Rutte a Orbán: perché non te ne vai dall'Ue?

Il breve dibattito sulle migrazioni e le richieste di Merkel sulla variante Delta. Le nuove sanzioni a Lukashenka e la legge sul clima. Gli aspiranti astronauti dell'Esa e il 60 per cento degli europei con una dose

David Carretta

La legge ungherese anti-Lgbt è stata al centro di un dibattito tra i capi di stato e di governo prima della cena del Consiglio europeo ieri. A difendere il premier ungherese c'erano soltanto il polacco Morawiecki e lo sloveno Jansa. Il futuro di Budapest dentro all'Ue

Il primo ministro olandese, Mark Rutte, ieri ha chiesto a Viktor Orbán perché non usa l'articolo 50 del trattato, invitando il premier ungherese a uscire dall'Unione europea se non intende rispettare lo stato di diritto e i valori fondamentali. La legge ungherese anti-Lgbt è stata al centro di un dibattito tra i capi di stato e di governo prima della cena del Consiglio europeo ieri. Il primo a parlare è stato il premier del Lussemburgo Xavier Bettel, che ha raccontato la sua esperienza personale e le difficoltà per i giovani omosessuali e le giovani lesbiche. “Ha superato una linea rossa”, ha detto Bettel a Orbán: “Questa non è l'Europa in cui voglio vivere”. La linea rossa è un'espressione usata da diversi leader. Il primo ministro svedese, Stefan Löfven, ha minacciato di tagliare i fondi dell'Ue all'Ungheria. “Fattelo dire Viktor: il popolo svedese non è interessato a mandare soldi a un paese che non rispetta i valori fondamentali”, ha detto Löfven. Dentro e fuori la sala del Consiglio europeo, Rutte è stato tra i più duri: se Orbán non ritira la legge anti-Lgbt “deve andarsene” dall'Ue, ha detto il premier olandese prima del vertice. “Viktor, se fai questo, perché resti?”, ha chiesto Rutte durante la riunione dei leader.

Fuori e dentro la sala Orbán si è difeso spiegando che la legge non è contro gli omosessuali, ma per proteggere i bambini e lasciare ai soli genitori la responsabilità dell'educazione sessuale.  “Non è sull'omosessualità. E' su bambini e genitori”, ha detto il primo ministro ungherese: “Sono un combattente dei diritti. Sono stato un 'freedom fighter' durante il comunismo. L'omosessualità era vietata. Difendevo i loro diritti”. Dentro la sala del Consiglio europeo, solo il polacco Mateusz Morawiecki e lo sloveno Janez Jansa hanno preso le difese di Orbán. “Leggete la legge”, ha detto il premier ungherese agli altri leader. A quel punto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha preso il testo del provvedimento e ha letto il titolo e alcuni passaggi in cui l'omosessualità viene assimilata a pornografia e pedofilia. Von der Leyen ha annunciato che ci sarà una procedura di infrazione. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, è intervenuto ricordando a Orbán che l'articolo 2 del trattato (quello sui diritti fondamentali) “è lì per un motivo: L'Europa ha una storia antica di oppressione dei diritti umani. Guarda che questo trattato, sottoscritto anche dall'Ungheria è lo stesso che nomina la Commissione guardiana del trattato”, ha detto Draghi a Orbán: “Spetta alla Commissione stabilire se l'Ungheria viola o no il trattato”.

Durante il dibattito (diverse fonti lo hanno definito “intenso”, “franco” e “a tratti emotivo”) il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha ricordato che valori come la libertà, la tolleranza e la dignità umana sono al cuore dell'Ue. Chiudendo la discussione, Michel ha ricordato la primazia del diritto europeo e i passi formali che la Commissione sta compiendo come guardiano dei trattati. Ma il problema Orbán è più profondo delle polemiche sulla legge anti-Lgbt. Sul Foglio spieghiamo che l'Ungheria sta compromettendo, oltre che i valori e i fondamenti dello stato di diritto, anche il funzionamento dell'Ue: dal Recovery fund alla politica estera, passando per i vaccini, Orbán è diventato un peso per gli altri. Rutte non è stato l'unico a evocare l'uscita dell'Ungheria dall'Ue. Il primo ministro portoghese, Antonio Costa, che ha la presidenza di turno del Consiglio dell'Ue ha inviato un messaggio simile. “L'Ue non è un impero come l'Unione Sovietica”, ha spiegato Costa: “Avete deciso volontariamente di entrare nel club, e siamo felici che abbiate voluto entrare. Ma se entrate, dovete giocare secondo le regole e i valori”. Alcuni paesi come Svizzera e Norvegia hanno scelto di non entrare nell'Ue perché “vogliono partecipare solo alla parte economica”, ha detto Costa. E' quello il futuro dell'Ungheria con Orbán?

 


Buongiorno! Sono David Carretta e questa è Europa Ore 7 di venerdì 25 giugno, realizzato con Paola Peduzzi e Micol Flammini, grazie a una partnership con il Parlamento europeo.


 

Meno di 10 minuti per le migrazioni - C'è chi dice 10 minuti e c'è chi dice 3 minuti. Il fatto è che il dibattito sulle migrazioni al Consiglio europeo ieri è stato particolarmente breve. Nessuna delegazione aveva sollevato obiezioni al testo di conclusioni che prevede di concentrare l'azione dell'Ue sulla cosiddetta “dimensione esterna”. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha dato la parola a Mario Draghi, perché era stata l'Italia a chiedere la discussione al vertice. Draghi ha spiegato che le conclusioni erano ben bilanciate e che non aveva nient'altro da dire. Nessuno scontro sulla ripartizione dei migranti. Nessuna polemica sui movimenti secondari. La discussione si è chiusa “in tre minuti”, ci ha detto una fonte. Era la prima volta dal 2018 che i leader parlavano di migranti. Ma non avevano molta voglia di parlarne nemmeno questa volta.

Al Vertice Merkel chiede più coordinamento sulla variante Delta - La cancelliera tedesca, Angela Merkel, ieri ha chiesto più coordinamento sulla gestione degli ingressi da paesi extra-Ue, esprimendo preoccupazione per l'aumento del numero di casi dovuto alla variante Delta in alcuni stati membri. Negli scorsi giorni, Merkel ha preso di mira il Portogallo, che ha aperto le sue frontiere ai cittadini del Regno Unito. Ma la variante Delta non è finita dentro le conclusioni del Vertice, se non indirettamente. “Il Consiglio europeo accoglie positivamente i buoni progressi sulla vaccinazione e il miglioramento complessivo della situazione epidemiologica”, ma sottolinea “la necessità di continuare gli sforzi di vaccinazione ed essere attenti e coordinati rispetto agli sviluppi, in particolare l'emergere e la diffusione di varianti”, si legge nelle conclusioni. Il testo menziona anche le raccomandazioni adottate di recente, tra cui una per i viaggi dai paesi extra-Ue. Con le raccomandazioni “ognuno fa come gli pare”, ci ha spiegato un funzionario dell'Ue.

Merkel e Macron contro i paesi che accettano turisti Sputnik V - Oltre all'irritazione per il Portogallo per l'apertura ai turisti britannici, Merkel ieri ha criticato la Grecia e gli altri paesi che intendono accettare i turisti con vaccini non approvati dall'Agenzia europea dei medicinali, come il russo Sputnik V e il cinese Sinopharm. La cancelliera ha spiegato che è pericoloso perché non si sa se funzionano contro le varianti più pericolose e che una volta entrati in Grecia i turisti possono circolare liberamente all'interno dell'Ue senza ulteriori controlli. Anche il presidente francese, Emmanuel Macron, è stato sulla stessa linea. "Dobbiamo limitarci ai vaccini omologati dall'Ema", ha detto Macron.

Von der Leyen annuncia il 60 per cento degli europei con una dose - La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha presentato ieri ai leader gli ultimi dati sulla vaccinazione e le stime sulle consegne di dosi fino alla fine dell'anno. Secondo le proiezioni di von der Leyen, il 27 giugno il 60 per cento degli adulti dell'Ue (circa 220 milioni di persone) avranno ricevuto almeno una dose. Quel giorno saranno state somministrate complessivamente 346 milioni di dosi sui 4124 milioni consegnati agli stati membri. Nel terzo trimestre dell'anno sono attese altre 497 milioni di dosi: 201 milioni di Pfizer-BioNTech, 110 milioni di Moderna, 100 milioni di AstraZeneca e 86 milioni di Johnson&Johsnon. Nel quarto trimestre dovrebbero essere consegnate 399 milioni di dosi: 132 milioni  di Pfizer-BioNTech, 155 milioni di Moderna, 100 milioni di AstraZeneca e 12 milioni di Johnson&Johsnon. Grazie alle dosi di luglio (65 milioni di Pfizer-BionTech, 18 milioni di Moderna e 7 di Johnson&Johnson, mentre AstraZeneca non è ancora confermata), l'obiettivo del 70 per cento di adulti con una dose dovrebbe essere raggiunto facilmente.

Lo stile Merkel da brevettare sui brevetti - Nel suo discorso davanti al Bundestag prima di quello che potrebbe essere il suo ultimo Consiglio europeo come cancelliera con i pieni poteri, Angela Merkel ha parlato di pandemia, vaccini, ambizioni dell'Ue e della Nato, tracciando le sfide che la Germania dovrà portare avanti con gli europei, ma senza di lei. Il testo del discorso in italiano è qui: il segreto è la cooperazione. In un editoriale Il Foglio spiega che lo stile Merkel è da brevettare, a partire dai brevetti sui vaccini: opponendosi alla liberalizzazione, la cancelliera preferisce la concretezza al facile consenso.

In Libia l'Ue sostiene la stabilizzazione, l'Italia manda soldati - I capi di stato e di governo dell'Ue ieri hanno espresso il loro sostegno alla stabilizzazione della Libia sotto gli auspici delle Nazioni Uniti. Le poche righe delle conclusioni adottate dal Consiglio europeo sono considerate come un successo dalla diplomazia italiana, visto che fino ad alcuni mesi fa Italia e Francia erano su sponde opposte del conflitto libico. Nel frattempo sul Foglio Daniele Raineri e Valerio Valentini hanno uno scoop: l'Italia raddoppia in Libia con una guarnigione di soldati a Tripoli e altri duecento per la sicurezza del confine con il Niger, mentre la guardia costiera dovrebbe passare sotto la missione dell'Ue Irini.

Le nuove sanzioni economiche per mettere in ginocchio Lukashenka - Il Consiglio dell'Ue ieri ha pubblicato le nuove sanzioni economiche che saranno imposte al regime di Alexander Lukashenka in Bielorussia, dopo l'intesa che era stata raggiunta dai capi di stato e di governo al vertice del 24 e 25 maggio a seguito del dirottamento del volo Ryanair per arrestare il giornalista Raman Pratasevich. Una prima serie di misure riguarda il settore tecnologico: sarà vietato vendere, fornire, trasferire o esportare direttamente o indirettamente a chiunque in Bielorussia apparecchiature, tecnologie o software destinati principalmente all'uso nel monitoraggio o intercettazione di Internet e delle comunicazioni telefoniche e beni a duplice uso e tecnologie per uso militare e a determinate persone, entità o organismi in Bielorussia. Una seconda serie di sanzioni sono di carattere commerciale: saranno limitate le importazioni dalla Bielorussia di prodotti petroliferi, cloruro di potassio (il fertilizzante "potassa") e beni utilizzati per la produzione o la fabbricazione di prodotti del tabacco. Una terza serie di sanzioni tocca la finanza: l'accesso della Bielorussia ai mercati dei capitali dell'Ue sarà limitato e sarà vietato fornire assicurazioni e riassicurazioni al governo e agli enti e agenzie pubblici. Infine, la Banca Europea per gli Investimenti sospenderà ogni erogazione o pagamento nell'ambito di eventuali accordi esistenti in relazione a progetti nel settore pubblico e di eventuali contratti di servizio di assistenza tecnica esistenti. Le sanzioni economiche si aggiungono alla lista nera che include già 166 persone e 15 entità legate al regime.

Il Parlamento approva la legge sul clima - Il Parlamento europeo ieri ha approvato la nuova legge sul clima che trasforma l'impegno politico del Green Deal europeo per la neutralità delle emissioni di CO2 dell'Ue entro il 2050 in obbligo vincolante. La normativa aumenta l'obiettivo del taglio delle emissioni entro il 2030 dal 40 al 55 per cento. Secondo il Parlamento europeo, con il contributo delle rimozioni con l'uso del suolo dovrebbe salire al 57 per cento. Il testo è stato approvato con 442 voti favorevoli, 203 contrari e 51 astensioni.

Incidenti stradali fatali in calo nell'Ue - Nel 2019 il numero di persone decedute in incidenti stradali è sceso del 2,5 per cento rispetto al 2018, proseguendo un trend al ribasso in corso da almeno 10 anni, secondo i dati pubblicati ieri da Eurostat. Il numero totale di persone decedute in incidenti stradali nel 2019 è stato di 22.756, di cui il 44 per cento in auto, il 20 per cento pedoni, il 16 per cento motociclisti, il 9 per cento ciclisti e l'11 per cento in altre categorie (come bus o veicoli pesanti). Rispetto al 2009 il numero di decessi è sceso del 31 per cento (oltre 10.000 in meno). Tra i paesi, rispetto alla popolazione, è la Svezia che fa meglio di tutti gli altri con 22 decessi per milione di abitanti, seguita da Irlanda (29) e Malta (32). I peggiori sono Romania (96 decessi ogni milione di abitanti), Bulgaria (90) e Polonia (77). Con 53 decessi ogni milione di abitanti, l'Italia è appena sopra la media dell'Ue (51).

Più di 22 mila aspiranti astronauti dell'Esa - L'Agenzia spaziale europea ha ricevuto più di 22 mila candidature per diventare astronauta da tutti gli stati membri dell'Ue, dopo aver lanciato la prima campagna di reclutamento in 11 anni. Nella precedente campagna del 2008, solo 8.413 persone avevano presentato la loro candidatura. In questo nuovo ciclo, circa 5.400 donne (il 24 per cento) hanno presentato la loro candidatura contro il 15,5 per cento del 2008. Più di 200 persone si sono proposte per il programma di astronauta con un handicap fisico. Tra gli stati membri è la Francia che guida la classifica per numero di candidature (7.137), seguita dalla Germania (3.700) e dall'Italia (1.860). Anche il Regno Unito, come membro associato dell'Esa, ha 1.979 candidati. La prossima tappa per il reclutamento dei nuovi astronauti è il processo di preselezione, durante il quale saranno valutate le candidature sulla base dei documenti sottoposti.

 


Accade oggi in Europa

- Consiglio europeo ed Eurosummit

- Commissione: discorso del commissario Breton al Single Market Forum

- Eurostat: evoluzione delle componenti del Pil nel 2020; dati sulle notte in hotel nel primo trimestre del 2021; dati sulla struttura e l'invecchiamento della popolazione nel 2019