Martin Lutero

Lutero, una Tesi infinita

Davide D'Alessandro

Cinquecento pubblicazioni ogni anno, tante anche in Italia. Ecco quattro titoli per ricordarne la figura e la straordinaria importanza

Di Lutero ce n’è uno, tutti gli altri son nessuno. Verrebbe da recitare la filastrocca, poiché i libri su di lui non finiscono mai. Secondo Kurt Aland, «ogni anno escono almeno cinquecento nuove pubblicazioni su Lutero e la Riforma in quasi tutte le maggiori lingue del mondo». Anche in Italia abbiamo esagerato. Complice la ricorrenza del cinquecentenario delle 95 Tesi affisse, si narra, sul portale della chiesa del castello di Wittenberg, Tesi che diedero l’avvio alla Riforma protestante, il 2017 ha visto fiorire nel nostro amato Paese un notevole numero di libri dedicati al teologo tedesco. Alcuni di alto spessore, altri di significativo rilievo, altri ancora accettabili, qualcuno inutile. Non è possibile, ovviamente, dar conto di tutti perché non è proprio possibile leggerli tutti. Bisogna scegliere. La mia attenzione si è concentrata sui lavori di Adriano Prosperi, Lutero. Gli anni della fede e della libertà (Mondadori); di Volker Reinhardt, Lutero l’eretico. La Riforma protestante vista da Roma (Marsilio); di Scott H. Hendrix, Lutero. Un riformatore visionario (Hoepli); di Silvana Nitti, Lutero (Salerno). Non so se quest’ultimo sia, come ha scritto con enfasi Giuliano Ferrara, «il libro dell’anno», so però che è davvero una biografia «superba e magica» di una studiosa che «scrive da Dio». Non so neppure cosa voglia dire scrivere da Dio, so però che maneggiare la scrittura con arte sopraffina è un dono che si ha o che si riceve (non so da chi), che si alimenta nutrendolo con letture e ulteriori scritture. Direi che la prosa di Silvana Nitti è un incanto e il modo in cui ci fa vivere da vicino l’inquietudine di un uomo comunque grande, che avverte il peso e l’enormità della visione che attraverso di lui si va compiendo, è un prodigio di bravura.

I tratti biografici sono importanti e decisivi, poiché contribuiscono a fare l’uomo, a segnarlo, a renderlo evidente anche all’esterno ma, di più, sono cruciali le questioni dibattute, i fervori rivoluzionari, la consapevolezza di operare un’incisione difficilmente rimarginabile, destinata a lasciare traumi nei secoli dei secoli. Non è un caso se per Inos Biffi, professore emerito e direttore dell’Istituto di Storia della Teologia alla Facoltà di Teologia di Lugano, Lutero «è una figura certamente geniale con un suo autentico spirito religioso, che è riuscito a frantumare la Chiesa, a dividerla, a indebolirla. Non mi pare un gran risultato. Almeno per noi. O per me che mi ritengo un uomo poco legato alla modernità».

Invece, è ciò che serve, talvolta, a ogni Istituzione. C’è la necessità che qualcuno la frantumi, la divida, la indebolisca, per verificarne la forza, la tenuta, per metterne in discussione le certezze, vere o finte. È lo scandalo di chi si ribella per affermare un’altra verità, o presunta verità, lo scandalo di chi scuote potentemente il palazzo dalle fondamenta, di chi apre alla giustificazione per sola fede, di chi combatte le indulgenze, di chi nega l’infallibilità papale, di chi riduce a due i sacramenti, battesimo ed eucaristia, di chi predica il libero esame delle Sacre Scritture, di chi vuole rinforzare il rapporto dell’uomo con Dio limitando la mediazione, modificando radicalmente l’incontro tra l’umano e il divino. Ha scritto Andrea Emo: «Può esistere uno Stato laico? Forse lo Stato laico è possibile quando è originato da quella peculiare religione che è il protestantesimo. Una religione con un principio sacrale, ma virtualmente senza sacramenti; e con una chiesa precaria e fallibile, conscia della propria inferiorità».

È Adriano Prosperi, con la sua eccellente ricostruzione, a centrare il tema della libertà,  a ribadire e a dimostrare come, senza Lutero, saremmo più poveri di strumenti per cogliere la drammaticità di ciò che abbiamo di fronte, poiché a lui spetta «il merito della scoperta della libertà come vero orizzonte del cristianesimo europeo». Leggendo Prosperi ho compreso cosa intende Antoine Compagnon quando dice che «la scrittura non è solo una creazione intellettuale, ma anche un lavoro manuale; che lo scrittore, il ricercatore è un artigiano; che per avere forma compiuta un libro deve essere trattato, rifinito come un oggetto materiale».

Il libro di Volker Reinhardt, professore di Storia moderna presso l'Università di Friburgo, è ugualmente rilevante. Affronta gli eventi che condussero alla scissione, prestando ascolto alle ragioni di entrambe le parti, mettendole a confronto e, facendo ricorso a documenti vaticani di straordinario valore, osserva che lo scisma non sia addebitabile a dispute religiose.

La biografia dello storico americano Scott H. Hendrix è un ritratto completo, forse il più disincantato, in grado di analizzare il frate, né santo né fanatico, attraverso l’enorme portata della sua teologia, i momenti salienti della sua vita, le tante contraddizioni e la visione ottimistica di una vera religione mai realizzata. L’autore svela che in una classifica di popolarità tra le figure religiose, Lutero è al quinto posto dietro Gesù, Mosè, Maometto e Abramo.

Soltanto quattro libri tra migliaia che circolano per il mondo, ma intorno e dentro i quattro libri un uomo che bisogna conoscere e (ri)conoscere, una personalità straordinaria perché capace di rompere, di distruggere per ricreare. Una lezione ancora valida in un’epoca in cui innumerevoli e rumorose sono le chiacchiere di piccoli uomini, inesistenti le Tesi.