le operazioni in mare

Così si è esteso il raggio di azione dei servizi segreti ucraini contro la flotta ombra russa

Priscilla Ruggiero

Se l'ultimo attacco alla petroliera in Senegal venisse rivendicato da Kyiv, sarebbe la terza operazione in una settimana a una nave mentre trasportava carburante russo in violazione delle sanzioni occidentali. Il ruolo dei Sea Baby e le minacce di ritorsione di Vladimir Putin

Dopo quattro esplosioni segnalate negli scorsi giorni alla Mersin, una nave battente bandiera panamense rimasta ancorata per due mesi a pochi chilometri dalla costa del Senegal, la sua compagnia proprietaria turca, la Besiktas Shippingha dichiarato  ieri di aver interrotto tutte le operazioni di spedizione che coinvolgono la Russia. La nave, ormai semisommersa con l’acqua che è arrivata alla sala macchine, sarebbe infatti collegata alla “flotta ombra” del Cremlino: quest’anno aveva effettuato diversi scali nei porti russi per il trasporto di petrolio, l’ultimo dei quali lo scorso 21 agosto a Taman, vicino allo Stretto di Kerch che separa il territorio russo dalla Crimea, prima di dirigersi in Africa. I sospetti, alimentati dalla decisione della Besiktas Shipping, si sono concentrati  da subito  su un possibile attacco ucraino.  Se confermato, quella alla Mersin sarebbe la terza operazione  di Kyiv  in  una settimana a una petroliera mentre  trasportava carburante russo in violazione delle sanzioni occidentali. Solo pochi giorni fa i servizi di sicurezza ucraini avevano confermato    l’attacco con droni marittimi nel Mar Nero contro la Kairos e la Virat, due petroliere dirette al porto russo di Novorossiysk. 

 

 

Le due navi battenti bandiera gambiana sono entrambe identificate dalle autorità occidentali come parte della flotta ombra russa progettata per eludere le misure economiche internazionali, ed erano sotto sanzioni dell’Unione europea e del Regno Unito dal 2025. Secondo alcune analisi, la Kairos stava tornando a Novorossiysk dopo aver consegnato il greggio Urals all’India, mentre la Virat aveva trascorso gran parte del 2025 inattiva nel Mar Nero occidentale dopo essere stata aggiunta all’elenco delle sanzioni statunitensi: entrambe sono state messe fuori servizio negli attacchi. La 13esima direzione generale del controspionaggio militare del Servizio di sicurezza ucraino (Sbu)  e  la Marina ucraina hanno  poi rivendicato l’attacco con l’utilizzo di droni navali Sea Baby “potenziati”, una versione aggiornata dei droni   sviluppati dallo Sbu e utilizzati sin dai primi giorni dell’invasione russa dell’Ucraina, il 24 febbraio 2022. L’operazione contro le due petroliere ha inferto “un duro colpo al trasporto di petrolio russo”, ha detto   un funzionario dello Sbu al Financial Times. 

 

Finora  le operazioni ucraine si erano  in gran parte limitate al Mar Nero occidentale. Già un attacco al largo della  costa turca, non lontano da Istanbul, la settimana scorsa rappresentava  una notevole estensione del raggio operativo dell’esercito ucraino  e del potenziamento dei Sea Baby, che hanno  l’intelligenza artificiale per il puntamento, un’autonomia di 1.500 chilometri e  un carico utile di due tonnellate  – un incremento rispetto ai mille chilometri e agli 850 chili delle versioni precedenti –   e quindi di fatto in grado di operare ovunque nel Mar Nero.   Lunedì il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva parlato di  “una preoccupante escalation”, che la Turchia “non può in nessun caso accettare”. 

 

Ora un attacco al largo delle coste del Senegal, a quasi 10 mila chilometri distanti via mare dall’Ucraina – ancora non rivendicato da Kyiv –  potrebbe dare un ulteriore segnale  della capacità marittima ucraina e un messaggio a  Vladimir Putin, che ieri ha  chiamato gli ultimi episodi “pirateria”, minacciando misure di ritorsione: “L’opzione più radicale sarebbe quella di isolare completamente l’Ucraina dal mare: in tal caso la pirateria diventerebbe impossibile in linea di principio”, ha detto al forum sugli investimenti di Mosca “Russia Calling!”. L’Ucraina  ha invece affermato che continuerà ad attaccare le rotte di rifornimento energetico e militari russe durante i negoziati per la pace. 

 

 

 

Secondo  la Kyiv School of Economics, la flotta ombra russa sarebbe  composta da 526 petroliere, e  i droni di produzione ucraina avrebbero messo fuori uso imbarcazioni in grado di  trasportare  quasi 60 milioni di euro  di petrolio. A luglio, gli attacchi con droni ucraini contro la Russia hanno  raggiunto  una media di 200 al giorno, molti dei quali hanno colpito le raffinerie di petrolio russe. Secondo diversi analisti, la  strategia di Kyiv nel mare  sembra sempre più coordinata e colpisce  non solo  le navi che trasportano il   petrolio russo, ma anche le infrastrutture che ne consentono l’esportazione. Sempre negli scorsi giorni, i droni della Marina ucraina  hanno attaccato anche il terminal marittimo del Caspian Pipeline Consortium a Novorossiysk, che ha danneggiato gravemente il punto di ormeggio e  costretto  la struttura a sospendere tutte le operazioni di carico:   è stato colpito tre volte negli ultimi quattro mesi.  Ieri un’altra petroliera battente bandiera russa, la  Midvolga 2 carica di olio di semi di girasole, ha segnalato  un attacco con un drone al largo della costa turca mentre viaggiava dalla Russia alla Georgia. Il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Heorhii Tykhyi, ha detto che Kyiv “non ha nulla a che fare con questo incidente”, ma il canale televisivo turco NTV ha riferito che si tratta di droni kamikaze.  
       

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