(foto Getty)

Lo scontro

La guerra del Brasile a Elon Musk e al suo social da fake news

Maurizio Stefanini

Da una parte c'è il miliardario proprietario di X, dall'altra il presidente del Tribunale superiore brasiliano Alexandre de Moraes. Scontro al calor bianco

Roma. X, il social un tempo chiamato Twitter, è sotto indagine in Brasile. Al centro della disputa ci sono due personaggi dal profilo un po’ contraddittorio. In teoria, essendo con la Tesla uno dei più importanti produttori di auto elettriche al mondo, Elon Musk, proprietario anche di X, dovrebbe essere un personaggio caro alla sinistra. In teoria, per il suo passato da ministro della Giustizia del governo nato dopo la destituzione di Dilma Rousseff, e prima ancora di segretario della Pubblica sicurezza di San Paolo accusato di aver coperto la violenza della polizia e di avere inviato blindati contro manifestazioni di sinistra, il membro del Supremo Tribunale federale del Brasile (Stf) e presidente del Tribunale superiore elettorale del Brasile, Alexandre de Moraes, dovrebbe essere un personaggio di destra.  

Musk, però, da tempo è invece schierato per un tipo di agenda critica verso “progressismo” e “wokismo” (secondo i maligni, per reazione a una figlia transgender che lui definisce una “comunista che crede che chiunque ha i soldi è cattivo”). Proprio sottrarsi a quelle che definiva censure della sinistra, Musk ha comprato Twitter, trasformandola in X. Al contrario, è stata l’ostilità a quello che ha percepito come golpismo strisciante di Bolsonaro che ha portato De Moraes a dichiarare guerra al complottismo di destra sui social, però senza cambiare troppo i metodi. Come ha sintetizzato il New York Times, De Moraes “ha incarcerato persone senza processo per aver pubblicato minacce sui social media; ha contribuito a condannare un deputato in carica a quasi nove anni di prigione per aver minacciato la corte; ha ordinato raid contro uomini d’affari con poche prove di illeciti; ha sospeso un governatore eletto dal suo incarico; e ha bloccato unilateralmente dozzine di account e migliaia di post sui social media, praticamente senza trasparenza o possibilità di appello”. Comunque, è diventato di fatto l’uomo più potente del Brasile: e Lula è come se non avesse trovato altro modo che affidarsi al giudice De Moraes per sottrarsi all’offensiva della Tangentopoli brasiliana del giudice Moro.

Date le due personalità, comunque, lo scontro è al calor bianco. Un’indagine penale sul tycoon è partita dopo che questi aveva accusato il magistrato di censura per aver bloccato account di social media sospettati di diffondere disinformazione. “Il social network deve astenersi dal disobbedire agli ordini giudiziari, anche riattivando un account che la Corte suprema ha ordinato di bloccare”, dice De Moraes, minacciando una multa equivalente a circa 20.000 dollari per ognuno degli account che aveva ordinato di sospendere perché accusati di diffondere disinformazione, e che Musk invece ha riattivato. “Questo giudice ha sfacciatamente e ripetutamente tradito la Costituzione e il popolo del Brasile. Dovrebbe dimettersi o essere messo sotto accusa”. “Perché in Brasile chiedete così tanta censura?”, è il tenore dei tweet di Musk. “Stiamo revocando tutte le restrizioni”, avverte. “Questo giudice ha imposto pesanti multe, ha minacciato di arrestare i nostri dipendenti e ha tagliato l’accesso a X in Brasile. Di conseguenza, probabilmente perderemo tutti i guadagni e dovremo chiudere il nostro ufficio”. “Qualcuno salvi il Brasile!”.

“La nostra libertà oggi, gran parte di essa, è nelle sue mani. L’azione che sta intraprendendo, quello che ha detto, non essersi lasciato intimidire e aver affermato che andrà avanti con questa idea di lottare per la libertà del nostro èaese”, è l’approvazione che è arrivata a Musk da parte di  Bolsonaro. “Questo caso che stiamo seguendo ha dell’incredibile, ma vi confesso che non è una novità per me. L’ho vissuto in prima persona”, ha aggiunto. Martedì la Procura Generale brasiliana ha dato il suo benestare affinché il Supremo Tribunale Federale interroghi i rappresentanti legali del social network.

Il tribunale non ha diffuso l’elenco degli account coinvolti, ma il quotidiano Estadão di San Paolo ha riferito che la lista comprende l’influencer di estrema destra Allan dos Santos, un sostenitore di Bolsonaro fuggito dal Brasile nel 2020 per evitare un’indagine per diffusione di disinformazione,  lo YouTuber di destra Bruno Aiub “Monark”, secondo cui il Brasile dovrebbe riconoscere il partito nazista, e il miliardario pro-Bolsonaro Luciano Hang. Dopo aver assunto il controllo della società, Musk aveva anche riattivato i profili X di tre politici brasiliani di estrema destra: Carla Zambelli, Gustavo Gayer e Nikolas Ferreira. Quanto a Lula, ha definito Musk “un uomo d’affari che non ha mai prodotto nulla”.

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