Gli abiti da sogno di Valentino e le sue modelle di colore

Le immagini della sfilata di Parigi, dove la casa di moda ha presentato la nuova collezione scegliendo di parlare un linguaggio inclusivo

“Il razzismo non muore mai”, diceva negli Anni Sessanta Sidney Poitier, primo uomo afroamericano a vincere un Oscar (la prima donna era stata Hattie McDaniel nel 1936 per l’interpretazione di una mammy, cioè di una cameriera; lui lo vinse come il manovale Homer ne I gigli del campo). Le malelingue ritenevano che Poitier fosse meno discriminato di ogni altro afroamericano in terra in virtù della sua sola, incontestabile bellezza; dunque, riteniamo che la decisione del direttore creativo di Valentino, Pierpaolo Piccioli, di creare una collezione couture per la prossima primavera modulandola esclusivamente su tinte, proporzioni ed estetica delle donne di colore, e facendole sfilare quasi in via esclusiva nelle sale dell’hotel de Rothschild a Parigi, in Italia verrà commentata con la solita furba compiacenza da chi la sa più lunga degli altri (“ci credo che faccia sfilare queste, guarda che donne magnifiche”).

   

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