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editoriali
La pressione di Cina e Russia sul Giappone e il silenzio rumoroso di Trump
Crosetto chiama Koizumi dopo l’incidente del 6 dicembre. Jet russi e cinesi sorvolano lo Stretto di Tsushima, Taiwan e i partner democratici condannano le manovre, ma l'inquilino della casa Bianca sembra più impegnato nell’appeasement con Pechino
Ieri il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto ha avuto una conversazione telefonica con il suo omologo giapponese, Shinjiro Koizumi, e i due hanno “approfondito” quanto avvenuto il 6 dicembre scorso, quando un velivolo militare cinese ha puntato il radar contro un aereo delle Forze di Autodifesa giapponesi. Crosetto è tra i primi ministri occidentali a esprimere solidarietà al Giappone, che in questo momento si trova accerchiato dalle pressioni militari (e anche diplomatiche, economiche e politiche) della Cina e del suo partner russo. Ieri ci sono state nuove esercitazioni di pattugliamento aereo congiunto fra Pechino e Mosca, e i jet giapponesi si sono dovuti alzare in volo per controllare i movimenti di due bombardieri Tu-95 nucleari russi e di due jet cinesi potenzialmente armati di missili a lungo raggio che, seguiti da almeno otto caccia cinesi J-16 e un A-50 russo, hanno volato dal Mar del Giappone allo Stretto di Tsushima, con “il chiaro intento”, ha detto Koizumi, “di dimostrare la forza contro la nostra nazione, ponendo una seria preoccupazione per la nostra sicurezza nazionale”.
Ieri pure il presidente taiwanese Lai Ching-te ha fatto sapere di essere al fianco “dei partner democratici nell’opporci a queste azioni e restiamo risoluti nella nostra determinazione a salvaguardare la pace”.
L’unico silenzio sembra essere quello del presidente della pace nel mondo, Donald Trump, impegnato nell’appeasement con Pechino che a sua volta sfrutta il vuoto di deterrenza per bullizzare i suoi vicini – il motivo di tanta aggressività cinese è legato alle dichiarazioni di un mese fa della premier nipponica Sanae Takaichi sulla difesa di Taiwan. Ieri per la prima volta un portavoce del dipartimento di stato americano (quindi attribuibile a Marco Rubio) ha fatto sapere che “le azioni della Cina non favoriscono la pace e la stabilità nella regione”, ma sembra troppo poco, troppo tardi. Tokyo è in una situazione pericolosissima, dove il prossimo errore potrebbe portare all’inizio di una guerra nell’Indo-Pacifico.