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Strategie e promesse

A forza di compiacere Trump, il sostegno all'Ucraina dell'Ue si sta erodendo

David Carretta

La guerra di Israele in Iran e la possibilità di un intervento americano stanno distogliendo attenzione e risorse da Kyiv, mentre la coalizione dei volenterosi formata da Francia, Regno Unito, Germania e Polonia è scomparsa. Il vertice all'Aja e al Consiglio europeo saranno due appuntamenti chiave per capire quanto l'Europa sia disposta a fare

Bruxelles. L’Europa è sempre più sola sul sostegno all’Ucraina nella guerra di aggressione della Russia e presto potrebbe lasciare l’Ucraina ancora più sola, se non sarà in grado di fare un salto di qualità in termini di aiuti politici, finanziari e militari di fronte al tradimento di Donald Trump. La prossima settimana ci saranno due appuntamenti chiave per capire quanto l’Unione europea è disposta a fare: il vertice dei capi di stato e di governo della Nato all’Aia del 24 e 25 giugno, seguito il giorno dopo dal Consiglio europeo.

 

               

 

I segnali che si stanno accumulando non sono incoraggianti. Il presidente americano ha dimostrato al vertice del G7 in Canada, abbandonato in anticipo annullando un incontro programmato con Volodymyr Zelensky, di non voler rispettare la promessa di aumentare la pressione su Vladimir Putin per il suo rifiuto di un cessate il fuoco. La guerra di Israele contro le installazioni nucleari della Repubblica islamica dell’Iran e la possibilità di un intervento americano stanno distogliendo attenzione e risorse dall’Ucraina. In vista del Consiglio europeo, diversi stati membri dell’Ue insistono per restare prudenti sull’aumento del sostegno militare e le prospettive di adesione. L’Ungheria non vuole dare il via libera al diciottesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia prima del vertice dei capi di stato e di governo dell’Ue. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha rinunciato ad abbassare il tetto al prezzo del petrolio russo dopo che gli Stati Uniti hanno espresso la loro contrarietà al G7, nonostante l’Alto rappresentante, Kaja Kallas, voglia procedere a livello europeo. La coalizione dei volenterosi formata da Francia, Regno Unito, Germania e Polonia è scomparsa.

La strategia degli europei sull’Ucraina negli ultimi cinque mesi si può sintetizzare con questa formula, usata da un diplomatico: “Tenere a bordo Trump”. I leader dell’Ue hanno assecondato il presidente americano, accettando il principio di negoziati per un cessate il fuoco e cercando di convincerlo a usare il suo concetto di “pace attraverso la forza”. Anche l’idea di inviare in Ucraina una forza di rassicurazione formata dalla coalizione dei volenterosi rientrava nei piani di Trump di lasciare agli europei la responsabilità della sicurezza del paese aggredito in caso di accordo di pace. Gli europei hanno chiesto a Zelensky di scusarsi dopo l’aggressione di Trump alla Casa Bianca e di accettare tutte le sue richieste sui negoziati. A Kyiv il 10 maggio Emmanuel Macron, Keir Starmer, Friedrich Merz e Donald Tusk, coordinandosi ancora una volta con Trump, hanno inviato un ultimatum a Putin: cessate il fuoco entro una settimana o “sanzioni devastanti”.

Sono passati più di quaranta giorni, ma le sanzioni dell’Ue sono ancora incerte a causa della minaccia di veto dell’Ungheria. Il diciottesimo pacchetto è lungi dall’essere “devastante”, soprattutto senza il tetto al prezzo del greggio russo. Ursula von der Leyen ha detto di far affidamento sul Senato americano, dove Lindsey Graham ha presentato un progetto di legge che prevede – tra l’altro – un dazio del 400 per cento sui paesi che importano petrolio dalla Russia, ma il Senato ha deciso che non sarà discusso prima di luglio a causa della guerra in Iran. “La Russia percepisce quasi certamente un certo vantaggio in questo conflitto, perché dirotta l’attenzione internazionale dalla sua guerra contro l’Ucraina”, hanno detto i servizi di intelligence del ministro britannico della Difesa.

Al vertice della Nato, più che “tenere a bordo Trump”, gli europei cercheranno di evitare uno scontro diretto sull’Ucraina. Zelensky è stato invitato all’Aia, ma per una sessione speciale a cui il presidente americano potrebbe non partecipare. Questi cinque mesi non sono stati usati dagli europei per costruire una strategia senza Trump. Gli aiuti militari degli europei nel 2025 sono aumentati, in particolare grazie a un gruppo di paesi nordici, ma non sono sufficienti a riempire il vuoto lasciato dagli Stati Uniti quando si esauriranno i pacchetti di armi approvati sotto l’Amministrazione Biden. Non è stata trovata una soluzione di fronte al rischio di lasciare l’esercito ucraino al buio in caso di interruzione della condivisione di intelligence da parte americana. L’Ucraina ha di fronte un precipizio di bilancio per il 2026, perché l’Ue non è in grado di garantire nuovi aiuti finanziari. Ma l’Ue non vuole confiscare i 210 miliardi di euro di attivi della Banca centrale russa. Incapaci finora di “fare tutto quanto necessario” per l’Ucraina, gli europei hanno promesso di restare al suo fianco “tutto il tempo necessario”. La prossima settimana la promessa sarà messa alla prova.