e quando pedala le condizioni sono quelle di sempre. Strade che sono un colabrodo, assenza quasi totale di infrastrutture dedicate, siano esse corsie o piste ciclabili, traffico caotico, surplus di auto. In più le promesse elettorali dell'amministrazione capitolina di un cambiamento di rotta in fatto di mobilità sono rimaste, quasi tutte, soltanto promesse. Eppure c'è un eppure. Che non viene dalla politica e che con la politica non ha nulla a che fare. E nemmeno con le associazioni di ciclisti che cercano, da anni nel bene, di far riflettere istituzioni e cittadini sulla necessità di cambiamento del modo di muoversi in città. Questo eppure arriva da fuori il Grande raccordo anulare, è una struttura di tre piani con dentro centinaia di biciclette. E' un eppure che è un'inversione di tendenza radicale. Perché fino a ora la quasi totalità dei grandi marchi della bicicletta avevano considerato Roma una causa persa, un mercato che non serviva nemmeno esplorare perché del tutto ininfluente. Certo ci sono alcune eccezioni, ma la scelta di Trek – la più grande azienda americana di biciclette – di aprire un megastore nella Capitale, vuol dire che la situazione non è poi così malsana e qualche speranza di un cambiamento non solo è auspicabile, ma anche prevedibile. Anche perché all'inaugurazione di ieri si sono presentate oltre 850 persone, richiamate tra le altre cose dalla presenza di grandi corridori come Alberto Contador, Ivan Basso, Fabio Felline, Paola Pezzo e i fratelli Alex e Denny Lupato.

  


Il Trek Concept Store Cycle’n’Cycle di Roma


 

E l'investimento non è da poco. Oltre mille metri quadri, un decina di persone impegnate nella struttura, oltre trecento biciclette in esposizione. "Ci sono due motivi principali che ci hanno spinto a fare questa scelta", dice al Foglio l'ad di Trek Italia Davide Brambilla. "Il primo riguarda i nostri prodotti: con una vasta gamma di modelli se dovessimo inserirci in negozi plurimarca potrebbe essere per noi problematico e limitativo". Il secondo e più importante invece riguarda Roma: "Questa città ha un potenziale enorme: ha un clima perfetto per pedalare, ci sono sterrati per le mountain bike, colline per chi usa la bicicletta da corsa. Inoltre la tendenza di tutte le grandi capitali mondiali è quella di una progressiva diminuzione delle auto".

  

Auto che a Roma non diminuiscono ancora. "Ma le cose cambieranno", ribatte Brambilla. "Rispetto al passato c'è una novità. Sino a oggi il quotidiano utilizzo della bicicletta poteva avere uno scoglio difficile da superare: la fatica. Ora con le biciclette a pedalata assistita, il loro miglioramento tecnico e di prestazioni, questa si sta progressivamente abbassando. E quando inizi a pedalare, quando scopri la comodità di girare in bicicletta in città, il tempo e il denaro che risparmi facendo questo, non torni indietro".

 

L'ottimismo di Brambilla è supportato da quanto emerge dall'ultimo rapporto dello Zweirad-Industrie-Verband, l'associazione tedesca dei produttori di biciclette. Secondo il rapporto sui primi sei mesi del 2018, la vendita di e-bike è aumentata del 6 per cento, arrivando a quota 2,8 milioni e dovrebbe aumentare, secondo le stime, del 18 per cento nel prossimo anno. Se si considera poi il numero complessivo di biciclette vendute nel territorio tedesco, si nota una cresciuta del 4 per cento e le stime per il prossimo anno dovrebbero superare il 12 per cento. E questo senza un miglioramento della rete infrastrutturale esistente (che è da considerare buona, anche se non a livello di altri paesi dell'Europa del nord).

 

E pure in Francia le biciclette a pedalata assistita hanno determinato un aumento del numero delle biciclette vendute (più 2,9 per cento nei primi sei mesi del 2018) che era stabile da almeno cinque anni. Il più 90 per cento di vendite nel 2017 rispetto al 2016, secondo i dati della Fédération française des Usagers de la Bicyclette (Fub), ha contribuito ad aumentare il numero di persone che hanno scelto la bicicletta come principale mezzo per lo spostamento in città del 14,8 per cento nei primi sei mesi di quest'anno, spingendo il governo a iniziare a discutere di un pacchetto di provvedimenti che vanno nella direzione di favorire i ciclisti urbani. Secondo Olivier Schneider, rappresentante della Fub, "per il miglioramento infrastrutturale e delle condizioni di vita di chi decide di usare la bicicletta come principale mezzo di spostamento la via maestra non è quella di chiedere alla politica interventi, ma di metterla con le spalle al muro, costringerla a cambiare per adeguarsi al mondo che è cambiato". In quest'ottica ben vengano anche gli investimenti delle grandi case ciclistiche: d'altra parte, secondo l'urbanista australiano e studioso della mobilità Peter Keyworr, "c'è un rapporto diretto tra l'aumento dell'offerta di mezzi a pedali e l'aumento della ciclabilità in una città. Se la prima non aumenta non aumenterà la seconda".

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