il caso

Tutte le stranezze e l'unica evidenza sull'aereo russo precipitato vicino Belgorod

Micol Flammini

Dello schianto sono stati diffusi molti filmati e tra le immagini del velivolo distrutto non si intravedono corpi: dei 65 prigionieri non c’è traccia

Alle undici, ora di Mosca, un aereo da carico russo Il-76 si è schiantato  mentre volava nei cieli di Belgorod, la regione russa  al confine con l’Ucraina. La reazione del ministero della Difesa russo è stata di una rapidità insolita: abbattuto un aereo che trasportava 65 prigionieri ucraini. La direttrice di Rt, Margarita Simonyan, ha scritto   su Twitter: “L’aereo e l’equipaggio erano nostri. I prigionieri i loro. Loro l’hanno abbattuto”. La versione di Mosca è che gli ucraini abbiano colpito un aereo pieno di soldati di Kyiv che dovevano essere scambiati. Una fonte delle Forze armate ucraine che dice all’Ukrainka Pravda che l’abbattimento è “un nostro lavoro”, ma l’aereo trasportava missili S-300. Le stranezze sono molte. La prima  è la lista dei passeggeri fornita dalle autorità russe, che include  soldati già tornati con scambi precedenti. Mosca ha detto che tutti i 74 passeggeri sono morti, il che porta a un’equazione insolita: a sorvegliare i 65 prigionieri c’era un numero esiguo di guardie. Dello schianto sono stati diffusi molti filmati e tra le immagini  del velivolo distrutto, non si intravedono corpi. Riguardo all’Il-76 non è stato chiarito da dove provenisse, secondo alcuni aveva appena effettuato un viaggio dall’Iran, secondo altri era decollato da Belgorod: se i prigionieri si trovavano vicini al confine, sarebbe stato più pratico spostarli in autobus, un mezzo ritenuto anche più sicuro. C’è un’unica evidenza: dei 65 prigionieri non c’è traccia.

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  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.