a londra

Caos a Westminster su Gaza, mentre sul Big Ben compare lo slogan di Hamas

Mentre infuriava il dibattito alla Camera dei Comuni sul confitto in medio oriente, la scritta "dal fiume al mare" è stata proiettata sul Big Ben

Giulio Meotti

I legislatori britannici hanno chiesto un cessate il fuoco nella guerra tra Israele e Hamas. Ma Westminster è precipitato nel caos quando i legislatori conservatori hanno accusato il portavoce della Camera dei Comuni, Lindsay Hoyle, di aver ribaltato la procedura parlamentare. Una mozione del Partito nazionale scozzese – il più filopalestinese – chiedeva un cessate il fuoco immediato, il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani detenuti da Hamas e “la fine della punizione collettiva del popolo palestinese”. Il Labour ha presentato una versione modificata, senza citare la punizione collettiva.
 

I conservatori di Rishi Sunak hanno presentato un proprio emendamento, sostenendo che un cessate il fuoco potrà avvenire solo se Hamas libererà tutti gli ostaggi israeliani e cederà il controllo di Gaza. Quando Hoyle ha concesso il voto su tutti e tre gli emendamenti, i conservatori si sono infuriati, dicendo che andava contro le convenzioni dei Comuni. Alcuni hanno accusato Hoyle – eletto con i laburisti prima di assumere la carica di portavoce neutrale – di favorire l’opposizione. La mossa ha aiutato il leader laburista Keir Starmer, che ha evitato un’altra ribellione tra i suoi parlamentari sulla guerra a Gaza grazie al voto della sua proposta. I suoi potevano votare il piano del loro partito senza dover sfidare la propria leadership votando a sostegno dell’emendamento scozzese, il più schierato contro Israele. Intanto lo slogan pro Hamas “Palestina libera dal fiume al mare” veniva proiettato sul Big Ben. Scorreva sulla Elizabeth Tower a grandi lettere, mentre migliaia di attivisti filopalestinesi si riunivano davanti a Westminster.
 

La proiezione è stata autorizzata: la polizia metropolitana ha detto che lo slogan “dal fiume al mare” non rientra fra i reati perseguibili, ma nella normale libertà di espressione. Una polizia già sotto accusa per aver permesso dopo il 7 ottobre di sfilare per le strade della capitale con le bandiere dei talebani e di Hamas. “Per mesi sono stato qui a parlare delle persone nelle nostre strade che chiedevano ‘la morte agli ebrei’, chiedevano il jihad, chiedevano l’Intifada mentre la polizia restava a guardare”, ha detto il deputato conservatore Andrew Percy. “La notte scorsa su questo edificio è stato proiettato un appello genocida: ‘Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera’. Quel messaggio dice che nessun ebreo è il benvenuto nello stato di Israele o in quella terra”. Gli attacchi di Hamas contro Israele hanno portato l’antisemitismo in Gran Bretagna ai livelli più alti degli ultimi 40 anni, con gli incidenti nel Regno Unito aumentati del 150 per cento, arrivando a oltre quattromila nel 2023, di cui 2.700 dal 7 ottobre. Una “esplosione di odio”. I livelli alle stelle suggeriscono una “celebrazione” degli attacchi di Hamas, afferma il rapporto del Cst, l’ente per la sicurezza delle comunità ebraiche. Dal pogrom di Hamas, 41 attacchi antisemiti di media ogni giorno: insulti, sputi, aggressioni, vandalismi.

Hamas rivendica lo slogan

Lo slogan trasmesso sul Big Ben è rivendicato da Hamas. “Il 7 ottobre ha trasformato l’idea di liberare la Palestina dal fiume al mare in un’idea realistica che è già avviata” ha detto Khaled Meshaal in esilio a Doha. “Non rinunceremo al nostro diritto alla Palestina nella sua interezza, dal Giordano al Mediterraneo e da Rosh HaNikra a Eilat”. Hamas ha ripetuto chiaramente, più e più volte, che “Palestina libera dal fiume al mare” è un appello per uno stato palestinese arabo musulmano che comprenda tutto Israele. E lo slogan è costato il posto a un deputato laburista, Andy McDonald, sospeso da Starmer che ha cercato per mesi di tracciare una linea chiara tra sé e il suo predecessore, l’ex leader laburista Jeremy Corbyn.
 

“Non riconosco più il mio paese”, ha detto Douglas Murray dopo che un teatro londinese ha cancellato una sua conferenza pro Israele per le minacce di morte. E un ministro inglese pro Israele, Mike Freer, intanto annunciava il ritiro dalla politica dopo essere stato inondato di minacce di morte e un incendio doloso nel suo ufficio londinese. Freer ha rivelato che “per il rotto della cuffia ho evitato di essere assassinato”. “Arriva un punto in cui le minacce alla tua sicurezza personale diventano eccessive”, ha detto Freer, e che è ora di “dire basta” perché non può più mettere la sua famiglia in ansia e in pericolo per la sua sicurezza. Il deputato indossa giubbotti di protezione quando partecipa a eventi pubblici nel suo collegio elettorale.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.