Girodiruota – Musica in Giro

La Cuneo-Pinerolo battezza Cesare Benedetti

Il trentino vince la 12esima tappa del Giro d'Italia 2019, la prima che incontra i monti, quella che celebra il ricordo dell'impresa di Fausto Coppi. Jan Polanc è la nuova maglia rosa. Colonna sonora: Dream on degli Aerosmith

Giovanni Battistuzzi

Cesare Benedetti ha vinto la dodicesima tappa del Giro d'Italia 2019, la Cuneo-Pinerolo, 158 km. Dopo una fuga di 25 corridori iniziata a una ventina di chilometri dal via, il trentino ha battuto allo sprint Damiano Caruso ed Eddie Dunbar. Jan Polanc è la nuova maglia rosa.

 


 

I monti che hanno sinora soltanto intravisto il passaggio dei corridori del Giro d'Italia, d'un tratto di sono fatti vicini, prossimi. Non più sfondo, ma proscenio, quello buono per rimettere in scena il passato, il mito. Partenza e arrivo come fossero una cosa soltanto, Cuneo-Pinerolo, anzi cuneopinerolo, una parola unica, un solo concetto.

 

Quella lì è stata un volo lungo 192 chilometri. È diventato antonomasia: l'evasione montana. Quella lì è stata "un uomo solo al comando, la sua maglia è biancoceleste, il suo nome Fausto Coppi", o così almeno esordiva la radiocronaca di Mario Ferretti. Questa qui è altro, un tributo al passato su un tracciato moderno: l'ascesa verso Montoso a setacciare i funghi buoni da quelli matti, lo strappo di San Maurizio – dentro Pinerolo – a fare il resto. Insomma, giusto una strizzata d'occhio a quello che fu, un antipasto invece di quello che sarà. Monti e non montagne per ora, quest'ultime inizieranno domani, continueranno poi per tutta la terza settimana.

 

È un viaggio antico, su un percorso nuovo, una storia da scoprire. "So che nessuno conosce / la strada da percorrere / so che il peccato è di ognuno / devi perdere per imparare a vincere". La nuova via per Pinerolo l'hanno aperta in venticinque, ossia Sutterlin, Gavazzi, Montaguti, Boaro, Cataldo, Caruso, Covili, Senni, Benedetti, Cerny, Capecchi, Bennett, Dunne, Kluge, De Gendt, Gasparotto, Wyss, Knees, Dunbar, Biermans, Haller, Bakelants, Brambilla e Polanc. Venticinque uomini che hanno perso spesso in carriera, sempre per eccesso di generosità, sempre per volontà di sacrificare il loro bene per il bene di squadra, del tutto indifferenti alle parole di Dream on degli Aerosmith. Cesare Benedetti oggi a Pinerolo ha imparato a vincere. Lui che mai lo aveva fatto prima. Lui che la testa del gruppo l'ha sempre presa a grande distanza dall'arrivo, quasi sempre per inseguire, ogni tanto per farsi inseguire, quasi sempre per necessità altrui.

 

 

È fuga larga e volenterosa di arrivare, portata via di forza, pedalando a più di cinquanta all'ora. È fuga che si infrange sullo scoglio del primo Gran premio della montagna di prima categoria della corsa rosa, che sull'asfalto in salita si sparpaglia e si sconquassa, che si frantuma in una miriade di macchie colorate. Gianluca Brambilla, Eros Capecchi, Eddie Dunbar e Damiano Caruso sono i più lesti a salire sino alla cima di Montoso. A furia di scatti e accelerate si sono conquistati la possibilità di sperare.

 

Benedetti ha provato a stare tra loro, poi ha capito che dannarsi per un passaggio in vetta in compagnia non è necessario, che dopo una salita c'è (quasi) sempre una discesa. Basta sfruttare la gravità. Mancavano trentatré chilometri all'arrivo, si è sussurrato "dream on dream on dream on / dream until your dream comes true", prima di entrare nel toboga, prima di conquistare di nuovo, in piano, la compagnia. 

 

E l'insegnamento appreso su e giù da Montoso, Cesare Benedetti l'ha messo in pratica sullo strappo di San Maurizio. Ha lasciato Brambilla e Capecchi scappare, Dunbar curare le ruote. Si è messo in scia a Caruso, ha proseguito con lui, sperando che davanti iniziassero a guardarsi, a litigare per un cambio. E quando è successo ha conquistato la scia, è partito, ha vinto.

 

Benedetti ha scosso l'aria con il pugno, si è guardato attorno quasi senza capire e riflesso nell'obiettivo della telecamera della Rai ha intercettato il suo volto stanco: "Ogni volta che guardo nello specchio / tutte queste rughe sul mio viso sempre più distinte / il passato è passato / svanito come tenebre all’alba / non è questo il modo in cui / in vita ognuno paga il suo debito?". Il suo l'ha pagato per anni sulle strade, ha colto i frutti oggi.

 

 

Jan Polanc non è della stessa razza di Benedetti: è uno che lavora per gli altri per avere gli spazi suoi. È uno che sa attaccare e lo fa ogni volta che la strada sale, che ogni tanto vince. Eppure oggi Jan Polanc oggi ha conquistato la maglia rosa senza vincere, ma lavorando in pianura per dare aria alla fuga, lavorando a inizio salita per avere margine sufficiente per ogni evenienza e ancora nel piano finale perché non si sa mai. L'ha sfilata al compagno di squadra Valerio Conti che verso Montoso ha perso le ruote giuste, ma non è scomparso, ha perso circa due minuti dai migliori, quanto basta per non disperare sul futuro, abbastanza per scendere dal podio e scivolare alle spalle di Primoz Roglic (secondo) in classifica generale.

 

Roglic che è stato a ruota tutto il giorno, che ha visto da lontano i rivali tentare il colpo groppo, provare l'azzardo, inseguirsi. Prima Miguel Angel Lopez. Ripreso da rivali. Poi Mikel Landa e ancora Lopez, il colpo buono, quello che li ha fatti sperare molto e raccogliere poco, ma tant'è: 28" non sono da buttare. Lo sloveno è rimasto in coda al gruppo tranquillo, senza la minima fretta e voglia di prendere la testa nemmeno quando Vincenzo Nibali ha provato l'allungo. Non uno scatto, un modo per provare la gamba, per vedere a che punto è. Non ha insistito, è rientrato nei ranghi, ha aspettato il gruppo e il domani: "Continua a sognare, sogna, sogna / e sogna fino a che il sogno diventa realtà".

 


 

L'ordine d'arrivo della 12esima tappa del Giro d'Italia

 

1. Cesare Benedetti 3h41’49”, 2. Damiano Caruso s.t., 3. Edward Dubar s.t., 4. Gianluca Brambilla a 2”, 5. Eros Capecchi a 6”, 6. Jan Polanc (Slo) a 25”, 7. Matteo Montaguti a 34”, 8. Thomas de Gendt (Bel) a 2’36”, 9. Francesco Gavazzi s.t., 10. Manuel Senni a 2’ 38”.

 

La classifica generale

 

1. Jan Polanc (Slo) 48h 49’ 40”, 2. Primoz Roglic (Slo) a 4’ 07”, 3. Valerio Conti a 4’ 51”, 4. Eros Capecchi a 5’02”, 5. Vincenzo Nibali a 5’51”, 6. Bauke Mollema (Ola) a 6’02”, 7. Rafal Majka (Pol) a 7’ 00”, 8. Richard Carapaz (Ecu) a 7’23”, 9. Andrey Amador (C.Rica) a 7’ 30”, 10. Hugh Carthy (Gb) a 7’33”, 13. S. Yates a 7’53”, 16. Lopez (Col) a 8’08”, 21. Landa (Spa) a 8’31”.