
editoriali
La Spagna rischia di compromettere il piano della Nato per contenere Trump
Dondola il pilastro europeo dell'Alleanza. Spinto da ragioni più interne che internazionali, il premier Sánchez dice che la visione che ha della Spagna e del mondo non prevede di portare la spesa militare al 5 per cento. Pur facendolo per sopravvivenza politica, apre una breccia in cui altri potranno infilarsi
Il premier spagnolo, Pedro Sánchez, ha detto di non voler portare la spesa militare al 5 per cento del pil, come richiesto dalla Nato, che all’inizio della settimana prossima si riunisce nel suo vertice annuale all’Aia. Sánchez ha ragioni interne più che internazionali per mettersi di traverso all’unità dell’Alleanza: il suo governo è in mezzo a uno scandalo, la sua manovra di bilancio per portare la spesa militare al 2 per cento (l’obiettivo fissato nel 2015 che la Spagna, come anche l’Italia, non ha ancora raggiunto) non è stata approvata perché non ha il sostegno necessario. Ma finora si era limitato a cercare di procrastinare il più possibile la data in cui il 5 per cento (che è 3,5 + 1,5, gli strumenti finanziari utilizzati sono diversi) deve essere raggiunto, e non era solo: l’orizzonte del 2032 sembra troppo ravvicinato anche al Regno Unito, che spinge perché sia spostato al 2035. Ora Sánchez dice che la visione che ha della Spagna e del mondo non prevede una spesa militare di questo tipo e, pur facendolo per sopravvivenza politica, apre una breccia in cui altri potranno infilarsi, minando l’obiettivo esistenziale della Nato, che consiste nel colmare il disimpegno dell’America trumpiana dall’Alleanza. La costruzione del “pilastro europeo” della Nato inizia meno bene del previsto, anche il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha detto che l’Alleanza va ripensata perché il mondo non è più centrato su Europa e America e bisogna adattarsi: Sánchez non porrà il veto, l’Italia cercherà di allontanare la data dell’aumento della spesa, ma se il dibattito si sposta sui malumori interni, il vertice darà un altro segnale di disunità e mancanza di determinazione di cui approfitteranno i tanti antieuropei che ci sono tra i trumpiani (Trump stesso non è certo accomodante con noi) e soprattutto Vladimir Putin, che costituisce la minaccia principale alla sicurezza europea e che procede con la guerra contro l’Ucraina scommettendo non tanto sulla propria strategia, spesso fallace, ma proprio sulla disunione europea.