La linea Glucksmann in Francia funziona, e Mélenchon si preoccupa

Mauro Zanon

Lo scrittore ed eurodeputato vuole essere la sorpresa delle europee, il terzo incomodo tra i capolista del Rassemblement e di Renaissance, Bardella e Hayer. Secondo gli ultimi sondaggi è ampiamente davanti alla France insoumise. Per molti elettori è un’ancora di salvezza per il campo progressista

Parigi. Raphaël Glucksmann vuole essere la sorpresa delle prossime elezioni europee, il terzo incomodo tra Jordan Bardella, capolista del Rassemblement national, e Valérie Hayer, capolista di Renaissance. Scrittore engagé ed eurodeputato del gruppo dei Socialisti e democratici dal 2019, Glucksmann ha annunciato nel settembre 2023 la sua ricandidatura alle Europee con lo slogan “Le combat continue”, e nel febbraio del 2024 il Partito socialista (Ps) ha ufficializzato l’accordo con il suo partito, Place Publique (Pp), per affidargli la guida della lista dei progressisti alle elezioni di giugno. Una scelta criticata dalla vecchia guardia del Ps, ma che sta producendo i suoi frutti: secondo gli ultimi sondaggi, la lista Pp-Ps è accreditata attorno al 13 per cento, a soli quattro punti percentuali dalla lista dei macronisti, ma ampiamente davanti al primo avversario a sinistra, Jean-Luc Mélenchon, leader della France insoumise (la capolista dei mélenchonisti, Manon Aubry, non va oltre la barra dell’8 per cento).

  

“Contrariamente alle sue aspirazioni iniziali, non è né col partito presidenziale né col Rassemblement national che Jean-Luc Mélenchon lotterà attraverso la sua lista. Il suo principale concorrente sarà l’alleanza Ps-Pp condotta da Raphaël Glucksmann, incarnazione di ciò che Mélenchon detesta, ma anche il suo avversario più temibile”, ha commentato su Slate.fr il politologo Gaël Brustier. Le ambiguità di Mélenchon e dei suoi in merito al conflitto tra Israele e Hamas hanno indignato molti elettori di sinistra che alle presidenziali del 2022 avevano creduto al guru della Francia insoumise e lo avevano votato in massa.

  

Il divorzio è diventato pressoché definitivo quando è stata annunciata la candidatura alle europee di Rima Hassan, avvocatessa franco-palestinese e attivista anti-israeliana, nota per aver giudicato legittima l’azione di Hamas. Proprio lei, sguinzagliata da Mélenchon, è in prima fila nella guerra mediatica contro Glucksmann, che a differenza degli Insoumis si è sempre rifiutato di parlare di “genocidio” e ha denunciato fin dal 7 ottobre il gruppo terroristico palestinese Hamas. “Nonostante la sua posizione, sta perdendo 2.000 follower a settimana su Instagram a causa di Gaza”, ha attaccato Rima Hassan: “Rifiutandosi di parlare di genocidio, sta perdendo gradualmente la fascia di giovani di cui aveva catturato l’attenzione sulla questione degli uiguri”, la minoranza musulmana dello Xinjiang perseguitata dalla Cina. Ma i francesi, nonostante gli attacchi dal retrogusto antisemita degli Insoumis, sembrano invece premiare la coerenza di Glucksmann su Gaza. Così come la sua fermezza contro la Russia di Vladimir Putin e in difesa dell’Ucraina, paese che conosce in profondità. La sua ex moglie è Eka Zgouladze, che è stata viceministro dell’Interno ucraino e da cui ha avuto un figlio mentre lavorava come consigliere del presidente georgiano Mikheil Saakashvili tra il 2009 e il 2012.

 

Nel 2013, Glucksmann venne inoltre coinvolto in Euromaidan, la mobilitazione pro Europa in Ucraina che iniziò a piazza Maidan a Kyiv e portò alla destituzione del presidente filorusso Viktor Yanukovych. “E’ per evitare che l’intera Europa precipiti nella guerra che dobbiamo riarmare noi stessi e la resistenza ucraina, in un momento in cui la prospettiva di un grande ritiro americano sta diventando più chiara. Gli pseudo ‘pacifisti’ non lavorano per la pace, ma per la sconfitta delle democrazie”, ha scritto Glucksmann su X lo scorso 20 febbraio. Un mese dopo, in risposta al deputato mélenchonista Aymeric Caron che aveva espresso sul Donbas la stessa posizione tenuta dal Cremlino, il capolista Ps-Pp ha attaccato “il putino-pacifismo” di una certa gauche, che fa scappare gli elettori verso altri lidi. Delusi dalla virata a destra di Macron e ostili alla radicalizzazione di Mélenchon, una parte dell’elettorato di sinistra si è dunque orientata verso la candidatura di Glucksmann, vista come un’ancora di salvezza per il campo progressista. E l’ex direttore del Nouveau Magazine Littéraire, galvanizzato dai sondaggi, dice ai suoi amici di sognare “il grande colpo”: superare Renaissance, attestandosi al secondo posto e affermandosi come la nuova speranza della sinistra anche dopo lo scrutinio di giugno. A Rouen, mercoledì, dove è riuscito a riunire sullo stesso palco i due leader litigiosi del Ps, Olivier Faure e Nicolas Mayer-Rossignol, ha promesso agli elettori di “riprendere la bandiera europea dalle mani di Macron”.