Monumento a Martin Lutero (foto Pixabay)

Dimenticare Lutero

Giulio Meotti

Dalle alture scozzesi alla culla del protestantesimo, in Europa la chiesa riformata è al capolinea

“La chiesa protestante più grande nei Paesi Bassi, la chiesa riformata olandese, ha praticamente perso tutti i suoi fedeli: ogni settimana si chiudono due chiese, sia protestanti sia cattoliche”. E’ una parte dell’intervento che il cardinale Willem Jacobus Eijk, arcivescovo di Utrecht e primate di Olanda, ha tenuto a Cracovia il 29 maggio all’interno della conferenza “L’Europa tra nichilismo post illuministico e questione islamica”, organizzata dal Centro internazionale Giovanni Paolo II per il Magistero sociale della chiesa. Dopo aver celebrato i 500 anni dalla riforma di Martin Lutero, il cristianesimo protestante sta facendo i conti, letterali e simbolici, con la sua nuova, si teme definitiva, riforma: la secolarizzazione totale. In un articolo sul Catholic World Report, Samuel Gregg ha scritto che oggi in tutta l’Europa cattolica “c’è molta rassegnazione rispetto alla secolarizzazione. In alcuni casi vi è un tacito presupposto che anche il cattolicesimo debba trasformarsi in protestantesimo liberale: un futuro che garantisce declino permanente ed eventuale estinzione”. Apologetica cattolica? No, a guardare da quello che sta succedendo alle chiese protestanti “istituzionali”.

 

Nei giorni scorsi sono arrivati i dati dalla chiesa di Scozia, maggioritaria nel paese. La “Kirk”, come la chiamano gli scozzesi, è l’istituzione che ha sempre costituito il fondamento della nazione. Ha perso l’80 per cento dei fedeli in cinquant’anni e i suoi numeri calano oggi del 4 per cento all’anno, l’equivalente di oltre cento persone a settimana. “Si prevede che la chiesa di Scozia si dimezzerà in vent’anni se l’attuale tasso di declino continua”, ha scritto il Times dello scorso 8 maggio.

 

Nel complesso, l’appartenenza alla chiesa è diminuita di quasi il 20 per cento in cinque anni, da 413 mila fedeli nel 2011 a 336 mila alla fine del 2017. Erano 854 mila ancora nel 1984. Circa 13 mila persone stanno lasciando ogni anno le chiese in tutte le confessioni in Scozia, come ha detto il Sinodo generale della chiesa episcopale scozzese lo scorso venerdì. Martin Scott, segretario del Consiglio di assemblea della chiesa scozzese, ha dichiarato al Sunday Herald: “Possiamo dire che se continuiamo a questo ritmo non esisteremo tra 30 o 40 anni”. I residenti di Foula e Fair Isle devono prendere un traghetto o un aereo per partecipare ai servizi in chiesa. Le loro chiese sono state scristianizzate. Tante chiese scozzesi sono costrette a utilizzare uno stereo per gli inni in chiesa. Non ci sono più organisti. La ricerca ha quindi rivelato che il 42 per cento dei fedeli ha più di 65 anni. I quattro quinti dei rappresentanti della chiesa hanno un’età media di 57 anni. “I banchi sono vuoti”, scrive Kathrin Fuselier sulla Vanderbilt Historical Review. “Resta da vedere se la religione continuerà a ispirare il popolo scozzese. Per ora, tuttavia, l’istituzione, a prescindere dalla denominazione, è in evidente declino”. La chiesa di Scozia ha in programma di chiudere i due terzi delle sue chiese nelle isole Shetland nei prossimi anni.

 

“Se continuiamo così fra 30 anni non esisteremo più”, dicono dalla chiesa scozzese. Perdono cento fedeli a settimana

E nella patria della Riforma? “La Germania come paese della Riforma è una cosa del passato”, ha scritto Astrid Prange sulla Deutsche Welle. In Germania, la culla del protestantesimo, un recente studio condotto dall’Università di Münster ha rivelato che l’affiliazione alle chiese protestanti è crollato dal 59 al 29 per cento. E i protestanti si dimezzeranno in poco più di una generazione. “Aiuto, va giù!”, ha titolato la Zeit della scorsa settimana, mettendo in copertina una chiesa. “Le chiese hanno calcolato il loro futuro, ma ora quasi nessuno parla del nuovo studio sulla loro fine”, scrive il primo settimanale tedesco. La risposta delle chiese protestanti tedesche, colpite anche più di quelle cattoliche dal declino, era stata sempre di negazione: “Benchmarking, Best Practice, Lifelong Learning, lo zeitgeist neoliberale aveva colpito anche la chiesa. Una rivoluzione di efficienza pastorale in stile McKinsey, inclusa l’ottimizzazione battesimale e matrimoniale, avrebbe dovuto garantire il loro futuro. Non ne rimane molto oggi”.

 

La chiesa evangelica tedesca dal 1990 al 2016 ha già perso otto milioni di membri. Uno studio per la Evangelische Bank, una banca tedesca collegata alla principale chiesa protestante del paese, riporta le interviste a 145 amministratori di edifici in 126 distretti ecclesiastici. Il 90 percento delle amministrazioni dichiara di aver venduto beni negli ultimi cinque anni. Inoltre, il 69 per cento ha intenzione di vendere più edifici in futuro. Il protestantesimo tedesco è in vendita.

 

Lo scrittore Klaus-Rüdiger Mai, autore del libro “Geht der Kirche der Glaube aus?”, ritiene che le chiese protestanti tedesche siano ormai schiacciate sullo spirito del tempo che finirà per assimilarle e che, troppo spesso, “i cristiani nei servizi religiosi hanno l’impressione di partecipare a un congresso di partito”. Ha scritto Mai sulla rivista Cicero che “se la chiesa chiude gli occhi sulla realtà e cerca di giustificare teologicamente la politica attuale, allora si incatena alle élite politiche e ne condivide il destino”. La storia protestante della salvezza trova oggi in Germania la sua espressione più politicizzata nel multiculturalismo.

 

Detlef Pollack ha spiegato l’abbandono collettivo del cristianesimo in Germania con la società del benessere: “Sempre più persone possono permettersi le offerte laiche per il tempo libero”. E’ una tesi radicale, ma si adatta bene ai numeri che le chiese hanno ora sollevato. Thomas Begrich, capo delle finanze per la chiesa evangelica della Germania, ha commentato sullo Spiegel che 340 chiese protestanti sono state chiuse tra il 1990 e il 2000, 46 quelle demolite. E prevede che potrebbe essere necessario rinunciare a ulteriori mille edifici ecclesiastici.

 

I protestanti in Germania si dimezzeranno in una sola generazione. La Zeit: “Il metodo McKinsey non ha funzionato”

Il pastore Johannes Block è il vicario della Stadtkirche di Wittenberg, la chiesa di Lutero, dove il padre della Riforma predicò contro la corruzione vaticana. In una tipica domenica, Block ha di fronte non più di ottanta fedeli nei banchi. E siamo a Lutherstadt.

Anche la Church of England, la chiesa ufficiale di un paese che divenne protestante per staccarsi da Roma, sta affrontando una “catastrofe generazionale” con solo il due per cento dei giovani che si identifica ormai con essa, secondo il recente rapporto del British Social Attitudes. Mark Almond sul Guardian l’ha chiamata “la strana morte dell’Inghilterra protestante”. La percentuale di persone in generale che si identificano con la chiesa d’Inghilterra è scesa dal 31 per cento nel 2002 al 14 per cento l’anno scorso.

 

“Un implacabile declino” che potrebbe minacciare il futuro della denominazione anglicana, dice la ricerca. “I media britannici riportano regolarmente gli ultimi sondaggi sulla fede e l’attività religiosa in Inghilterra e raramente ci sono notizie che non siano profondamente deprimenti”, scrive questa settimana su Christian Century il celebre storico delle religioni Philip Jenkins. “Il processo di secolarizzazione è talmente rapido che non sembra inverosimile immaginare un futuro prossimo in cui la fede cristiana nel paese sarà confinata agli immigrati”.

Stesso scenario in Svizzera, la patria di altri due padri del protestantesimo, Calvino e Zwingli. La cattedrale di Arlesheim, costruita nel 1680 e ammirata per il suono speciale del suo organo, ha appena accolto un nuovo pastore. E’ il reverendo Sylvester Ihuoma, che proviene dalla Nigeria. Secondo un rapporto del giornale Neue Zürcher Zeitung, due terzi dei pastori protestanti in Svizzera andrà in pensione nel 2032. “E’ il 15 maggio 2050, una giornata calda”, ha immaginato la Neue Zürcher Zeitung. “Sette ragazzi si riuniscono nella chiesa di Zurigo Fluntern. E’ uno degli ultimi luoghi riservati al culto. L’ex chiesa greco-ortodossa funge da salone delle feste. Non c’è stato bisogno di un ateismo imposto dallo stato come una volta faceva il comunismo. Con ogni nuova generazione, la fede cristiana è stata semplicemente persa un po’ di più. Le facoltà teologiche sono orfane come i seminari e i monasteri”.

 

La chiesa di stato luterana in Danimarca ha appena cambiato l’ingresso: due minuti ed è fatta. Sperano di attirare fedeli in fuga

Da qualche parte sta succedendo davvero. La parrocchia di Châtelaine non poteva più pagare per il riscaldamento della chiesa. La chiesa protestante di Ginevra sperava di sostituire la chiesa in disuso con una torre di 22 piani, nella speranza di risolvere i problemi finanziari. Ma il Dipartimento di pianificazione non ha risposto alle sue preghiere: la chiesa ha un valore storico che ne impedisce la distruzione. “I riformati hanno le stesse caratteristiche della popolazione svizzera: anziani, qualificati e con pochi bambini”, afferma Christophe Monnot, sociologo della religione all’Università protestante di Strasburgo.

Se, nel 1950, la chiesa protestante ha battezzato 42 mila bambini in Svizzera e seppellito 28 mila fedeli, oggi la proporzione è di 15 mila battesimi per 28 funerali. Nella città che Calvino voleva trasformare in una “nuova Gerusalemme”, vale a dire Ginevra, meno del dieci per cento della popolazione appartiene ora alla chiesa riformata. Nel complesso, la Svizzera è riformata solo per un quarto. Nel 1950 era il doppio. In Svizzera, la chiesa cattolica attrae i migranti, mentre quelle protestanti no. Oggi un quarto dei membri della chiesa cattolica in Svizzera non è svizzero, mentre fra i successori di Zwingli solo un ventesimo ha un passaporto straniero.

 

In Nord Europa la situazione è ancora più disperata. Inger Furseth nel suo libro “Religious Complexity in the Public Sphere: Comparing Nordic Countries” dettaglia le perdite delle chiese di stato luterane dal 1988 al 2014: Svezia (860.132), Danimarca (50.157), Norvegia (120.405), Finlandia (545.011), Islanda (30.698). Ha scritto France 24 ai primi di maggio che “solo il 2,4 per cento della popolazione danese frequenta la chiesa”. Tanto che la chiesa luterana ha appena dovuto cambiare il rito del battesimo. Due minuti, una breve chiacchierata con il ministro, una rapida immersione e un rinfresco offerto dalla chiesa.

 

A Ginevra, la città di Calvino, meno del dieci per cento della popolazione appartiene alla chiesa protestante

Oggi, come spiega Paul Silas Peterson in “The Decline of Established Christianity in the Western World”, la chiesa luterana danese perde l’un per cento di fedeli ogni anno. La chiesa di Svezia ha nominalmente 6,1 milioni di membri. Nel 1990 ne contava 7,8 milioni: in meno di trent’anni il calo è stato del 22 percento. E secondo una previsione del giornale ufficiale della chiesa svedese, il Kyrkans Tidning, nel 2020 ne perderà un altro milione. Phil Zuckerman, che ha trascorso quattordici mesi in Nord Europa ricavandone il libro “Società senza Dio” (New York University Press), ha scritto che nella Scandinavia protestante “la religione non è tanto una questione personale privata, ma piuttosto, una non questione”. E’ l’“oblio più totale”.

Fuori dall’Europa, il protestantesimo non se la passa affatto male. Nel più grande paese cattolico del mondo, il Brasile, le chiese pentecostali protestanti stanno crescendo così in fretta che quasi un terzo dei cristiani è dei loro. Per la prima volta un presidente arriva dai loro ranghi, il populista di destra Jair Bolsonaro. Con il declino del protestantesimo europeo, in Europa il panorama religioso vedrà delle sacche di cattolicesimo identitario, comunità di protestanti evangelici sopravvissuti alla secolarizzazione, l’ortodossia legata alla Russia e l’islam. Tanto islam.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.