Prevedibile come una zanzara in una risaia, Collina manda l'inglese Clattenburg ad arbitrare Francia-Portogallo

Quarantino Fox

L’avrebbero meritata Nicola Rizzoli o l’ungherese Viktor Kassai, ma pazienza. Tra due anni, quando al Mondiale vedremo arbitri delle Isole Salomone, rimpiangeremo anche i panzoni svedesi visti in Francia.

Prevedibile come la puntura d’una zanzara in una risaia del vercellese, Pierluigi Collina ha deciso che la finale di quest’Europeo denso di folklore e narrazioni l’arbitrerà l’inglese Mark Clattenburg. Cioè l’arbitro dell’ultima finale di Champions, Real-Atletico a San Siro. Cioè lo stesso percorso che fece il grande Pedro Proença quattro anni fa, quando Collina lo mandò prima a dirigere l’atto conclusivo della vecchia Coppa dei Campioni, quindi gli assegnò la finale degli Europei (Spagna-Italia). Poca fantasia? Poca voglia di rischiare? No. Semplicemente si cena con quel che c’è nel frigo di casa. In questi anni, la classe arbitrale europea è cresciuta ben poco. Ai big d’un tempo non si sono sostituiti fenomeni.

 

Per farsene un’idea, basta guardare chi ha diretto la finale di Europa League, con gli inglesi del Liverpool che ancora stanno cercando Jonas Eriksson per dirgliene quattro dopo i torti che hanno finito per favorire il Siviglia. Ecco, se per una partita così importante mandi un non longilineo svedese miliardario che considera l’arbitraggio come un vecchio lord britannico considererebbe un pomeriggio passato a guardare corse di cani da caccia in qualche umida tenuta del Kent, qualche dubbio sulla gestione viene. Per carità, non starò qui a fare il nazionalista che voleva e pretendeva Rizzoli per Portogallo-Francia. Ieri sera, un simpatico amico chiaramente sotto l’effetto di vini e afa stagionale, mi scriveva che il rigore concesso ai padroni di casa era una vergogna. In realtà c’era, e non è che lo dico perché così scrive Casarin sulla sua stagionata rubrica ospitata dal Corriere della Sera.

 

E’ che nell’attuale parterre di fischietti, Rizzoli spicca, e tra tutti quelli che Collina si è portato in Francia era il migliore (al pari del mio amore ora non più segreto, l’ungherese Viktor Kassai) e quindi per logica avrebbe dovuto arbitrare la finale. Non starò neanche a dar credito alle dietrologie secondo cui Collina non avrebbe mai designato uno che l’avrebbe superato nel palmares delle finali dirette (Champions e Mondiali per entrambi, mancava giusto l’Europeo), ma forse non iniziare una competizione di un mese sapendo già chi avrebbe diretto la finale sarebbe stato più opportuno. Pazienza e consoliamoci: tra due anni, quando al Mondiale russo vedremo fischietti abituati ad arbitrare in paesi dove non ci sono neanche i campionati (sugli almanacchi ci sono ancora le memorabili convocazioni di direttori di gara e assistenti da Vanuatu, Benin, Trinidad e Tobago e Isole Salomone), rimpiangeremo anche i panzoni svedesi.