gettyimages 

negli stati uniti

Biden si riorganizza contro Trump: Wilmington vs Mar-a-Lago

Marco Bardazzi

La nuova strategia per la campagna elettorale dei democratici passa anche dalla scelta del quartier generale: non più Filadelfia ma il sobborgo in cui il presidente degli Stati Uniti ha iniziato la sua carriera. La sfida al luogo simbolo del trumpismo 

Se esiste un antidoto a Donald Trump, si trova nelle strade di epoca coloniale di Wilmington, in Delaware. Il quartier generale della battaglia per impedire all’ex presidente di tornare alla Casa Bianca adesso è qui, in questa città di 70 mila abitanti ormai diventata un sobborgo di Filadelfia. È la città di Joe Biden e il presidente ha deciso che condurrà la sua campagna da qui, non da Washington, cominciando a spostare una serie di persone chiave dalla capitale al Delaware. 

Wilmington dunque come l’anti Mar-a-Lago, la risposta democratica a quello che è diventato il luogo simbolo e la residenza di Trump dopo la fuga da New York, la città che ha fatto la fortuna dell’impero immobiliare dell’ex presidente, ma che ora è soprattutto la sede dei suoi guai giudiziari. Dopo il voto in New Hampshire appare sempre più probabile il rematch Biden-Trump a novembre e la Casa Bianca si sta organizzando. Finora il team democratico si era limitato a osservare da lontano l’esito delle primarie, ma adesso ha rotto gli indugi. Nikki Haley resterà in corsa, trascinerà il processo delle primarie ancora un po’ avanti, ma per Biden e i suoi è già Trump l’avversario su cui concentrarsi. 


Stavolta il presidente non si è lasciato convincere, come nel 2020, ad aprire gli uffici della campagna a Filadelfia. La scelta era stata fatta per permettere di avere una war room basata in una metropoli, con tutti i servizi e i trasporti a disposizione. Il Covid poi aveva costretto a usarla poco e lo stesso Biden molto spesso si era trovato a fare eventi in collegamento video dalla sua casa a Wilmington. Adesso il presidente vuole giocare da subito in casa, nel luogo dove c’è tutta la sua storia familiare e dal quale ha svolto la propria carriera politica in un continuo spostamento in treno su e giù da Washington.  Il quartier generale della campagna Biden-Harris 2024 è stato aperto la scorsa estate in un palazzo nel centro di Wilmington, ma finora vi lavorava solo un gruppetto di sette persone guidato dalla campaign manager Julie Chávez Rodríguez. Ora Biden ha chiesto a due pezzi da novanta della Casa Bianca di trasferirsi in pianta stabile in Delaware. Una è Jennifer O’Malley Dillon, che ha guidato la campagna 2020 e in questi anni ha lavorato a fianco dello Studio Ovale come vicecapo dello staff. L’altro è Mike Donilon, da molti anni consulente personale di Biden, destinato a guidare le strategie della campagna. 


La mossa viene incontro anche ad alcune critiche che, secondo il Washington Post, avrebbe espresso Barack Obama nel corso di una visita al presidente. Obama si era detto preoccupato dall’assenza di coordinamento tra ciò che stava facendo la squadra elettorale di Washington e il piccolo team a Wilmington. Ci sarà da risolvere il tema della divisione dei compiti tra Chavez Rodriguez, che formalmente mantiene il titolo di campaign manager, e O’Malley Dillon. Ma l’accelerazione nell’attività politica si vede già. Nei giorni in cui i repubblicani erano concentrati sul New Hampshire, la Casa Bianca ha cominciato a spedire in giro per l’America la vicepresidente Kamala Harris a far campagna su quello che sarà uno dei due temi principali che la war room userà contro Trump: l’aborto. I democratici sono convinti che la battaglia sull’interruzione di gravidanza sia fondamentale per mobilitare la base e portarla ai seggi a novembre. 


L’altro tema su cui si concentrerà la strategia sarà quello del rischio di autoritarismo e dei pericoli che l’America può correre con un ritorno dell’ex presidente alla Casa Bianca. Questo è il terreno su cui si esprimerà di più lo stesso Biden (che sull’aborto, da cattolico, ha sempre avuto una posizione più moderata). A Wilmington, poi, si sta preparando la mobilitazione di tutti i big del partito, a partire da Bill e Hillary Clinton e dai coniugi Obama. Anche per questo i repubblicani stanno già lanciando azioni di disturbo, come il gossip fatto girare ancora una volta in questi giorni sul New York Post di un “piano” per sostituire Biden con Michelle Obama. Un’idea che non esiste e non sta in piedi, ma ora si combatte senza guantoni e le fake news stavolta saranno incontenibili.