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Un chiarimento

Cavo Dragone ribadisce: "La Nato è un'alleanza difensiva”. Cosa ha detto davvero l'ammiraglio al Financial Times

Redazione

Il presidente del comando militare dell'Alleanza ritorna sulle sue dichiarazioni al quotidiano britannico. "Ho fatto riferimento solo alle minacce ibride. È necessario mantenere un approccio flessibile e assertivo, senza alimentare ovviamente processi escalatori”

"Nell'intervista al Financial Times, così come in altre dichiarazioni, ho fatto riferimento specificatamente alle minacce ibride di cui siamo quotidianamente oggetto, evidenziando come sia importante e necessario mantenere un approccio flessibile e assertivo, senza alimentare ovviamente processi escalatori". Lo ha detto all'Ansa l'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, presidente del Comitato militare della Nato, entrato da qualche giorno nell'occhio del ciclone dopo le sue dichiarazioni rilasciate al quotidiano britannico, in cui affermava che l'alleanza militare occidentale starebbe valutando di intensificare la sua risposta alla guerra ibrida di Mosca. Oggi, rispondendo a una domanda sulla possibilità di azioni preventive, Dragone ha aggiunto: "La Nato, come sempre ribadito, rimane infatti un'alleanza difensiva".

Commentando le sue parole, la portavoce del ministero degli Esteri del Cremlino, Maria Zakharova, ha detto che la Nato sta “minando gli sforzi per risolvere la crisi in Ucraina”. L'oggetto principale delle parole dell'ammiraglio, come da lui stesso chiarito, era però quello delle minacce ibride, termine con cui si fa riferimento ad attività dannose (concepite per essere difficili da individuare) messe in piedi con intenti malevoli attraverso vari mezzi: dalla manipolazione delle informazioni agli attacchi informatici, passando per l'influenza o la coercizione economica, manovre politiche occulte e la diplomazia coercitiva. 

Fra le questioni affrontate nel colloquio con Ft, il rischio cyber emerge fra tutti. "Sul fronte informatico, siamo in un certo senso reattivi – ha detto Dragone durante  – Essere più aggressivi o proattivi invece che reattivi è qualcosa a cui stiamo pensando”. A fare da sfondo a queste parole c'è il vasto elenco di sabotaggi e agli attacchi informatici ricondotti direttamente o indirettamente alla Russia: dal taglio dei cavi nel Mar Baltico agli attacchi informatici in tutto il continente (Italia compresa). L'esigenza di una risposta efficace a questi attacchi da parte della Nato è stata sollecitata a più riprese soprattutto dai paesi dell'Europa orientale. Secondo Dragone, un "attacco preventivo" potrebbe essere considerato un'"azione difensiva". Tuttavia, "è più lontano dal nostro normale modo di pensare e di comportarci. Essere più aggressivi rispetto all'aggressività della nostra controparte potrebbe essere un'opzione. [Le questioni sono] il quadro giuridico, il quadro giurisdizionale, chi lo farà?". 

La prevenzione però qualche successo l'ha portato. Con l'operazione Baltic Sentry lanciata dalla Nato a gennaio, navi, aerei e droni navali hanno pattugliato il Mar Baltico, impedendo il ripetersi di atti destabilizzanti alle alle infrastrutture sottomarine critiche, come i numerosi incidenti di taglio di cavi nel 2023 e nel 2024 da parte di imbarcazioni collegate alla flotta ombra russa, progettata proprio per eludere le sanzioni occidentali. "Dall'inizio di Baltic Sentry, non è successo nulla. Quindi questo significa che questa deterrenza sta funzionando", ha evidenziato l'ammiraglio.

Nella risposta a una minaccia ibrida la Nato e i suoi membri hanno "molti più limiti della nostra controparte per motivi etici, legali, giurisdizionali – ha spiegato – È un problema. Non voglio dire che sia una posizione perdente, ma è una posizione più difficile di quella della nostra controparte". Scoraggiare future aggressioni, però, rimane cruciale: "Il modo in cui si ottiene la deterrenza – attraverso la ritorsione, attraverso l'attacco preventivo – è qualcosa che dobbiamo analizzare a fondo perché in futuro potrebbe esserci ancora più pressione su questo", ha concluso Dragone.

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