Emmanuel Macron (Ansa)

In Francia

Chi sono i politici a cui pensa Macron per il suo chiacchierato rimpasto di governo

Mauro Zanon

Il presidente francese sta per dissipare gli ultimi dubbi sulla nuova chiacchierata squadra di governo. Di certo, il baricentro del prossimo esecutivo sarà più orientato a destra. Ecco i nomi che l'inquilino dell'Eliseo sta valutando

Parigi. E’ un rimpasto che sa di non poter sbagliare, perché serve una scossa a questo secondo quinquennio pieno di insidie, un sussulto dopo la sconfitta della legge sull’immigrazione votata anche dai lepenisti, una risposta muscolare per smentire chi ha già decretato la fine del macronismo. Il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, si prenderà tutto il fine settimana per dissipare gli ultimi dubbi sulla nuova squadra di governo che mercoledì prossimo si riunirà per il primo consiglio dei ministri del 2024 (questa settimana, per volontà dell’inquilino dell’Eliseo, è stato annullato).

Anno nuovo governo nuovo, dunque, e sembra ormai certo che non sarà più Elisabeth Borne, esponente dell’ala sinistra della maggioranza, a guidarlo. Secondo gli ultimi voci, sono tre i contendenti per il posto di premier. Il primo è Sébastien Lecornu, 37 anni, attuale ministro della Difesa, cresciuto nel gollismo di obbedienza sarkozysta ma diventato progressivamente un soldato di Macron, “il riservista del presidente”, come ha scritto il Figaro. Secondo il politologo Benjamin Morel, Lecornu è il “rassembleur” che cerca il capo dello stato per riavvicinare i gollisti alla macronia dopo le brutte incomprensioni degli ultimi tempi. “Ha un profilo politico conciliante e sarebbe la persona adatta per rimobilitare la maggioranza”, ha sottolineato Morel. Ma avrebbe due oppositori, e non di poco conto: Alexis Kohler, il segretario generale dell’Eliseo, soprannominato “il secondo cervello” di Macron per la sua simbiosi intellettuale con il presidente, e François Bayrou, leader dei centristi del MoDem e pilastro imprescindibile della maggioranza.

Gli altri due candidati per Matignon sono una vecchia conoscenza del macronismo come Richard Ferrand, ex presidente dell’Assemblea nazionale e tra i cofondatori di En Marche!, e Julien Denormandie, ex ministro dell’Agricoltura e membro dei cosiddetti “Mormoni”, il commando di trentenni che costruì la candidatura di Macron nel 2017. Uno scossone potrebbe arrivare anche al Quai d’Orsay, ossia al ministero degli Esteri, dove l’ex ambasciatrice francese a Roma Catherine Colonna, che non è mai entrata nei favori del presidente, potrebbe già fare le valigie: lasciando il posto a Gérald Darmanin, ministro dell’Interno azzoppato nell’attuale ruolo dopo la vittoria ideologica del Rassemblement national nel quadro della legge sull’immigrazione.

Darmanin, tuttavia, dovrà affrontare anche le accuse lanciate da un’inchiesta di Mediapart, secondo cui all’epoca in cui era ministro dei Conti pubblici avrebbe distillato consigli alla dirigenza qatarina del Paris Saint-Germain per sfuggire al controllo occhiuto del fisco e pagare meno tasse. Al suo posto, in ogni caso, è favorito Laurent Nuñez, attuale prefetto di Parigi ed ex capo dei servizi segreti interni (Dgsi), che a Place Beauvau ha già lavorato come segretario di stato: sarebbe una scelta di continuità, anche alla luce del grande evento e stress-test per la sicurezza nazionale che saranno le Olimpiadi di Parigi. I malpancisti dell’ala sinistra della macronia, a partire da Clément Beaune, attuale titolare dei Trasporti nonché colui che ha organizzato la cena dei ministri frondisti contro la legge sull’immigrazione, e la ministra della Cultura Rima Abdul Malak, considerata troppo ribelle, potrebbero a loro volta salutare. Il baricentro del prossimo esecutivo sarà senza dubbio più orientato a destra, sia in ottica europee, dove il Rassemblement national vola nei sondaggi, sia in ottica presidenziali, perché Macron è convinto che le prossime elezioni si giocheranno sui temi tradizionali della droite: sicurezza, immigrazione e la paura di perdere il “capitale di autoctonia” (Christophe Guilluy), ossia il patrimonio identitario e culturale della Francia. Il rimpasto rientra in un progetto di rilancio più vasto che Macron ha annunciato al Monde lo scorso 8 dicembre: un “appuntamento con la nazione”, sotto forma di incontri e di azioni per “riavvicinare il popolo e la République”.

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