
Una foto del sito di Natanz del 2020 (SATELLITE IMAGE 2020 MAXAR TECHNOLOGIES)
LA MAPPA
Dove sono e cosa sappiamo dei siti nucleari iraniani
L'attacco di Israele all'Iran ha colpito anche un impianto di arricchimento di uranio e altri siti del programma iraniano per fermare "la minaccia imminente" di un'arma nucleare. Una mappa
Questa notte Israele ha lanciato l’operazione “Leone nascente” contro il programma nucleare iraniano, colpendo alcuni siti per l’arricchimento dell’uranio e siti militari. L’attacco è avvenuto il giorno dopo che il Consiglio dei governatori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha approvato una risoluzione di censura nei confronti dell’Iran – la prima in vent’anni – accusandolo di non collaborare con gli ispettori. Secondo i leader israeliani, l’attacco era necessario per scongiurare quella che definiscono una minaccia imminente: cioè la possibilità che Teheran stia costruendo armi nucleari.
L'attacco israeliano ha colpito principalmente il sito nucleare di Natanz, il maggiore impianto di arricchimento dell'Iran, dove si sono registrati danni significativi. A Isfahan sono stati colpiti obiettivi militari, non nucleari. A Tabriz ci sono state esplosioni vicino a un centro di ricerca nucleare e due basi militari. Altre luoghi colpiti sono Arak, dove si trova un reattore ad acqua pesante e Teheran. Due forti esplosioni sono state udite anche nella zona del sito nucleare iraniano di Fordow.
Impianto di arricchimento di Natanz
Il sito nucleare di Natanz, situato circa 250 km a sud di Teheran nei pressi della città santa di Qom, è il principale centro di arricchimento di uranio del paese. Parte del complesso si trova in profondità, scavata nella roccia e protetta da strutture in cemento armato per resistere a eventuali attacchi aerei. Il sito può teoricamente ospitare fino a 50 mila centrifughe. Attualmente ne sono installate circa 16 mila, di cui 13 mila operative. Qui l’uranio viene arricchito fino al 5 per cento, ma nel vicino impianto pilota di superficie l’Iran ha cominciato ad arricchire uranio fino al 60 per cento, una soglia considerata molto sensibile. Scoperto nel 2002 da un gruppo di opposizione iraniano, Natanz è stato oggetto di numerosi attacchi di sabotaggio, tra cui un blackout con esplosione nel 2021 attribuito a Israele. Negli ultimi anni, Teheran ha iniziato a costruire nuovi tunnel sotterranei nella zona del monte Kūh-e Kolang Gaz Lā, appena oltre la recinzione meridionale, con l’obiettivo di creare una struttura ancora più profonda e protetta.
Impianto di arricchimento di Fordow
Il sito di Fordow (o Fordo), situato a circa 30 km da Qom, è scavato nel fianco di una montagna in un’ex base dei Pasdaran. Questo dà all’impianto una particolare protezione naturale, rendendolo molto difficile da colpire con attacchi aerei. Fordow è stato reso pubblico nel 2009, solo dopo che Stati Uniti, Francia e Regno Unito ne avevano denunciato la costruzione segreta all’Onu. Secondo l’accordo sul nucleare del 2015, l’Iran aveva accettato di non svolgere attività di arricchimento a Fordow per 15 anni, mantenendo soltanto 1.044 centrifughe IR-1 inattive per scopi di ricerca non nucleare. Tuttavia, dal 2019 Teheran ha ripreso le operazioni e oggi sono attive circa 2 mila centrifughe, in gran parte di tipo avanzato. Nel febbraio 2023, l’Aiea ha rilevato nel sito tracce di uranio arricchito all’84 per cento, vicino alla soglia militare del 90 per cento. L’Iran ha spiegato che si trattava di una fluttuazione non intenzionale, ma l’episodio ha riacceso le preoccupazioni occidentali.
Centro di tecnologia nucleare di Isfahan
A Isfahan, circa 350 km a sud-est della capitale, si trova un grande centro multifunzionale chiamato Esfahan Nuclear Technology Center. Qui si svolgono attività fondamentali per il ciclo del combustibile: presso l’Uranium Conversion Facility (Ucf) il minerale viene trasformato in esafluoruro di uranio, destinato poi alle centrifughe dei siti di arricchimento. L’impianto comprende anche il Fuel Plate Fabrication Plant (Fpfp), dove si producono placche di combustibile nucleare per il reattore di ricerca di Teheran. Isfahan è anche un polo industriale avanzato dove vengono fabbricati componenti chiave per le centrifughe, come rotori e tubi. Proprio in questo sito l’Iran ha avviato la produzione di piccole quantità di uranio metallico, un materiale strettamente connesso alla fabbricazione di armi nucleari e vietato dall'accordo sul nucleare iraniano del 2015.
Reattore ad acqua pesante di Arak
Il reattore di Arak, situato nel complesso di Khondab, a circa 250 km a sud-ovest di Teheran, è stato creato per la produzione di isotopi medicali. Nel 2015, il cuore del reattore (calandria) fu rimosso e riempito di cemento, in conformità con l’accordo sul nucleare. Il progetto è stato poi ripensato con il supporto internazionale per limitarne il potenziale bellico. Dopo il ritiro degli Stati Uniti dall'accordo sul nucleare del 2015, l’Iran ha deciso di completare il reattore autonomamente, seppur con modifiche tecniche. Secondo notifiche ufficiali all’Aiae, l’impianto dovrebbe entrare in funzione nel 2026. Non è noto se abbia già prodotto combustibile irraggiato o se sia stato avviato un processo di riprocessamento.
Reattore di ricerca di Teheran
Presso la sede dell’Organizzazione iraniana per l’energia atomica si trova il piccolo reattore di ricerca fornito dagli Stati Uniti nel 1967, nell’ambito del programma “Atomi per la pace”. Inizialmente funzionante con uranio altamente arricchito, è stato riconvertito per utilizzare uranio a basso arricchimento, riducendo i rischi di proliferazione.
Centrale nucleare di Bushehr
Bushehr, sul Golfo Persico, è l’unica centrale nucleare commerciale iraniana. Costruita con assistenza russa e operativa dal 2011, produce energia elettrica grazie a combustibile nucleare fornito da Mosca, che provvede anche al suo ritiro al termine del ciclo. Questo sistema riduce notevolmente il rischio che il plutonio prodotto venga usato per fini militari. L’Iran sta costruendo altri due reattori simili nello stesso sito.