(foto EPA)

l'editoriale del direttore

L'Onu ha un modo per porre fine alla guerra: convincere Hamas ad arrendersi

Claudio Cerasa

Altro che cessate il fuoco. Se si vuole davvero arrivare alla pace c'è bisogno di sconfiggere il terrorismo. Per ricordarlo il numero è questo: +970-599-373765. Fate girare, grazie

Numeri alla mano, come dare torto a Joe Biden? L’Assemblea generale delle Nazioni Unite, due giorni fa, ha votato una nuova mozione per il cessate il fuoco, tra Israele e Hamas, e nel farlo ha registrato numeri che in effetti parlano da soli. Sono stati 153 i paesi che hanno chiesto un cessate il fuoco, sono stati dieci i paesi che si sono opposti alla risoluzione, sono stati 23 i paesi che si sono astenuti (tra cui l’Italia) e sono stati dunque decisamente di più i paesi che hanno usato la risoluzione sul cessate il fuoco per mandare un messaggio a Israele (lo scorso 28 ottobre una mozione simile ricevette 120 voti favorevoli e 14 contrari). Numeri alla mano, dunque, come dare torto a Joe Biden, quando dice, come  due giorni fa, che Israele “rischia di perdere sostegno globale sulla guerra a Hamas?”. Oltre ai numeri delle Nazioni Unite, oltre alla forma, vi è però anche la sostanza. E chi ha scelto di applaudire Biden per il suo primo vero ammonimento al governo di Israele dovrebbe fare un piccolo sforzo per capire qual è ancora oggi la posizione che ha l’Amministrazione americana quando parla del conflitto in medio oriente e quando parla della pericolosità dell’approccio onusiano applicato a Israele.

 

Linda Thomas-Greenfield, rappresentante degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, due giorni fa, ha sfidato i paesi desiderosi di inviare un messaggio a Israele con un discorso al limite della perfezione. L’ambasciatrice ha ricordato che la situazione umanitaria a Gaza è disastrosa, che i civili hanno un disperato bisogno di cibo, di acqua, di riparo e di cure mediche, che un numero devastante di persone innocenti è stato ucciso anche nella Striscia di Gaza e non solo in Israele e che i civili innocenti devono essere protetti in linea con il diritto umanitario internazionale. Ma ha anche affermato che è semplicemente una follia che l’Onu continui a presentare e a votare risoluzioni senza condannare Hamas, senza nominare Hamas, senza chiedere il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi, senza denunciare le orribili violenze sessuali contro le donne scatenate da Hamas a partire dal 7 ottobre e senza mettere a fuoco una verità che due mesi dopo i rastrellamenti messi in campo da Hamas dovrebbe essere chiara. “Cerchiamo di essere realistici”, ha detto l’ambasciatrice. “Qui si tratta di un gruppo terroristico accanto al quale nessuno stato membro tollererebbe la convivenza. Finché Hamas rimarrà guidato dalla sua ideologia omicida, qualsiasi cessate il fuoco in questo momento sarebbe temporaneo nella migliore delle ipotesi e pericoloso nella peggiore. Pericoloso per gli israeliani, che sarebbero soggetti ad attacchi incessanti. E anche pericoloso per i palestinesi, che meritano la possibilità di costruirsi un futuro migliore, liberi da Hamas, che è un gruppo che si nasconde dietro civili innocenti invece di proteggerli, e che coopta le infrastrutture civili per scatenare il conflitto”.

 

Fatti alla mano, gli si può dar torto? Poco prima dell’ambasciatrice americana all’Onu è intervenuto anche l’ambasciatore di Israele alle Nazioni Unite, Gilad Erdan, che ha offerto ai suoi interlocutori un elemento di riflessione in più al ragionamento del suo collega. “Gentili colleghi”, ha detto, “se davvero volete un cessate il fuoco vi offriamo l’indirizzo giusto”. Un istante dopo ecco Gilad Erdan srotolare un poster bianco con la fotografia del leader di Hamas Yahya Sinwar e con il suo numero di telefono. “Questo è il numero di telefono dell’ufficio di Hamas a Gaza. Chiamate questo numero. Chiedete di Yahya Sinwar. Dite a Hamas di deporre le armi, di costituirsi e di restituire i nostri ostaggi. Vedrete che se farete tutto questo questo, il cessate il fuoco completo durerà per sempre!”. Se l’Onu vuole porre fine alle sofferenze dei palestinesi deve convincere Hamas ad arrendersi. Per ricordarlo il numero è questo: +970-599-373765. Fate girare, grazie.

 

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.