EuPorn-Il lato sexy dell'Europa

Cosa raccontano dell'Ue le ragazze di Malta

Paola Peduzzi e Micol Flammini

Metsola e Dalli sono i volti europei di questo paese e rappresentano anche le due anime dell’isola, dove tutto è doppio, persino gli orologi

Il Partito popolare europeo può sembrare ammaccato ora che ha perso la sua stella, Angela Merkel, e la guida del governo tedesco, ma nei giochi di potere a Strasburgo e Bruxelles pare molto in forma. L’ultimo riguarda la presidenza del Parlamento europeo che dovrebbe andare alla maltese Roberta Metsola, 42 anni, un’ottima reputazione nelle istituzioni dell’Ue, una storia d’amore europeissima e una forza sovradimensionata rispetto al paese che rappresenta, la piccola Malta che ha sei eurodeputati in tutto. Il Ppe gongola non soltanto perché ha una candidata potente (nonché quasi unica), ma perché con la sua elezione si ritroverebbe a guidare: Parlamento europeo, Commissione europea ed Eurogruppo, con un manipolo di propri esponenti in posizioni chiave, come Klaus-Heiner Lehne alla presidenza della Corte dei conti e il segretario generale del Pe, Klaus Welle.

 

I conservatori in Europa non attraversano tempi facili, con l’assedio dell’estrema destra, le liti identitarie interne e qualche perdita importante, come la Merkel ma anche come l’ex ragazzo prodigio austriaco, Sebastian Kurz. Ma il Ppe si difende bene. Rilevante per i popolari, in quel mondo delle istituzioni europee in cui le appartenenze sono tutto e in cui la disciplina di partito è ancora una scienza quasi esatta, è l’appoggio ricevuto, nella corsa a Strasburgo, dal presidente francese Emmanuel Macron e quindi dal gruppo Renew. E’ stato proprio questo spostamento a favore della Metsola ad aver convinto David Sassoli, ora presidente del Pe ed esponente dei socialisti e democratici europei, a non presentarsi per la rielezione: si dice che sia stato lo stesso Macron ad avergli detto personalmente, a inizio dicembre, che non lo avrebbe appoggiato.

 

Perché? Perché c’era un accordo sulla staffetta a Strasburgo deciso all’inizio della legislatura, e poco importa se nel frattempo i socialisti possono vantarsi di avere il cancelliere della Germania, Olaf Scholz, dalla propria parte; poco importa se c’è una gran lamentela sul fatto, per dirla con le parole dello stesso Sassoli, che i socialisti rischiano “di uscire dalle foto” delle istituzioni europee: c’era un accordo, si rispetta. Rischiando un voto incerto e dovendo cercare, per vincerlo, l’appoggio dell’estrema destra e dell’estrema sinistra al Pe, Sassoli si è ritirato. I S&D potrebbero non sostenere la Metsola, ma i liberali di Renew lo faranno, e forse anche i Verdi, che pur avendo parecchio da dire, sono comunque ammaliati dal fatto che lei possa diventare la terza donna della storia a guidare il Pe. E chissà se lo stesso Macron sta rifacendo i suoi calcoli, ora che la destra francese ha trovato una sfidante per l’Eliseo battagliera e competitiva, Valérie Pécresse: il presidente francese pensava che la componente gollista del Ppe fosse totalmente innocua, e invece.

 

Roberta Metsola potrebbe prendere il posto di Sassoli al Pe. Molto competente, è contro l’aborto e questo è già un caso

 

I fan di Metsola, e i suoi detrattori. La candidatura di Roberta Metsola è una rivoluzione dei piccoli paesi e anche una vittoria della cosiddetta competenza europea. Laureata al College of Europe, la Metsola ha dedicato la sua carriera alle istituzioni europee, partecipando anche a quegli esperimenti dal basso, come la Conferenza per il futuro dell’Europa, che cercano di dare forma e identità al popolo europeo. In uno di questi appuntamenti, la Metsola ha conosciuto il suo futuro marito, il finlandese Ukko: si sono candidati insieme (senza gloria) alle elezioni del 2009, si sono fatti portavoce di quel che vuol dire innamorarsi in questa Unione spesso disamorata, hanno messo al mondo quattro figli e poi lui ha lasciato spazio a lei, è uscito dalle istituzioni e si occupa di turismo e crociere. Molti a Bruxelles parlano di questa coppia affiatata e moderna, così come tutti citano, quando parlano della Metsola, le tante lingue che conosce (almeno quattro), il talento oratorio, l’attenzione ai dettagli, lo studio, la preparazione. Ma quando si va oltre ai simboli, molti abbassano lo sguardo e dicono in un sussurro: poi però c’è l’aborto. Conservatrice cattolica, figlia di un paese in cui l’aborto è illegale (ma c’è il matrimonio omosessuale dal 2017 e da qualche ora è stata approvata la prima legge europea che consente la coltivazione della cannabis e l’utilizzo a scopo ricreativo), Metsola è contraria alla libera scelta sull’aborto e alle politiche di sensibilizzazione sulla contraccezione. All’inizio dell’anno la Metsola aveva criticato in modo molto duro un rapporto del Parlamento europeo che chiedeva agli stati membri di dare accesso ai cittadini a una assistenza sanitaria e riproduttiva di qualità (le maltesi, per abortire, di solito vanno in Sicilia). La Metsola aveva detto che ogni paese ha libertà di decidere in questo ambito così delicato in modo autonomo, la sovranità europea non vale per niente. Jean Quatremer, giornalista veterano degli affari europei che scrive su Libération, ha pubblicato un articolo ferocissimo contro la Metsola e pure contro la sinistra europea che, non avendo trovato un candidato e avendo fatto l’accordo della staffetta, ora si ritrova a votare un presidente del Parlamento che vuole ribadire “il diritto assoluto di Malta di scegliere il proprio modello di società, quando le maltesi non hanno il diritto di disporre del proprio corpo né di  proteggerlo dalla violenza degli uomini”, facendo riferimento all’astensione della Metsola, a settembre, durante il voto di una risoluzione che chiedeva alla Commissione di rafforzare le pene per chi fa violenze contro le donne. Quatremer dice: perché siamo così insistenti con la Polonia e poi eleggiamo a una delle cariche più importanti dell’Ue la Metsola? Come fanno i Liberali e i Verdi a non accorgersi di quanto sia contraddittorio spendersi per certi valori e poi accordarsi in modo “tanto inglorioso” su una figura così controversa? Le parole più brutali sono per i socialisti: quarant’anni fa la prima donna a ricoprire questa carica fu Simone Veil, ecco che ne è stato della sinistra in Europa. Quatremer spera di risvegliare le coscienze con i suoi articoli e di impedire così l’elezione della Metsola: dice che come prima cosa andrebbero proposti altri candidati, o “il Parlamento vuole aggiungere il disonore all’umiliazione già inflitta dal Ppe presentando la Metsola?”.

 

Helena Dalli è stata Miss Malta prima di dedicarsi alla politica. E’ l’autrice delle linee guida della Commissione. Sì, quelle

 

La corsa a ostacoli di Helena Dalli. L’altra maltese molto famosa in Unione europea è Helena Dalli. L’opposto di Roberta Metsola, Dalli  è l’incarnazione di un politicamente corretto tanto goffo e disordinato da aver causato alla Commissione una delle polemiche più esagerate ma anche imbarazzanti degli ultimi tempi: quella sulle linee guida sul linguaggio inclusivo. Ora che il Natale sta arrivando davvero, ai funzionari europei tocca anche fare gli auguri. E come farli dopo l’inghippo delle linee guida  e le accuse all’Ue di voler  proibire il Natale? C’è chi dice “buone feste”, come consigliato nelle linee guida, chi giustamente non si fa problemi a dire “Buon Natale”, chi invece augura Buon Natale solo a coloro che ci credono, per gli altri valgono gli auguri generici. Senza tutta questa polemica, sarebbe stato difficile trovarci davanti al nome della persona che queste linee guida le ha ideate: che è proprio Helena Dalli, commissaria europea per l’Uguaglianza. La Dalli viene dalla famiglia europea dei socialisti, il suo partito è il Labour e in politica ha fatto carriera proprio grazie alla sua passione per i diritti, spesso portata avanti con qualche gaffe. Ma  non è stata sempre una politica, è un ex reginetta di bellezza, ha vinto il concorso per Miss Malta nel 1979 e poi, per un breve e accidentato periodo, si è data alla recitazione. Con pessimi risultati. Solo più tardi scoppia la sua passione politica, e in seguito anche quella per l’ex premier Joseph Muscat, che è, tra le altre cose, un affare di famiglia. Ma ci arriveremo tra pochissimo. Per Helena Dalli, quando ancora non si occupava di politica europea, è stato anche creato un ministero ad hoc, quello per il Dialogo sociale, i Consumatori e le Libertà civili. Il suo compito, come ministra, doveva anche essere quello di segnare la svolta femminista del suo governo, ma in quegli anni, malauguratamente, Malta scivolò dall’84esimo posto nell’indice dell’uguaglianza di genere del World Economic Forum al 91esimo. Vista la sua passione per i diritti, non poteva che diventare lei la paladina dell’Uguaglianza in Ue, ma già dalle audizioni qualcosa va storto: definisce l’omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia un femminicidio. In tanti, inclusa la famiglia della giornalista, hanno trovato la definizione fuori luogo. Dalli viene nominata ugualmente, porta avanti il suo compito con fervore, se la prende anche con i miti come Apollo e Dafne che avrebbero tramandato idee sbagliate sulla violenza di genere. Dalli era molto vicina a Joseph Muscat, l’ex premier maltese uscito di scena con la nomina a uomo dell’anno per la corruzione nel 2019. Helena e suo marito Patrick non hanno mai smesso di sentirsi vicini a Muscat. Lui, Patrick, è un artista e ha dipinto tanti  quadri su sua moglie ma anche  un ritratto dell’ex premier che ha fatto molto discutere. Patrick Dalli ha definito Muscat “Il padre della moderna Malta”.

 

I sei al Pe. I cittadini maltesi sono pochi e così anche i loro eurodeputati si contano sulle dita d’una mano, ma come spesso accade nei paesi più piccoli, cercano di farsi sentire il più possibile: quattro siedono tra i S&D e due tra i popolari, una la conoscete già, è Roberta Metsola. Nel gruppo ci sono due giornalisti, una di loro, Miriam Dalli, è stata nominata da Politico tra le persone da tenere d’occhio nel 2019. Il primato per la permanenza più lunga dentro al Pe – ovviamente tra i maltesi – la detiene il cristianodemocraico David Casa, che è anche l’unico eurodeputato a essere stato nominato questore per la nona legislatura. 

 

Cosa fa arrabbiare l’Ue. Malta è il luogo del vizio e del conservatorismo, è l’indiscussa capitale europea del gioco d’azzardo, un grande casinò online, che ospita imprese come Play’n Go, Bet365 ed Evolution Gaming e Bloomberg ha calcolato che il gioco d’azzardo rappresenta quasi un decimo dell’economia nazionale. L’idea fu dell’ex commissario europeo Joseph Borg, che all’epoca, era il 2007, non era nelle istituzioni europee, ma cercava il modo di far arricchire la sua nazione. Alla radio sentì che Londra stava per mettere una tassa del 15 per cento per le società del settore del gioco d’azzardo e Borg pensò: bene, facciamole venire da noi. E’ solo un aspetto della vita economica di Malta, che ha sempre cercato il modo di rafforzare la sua economia. Uno dei metodi che proprio non piace all’Ue è quello dei passaporti d’oro. Dal 2014 l’isola dà la cittadinanza  e chiede in cambio investimenti milionari a cittadini extra Ue che possono permetterselo: russi, cinesi o dai paesi del Golfo. Automaticamente quei cittadini diventano anche europei ed è questo che a Bruxelles non piace granché. Dal 2014 a oggi Malta ha raccolto quasi due miliardi di euro con il programma “citizenship by investment” e per questo, nonostante la Commissione europea abbia deciso di intensificare l’azione legale contro Malta – e anche contro Cipro che usa lo stesso sistema – il governo non è pronto a rinunciarvi. Dice che vuole mediare, parlare, trattare ma che la cittadinanza non dovrebbe essere una questione dell’Ue. 

 

Malta è un posto pieno di contrasti. La Valletta, che  è anche la capitale più piccola d’Europa,  ha molte chiese, alcune hanno due orologi, si racconta che uno, quello sbagliato che di solito è a sinistra, serve a confondere gli spiriti maligni. In fondo tutto a Malta è doppio, un po’ come le due donne che la rappresentano in Europa. Quale delle due indichi però il tempo giusto dell’Unione, lo lasciamo stabilire a voi, così come decidete voi se augurare buon Natale o buone feste (Mario Draghi li ha augurati entrambi): noi proseguiamo per la famosa e splendida grotta di Calipso, vogliamo capire se davvero si sentono ancora dei lamenti.