In tutto questo, Kim Jong Un è tornato una minaccia credibile

Giulia Pompili

Così la Corea del nord, coperta da Russia e Cina, ha costruito la macchina per una nuova guerra

L’agenzia di stampa del regime nordcoreano, la Kcna, ha definito l’altro ieri il presidente della Federazione russa, Vladimir Putin, “l’amico più intimo del popolo coreano”. Scambi e protezione politica e militare tra Russia e Corea del nord si stanno intensificando al punto che secondo diversi osservatori – compreso Pranay Vaddi, direttore del controllo delle armi e della non proliferazione al Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca – la trasformazione dei fondamenti del regime nordcoreano che sta avvenendo in questi giorni ha a che fare con questa nuovo rinnovato allineamento tra Corea del nord, Russia e Cina. Putin sarà accolto in visita ufficiale a Pyongyang nelle prossime settimane.


A settembre 2023 il dittatore Kim Jong Un aveva dato il via alla cooperazione militare tra i due paesi, e la scorsa settimana c’è stata la visita a Mosca della potente ministra degli Esteri nordcoreana Choe Son Hui. Con lei c’era anche Jo Chun Ryong, direttore del dipartimento per l’Industria delle munizioni del partito dei Lavoratori, che dal 2016 è sotto sanzioni delle Nazioni unite con un divieto di viaggio per via della sistematica violazione del divieto di vendita di armamenti. Secondo il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, con i due funzionari nordcoreani hanno discusso di “un ulteriore sviluppo delle nostre relazioni in tutti i settori, compresi quelli sensibili”. Ieri l’intelligence inglese ha condiviso con il Guardian le immagini satellitari di almeno tre navi russe che tra settembre e dicembre attraccano al porto nordcoreano di Najin e caricano container, anche queste in violazione delle sanzioni economiche. Pyongyang ha una lunga tradizione di fornitore illegale di armi a regimi e gruppi terroristici.

 

 

Ma sebbene i lanciagranate nordcoreani e i proiettili d’artiglieria da 122 millimetri usati da Hamas nella guerra contro Israele potrebbero essere merce di contrabbando piuttosto datata, oltre alle munizioni per l’artiglieria alcuni dei missili forniti dal regime nordcoreano a Putin sono nuovi di zecca. I missili a corto raggio KN-23 e KN-24, che usano propellente solido e hanno una gittata di oltre 800 chilometri, sono molto simili agli Iskander russi, e Mosca li sta impiegando contro l’Ucraina, facendo anche un favore alla Corea del nord, scriveva ieri il Wall Street Journal, che non li ha mai impiegati davvero sul campo di battaglia. Secondo un recente rapporto del Center for Strategic and International Studies (Csis) il sistema di difesa aerea americano Patriot finora ha contrastato efficacemente gli attacchi missilistici russi con questo genere di armamenti, e secondo le analisi lo stesso potrebbe accadere con i missili balistici di provenienza nordcoreana. 
A seguito di questa cooperazione rafforzata tra Mosca e Pyongyang – di cui Pechino potrebbe essere consapevole e benedirla, oppure al contrario iniziare una offensiva diplomatica a Pyongyang – la portata della minaccia nordcoreana, non solo nell’area dell’Asia orientale ma a livello globale, potrebbe cambiare “radicalmente”, ha detto qualche giorno fa Pranay Vaddi parlando al Csis. E in effetti, anche internamente, sta cambiando tutto in Corea del nord. All’inizio dell’anno il leader Kim Jong Un ha dichiarato che l’unificazione con il Sud non è più possibile e che la Costituzione sarà cambiata per designare Seul come “nemico principale”, cioè una minaccia all’esistenza stessa della leadership.

 

 

Nel giro di poco il Parlamento nordcoreano ha smantellato tutte le istituzioni che servivano al dialogo inter-coreano, i media nordcoreani hanno sostituito la tradizionale mappa che comprendeva l’intera penisola con una mappa che evidenziava solo il Nord, ed è stata chiusa pure la famosissima radio nordcoreana che si ascoltava anche al Sud, nota soprattutto per mandare messaggi in codice alle spie oltre il 38° parallelo. Dieci giorni fa Siegfried Hecker e Robert Carlin, il primo uno dei più importanti studiosi di sviluppo nucleare e il secondo uno dei più importanti analisti sulla Corea del nord al mondo, hanno pubblicato su 38th North, una delle più importanti pubblicazioni sulla Corea del nord, un articolo dal titolo: “Kim Jong Un si sta preparando alla guerra?”: “La situazione nella penisola coreana è più pericolosa di quanto non lo sia mai stata dall’inizio di giugno del 1950”, si legge nell’articolo. “Può sembrare eccessivamente drammatico, ma crediamo che, come suo nonno nel 1950, Kim Jong Un abbia preso la decisione strategica di entrare in guerra”. C’è qualcosa di diverso ultimamente, scrivono i due esperti, rispetto alle solite “spacconate” provocatorie nordcoreane, e il leader si sarebbe convinto che non ci sia più spazio per la negoziazione con l’America. 

 


Giovedì scorso l’esercito nordcoreano ha condotto un test del suo sistema di armi nucleari subacquee a guida autonoma chiamato “Haeil”, ufficialmente in risposta alle esercitazioni militari congiunte tra Stati Uniti, Giappone e Corea del sud nell’area. Qualche giorno prima Pyongyang aveva affermato di aver effettuato con successo il test di un missile balistico a combustibile solido a raggio intermedio, dotato secondo i nordcoreani di una testata ipersonica.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.