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Verso le elezioni

Un incontro con Susan Hall, la Tory che vuole guidare Londra ma non ha né idee né slogan

A sfidare il sindaco uscente Sadiq Khan, che ha trasformato tutta Londra in un’immensa Ztl a pagamento, gli avversari del Partito conservatore hanno scelto Susan Hall, debole e inconsistente

Londra. “Ci vorrebbe una Thatcher”, titolava anni fa un libro di Antonio Caprarica, storico volto della Rai da Londra, e oggi frequentatore di salotti tv come esperto di reali inglesi. Il famoso giornalista si riferiva all’Italia di Mario Monti, dove una cura da cavallo come quella del Regno Unito degli anni Ottanta avrebbe fatto bene. Il paradosso è che oggi, più dell’Italia, una Lady di ferro ci vorrebbe soprattutto per Londra, che da fuori viene vista come il meglio del meglio in Europa, ma che, per chi ci vive ogni giorno, è finita nel lento ma inesorabile degrado: sporcizia, scioperi, minacce terroristiche, islamizzazione, accattonaggio e inciviltà aumentano di continuo. Il delirio ecologista del sindaco laburista e primo musulmano a guidare una città europea, Sadiq Khan, ha trasformato tutta Londra, che non è piccola, in un’immensa Ztl a pagamento, dove operai, pensionati e ceti medio-bassi devono svenarsi per andare a lavorare o spostarsi, a meno che non abbiano la Tesla, che costa in media 40 mila sterline.


La scorsa settimana, Khan ha sventato l’ennesimo sciopero dei mezzi pubblici. Di fronte alla minaccia, o ricatto, di una settimana senza metropolitana, non ha mandato l’esercito, come fecero Ronald Reagan e pure la Thatcher, il sindaco progressista ha concesso all’istante ai dipendenti ipersindacalizzati l’ennesimo e ingiustificato (per i servizi scadenti su base quotidiana) aumento di stipendio. Ma tra cinque mesi si vota e la Tfl, la Atac di Londra, è un serbatoio prezioso di voti (perlopiù di immigrati, dunque voti per la sinistra).Il 2 maggio, che a Londra l’anno scorso era una bank holiday per l’incoronazione di re Carlo III, la capitale dovrà scegliere il nuovo primo cittadino. Con la sua disastrosa gestione, che peraltro è pure alla fine del secondo mandato, Khan è la classica rana bollita (un po’ come Beppe Sala a Milano) ma ha una grossa fortuna dalla sua parte.  A sfidarlo, gli avversari del Partito conservatore hanno scelto Susan Hall, debole e inconsistente. La signora sta facendo il giro di Londra per raccattare voti e siccome per il sindaco possono votare tutti i residenti, anche se non cittadini britannici, la campagna riguarda anche le comunità di expat. Tra queste, nei giorni scorsi è toccato agli italiani del Business Club Italia, comitato gestito dal consulente Giovanni Sanfelice. Gli ospiti sono usciti abbastanza delusi dall’incontro: troppo vaghe le dichiarazioni, troppe generiche le promesse, nessun annuncio concreto di provvedimenti.  


L’esempio più calzante è proprio la Tfl: visto il disastro, sarebbe un tema facile facile per coagulare il malcontento dei cittadini in voti e tentare la remuntada. Se solo la Hall avesse una mezza idea o anche semplicemente uno slogan. Esordisce con una notazione giustissima che da sola vale un’intera campagna elettorale, Londra spende più in stipendi degli autisti che nella manutenzione e nel miglioramento della Tube, ma poi non sa dire nulla su cosa farebbe lei, se la gente la votasse. La signora si presenta come una wannabe Thatcher. Il rischio è che rimanga solo un “vorrei”.  Eppure Londra ha un disperato bisogno di una sferzata di rigore: “Dio sa quanto ci vorrebbe un sindaco di destra, in questa città”, si lascia sfuggire uno degli invitati, a porte chiuse, dentro la Armourer’s Hall, bellissima sala di armature di epoca georgiana nel cuore della City. Ma dalla bocca della candidata non è uscita nessuna cosa di destra. Al di là di un generico richiamo al law&order, mantra della destra, la donna dei Tory non va. E anche la citazione di Rudy Giuliani, ancorché molto coerente, è vecchia e antiquata: l’italo-americano che ripulì New York negli anni 90 rappresenta un modo ormai obsoleto: il Regno Unito del 2024 non è l’America di trenta anni fa. 

È un peccato che i Tory abbiano puntato su un cavallo inadeguato che difficilmente potrà farcela contro Khan, che già pregusta una facile riconferma. Eppure i conservatori avevano una carta migliore da giocarsi: era il deputato Paul Scully, bruciato in una domenica di primarie interne al partito. Dopo 15 anni al potere, i Tory sembrano ormai incartati in un lento cupio dissolvi, una voluttà di autodistruzione. Ancor più inspiegabile, alla luce del man of the street: il cittadino medio voterebbe ancora i conservatori se solo facessero il loro banale mestiere di difendere i due pilastri della civiltà inglese: il civil servant e la tradizione liberista (che si declina nella common law e nel mercato).

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