editoriali
L'apertura di credito a Milei del Fmi
Il Fondo monetario internazionale sborsa 4,7 miliardi. In Argentina il “pazzo” è ritenuto il più credibile
Fino a qualche settimana fa l’uomo con la motosega che si candidava a guidare l’Argentina era considerato un “pazzo”. Ora che Javier Milei è diventato presidente del malandato paese sudamericano, travolto da un’enorme crisi fiscale e da un’inflazione ormai al 200 per cento prodotte dalle politiche peroniste e ultra keynesiane degli ultimi anni, è considerato un’opzione credibile. Se non per raddrizzare il sentiero declinante dell’Argentina, segnato da nove default, quantomeno per recuperare i soldi. Almeno è questa la posizione dell’Fmi, che ha dato il via libera al versamento di 4,7 miliardi di dollari nonostante l’Argentina, con il precedente governo, non sia riuscito a centrare gli obiettivi fissati per il prestito, lanciato nel 2018 e rifinanziato nel 2022, da 43 miliardi di dollari che fa di Buenos Aires di gran lunga il più grande debitore del Fondo. La nuova linea di credito, che include la tranche da 3,3 miliardi non erogata a novembre più l’anticipo di altri 1,4 miliardi, rappresenta un’importante trasfusione per Milei che è impegnato in una difficilissima operazione di consolidamento fiscale e riforma radicale dell’economia: aumento delle tasse, taglio della spesa, privatizzazioni, liberalizzazioni e freno alla stampa di moneta che alimenta l’inflazione.
La “terapia choc” di Milei ha l’obiettivo di superare gli obiettivi posti dall’Fmi che erano stati larghissimamente mancati dai suoi predecessori: un avanzo primario del 2 per cento già nel 2024 e un accumulo delle riserve che dovrebbe arrivare a 10 miliardi di dollari a fine anno (nelle ultime settimane del 2023 il governo di Milei è riuscito ad accumulare già 2,7 miliardi). “Anche se il percorso verso la stabilità sarà impegnativo, con condizioni che peggioreranno prima di migliorare – scrive il Fmi – le azioni iniziali sono riuscite a evitare un’intensificazione della crisi”. Sarà pazzo, ma al momento Milei appare certamente più credibile dei suoi predecessori, sia agli occhi degli elettori che dei creditori. E per un paese sull’orlo del decimo default serve la fiducia di entrambi.
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