Truffa repubblicana

I fondi per l'Ucraina danno lavoro agli americani e fanno crescere economia e sicurezza

Paola Peduzzi

L’Amministrazione Biden vuole stanziare circa 68 miliardi di dollari in armi e assistenza militare all’Ucraina, di cui il 90 per cento resterà negli Stati Uniti per pagare i contratti di produzione delle armi e gli stipendi dei lavoratori delle fabbriche in cui il materiale bellico viene prodotto. Tutti i deputati e senatori repubblicani che votano contro gli aiuti di cui beneficiano gli stati che li hanno eletti

L’Amministrazione Biden vuole stanziare circa 68 miliardi di dollari in armi e assistenza militare all’Ucraina, di cui il 90 per cento resterà negli Stati Uniti per pagare i contratti di produzione delle armi e gli stipendi dei lavoratori delle fabbriche in cui il materiale bellico viene prodotto. Quindi i fondi per l’Ucraina non sono affatto a perdere (il celebre assegno in bianco contro cui si rivolta da un anno il Partito repubblicano) né in esaurimento (come sostengono i declinisti), ma anzi sono un volano economico che riguarda  l’America e i lavoratori americani, di cui moltissimi sono negli stati a maggioranza repubblicana.

L’American Enterprise Institute, centro studi conservatore, ha pubblicato uno studio sui sistemi militari prodotti negli Stati Uniti e destinati all’Ucraina che hanno ottenuto i fondi approvati negli scorsi 22 mesi dal Congresso, identificando 117 linee di produzione in circa 30 stati e in 71 città.

Come ha spiegato sul Washington Post uno degli autori di questo studio, Marc Thiessen (che è anche stato il capo degli speechwriter di Bush jr), questi dati sono stati incrociati con i voti sui fondi all’Ucraina dei deputati e senatori delle zone interessate dagli investimenti, così da smascherarne la riluttanza ideologica che nulla ha a che fare con il presunto pragmatismo d’efficienza con cui s’ammanta la contrarietà alla difesa di Kyiv dall’aggressione di Vladimir Putin. Thiessen conclude la sua disamina dicendo che è “un interesse vitale” per gli Stati Uniti sconfiggere l’aggressione russa: c’è un’argomentazione “America first” molto chiara che stranamente nel caso dell’Ucraina non risuona tra i tanti sostenitori di questa politica: il sostegno all’Ucraina, scrive Thiessen, “sta decimando la minaccia militare russa nei confronti della Nato, sta restaurando una strategia di deterrenza nei confronti della Cina, sta dissuadendo altre potenze dal lanciare guerre d’aggressione e sta migliorando la preparazione militare americana per eventuali altri avversari”.

Anche avendo a cuore soltanto l’interesse americano e non quello occidentale, il sostegno all’Ucraina è molto sensato. Ma se mettersi a produrre Stinger, cosa che non accadeva dal 2005, o restaurare le riserve di munizioni producendo sei volte quel che si è prodotto negli ultimi quindici anni non risuona persuasivo per i repubblicani che pure denunciano il disarmo dell’industria bellica americana (incolpando i democratici pacifisti), le ragioni economiche sono incontrovertibili: bisognerebbe scriverle sui volantini elettorali da distribuire ai comizi dei repubblicani per far vedere ai loro elettori quanto è falsa la retorica dei loro beniamini, secondo cui Biden aiuta Kyiv a discapito degli americani, dà i soldi destinati al suo paese a una nazione lontana, peraltro incapace di utilizzarli bene (perché è corrotta, perché la controffensiva non funziona). Così questi elettori saprebbero che i loro eletti votano contro dei fondi di cui i principali beneficiari sono proprio loro.

Gli aiuti militari all’Ucraina stanno rivitalizzando le zone manifatturiere di gran parte dell’America, stanno creando posti di lavoro con salari dignitosi e aumentano la capacità di difesa statunitense: non dovrebbe esserci una corsa anche da parte dei repubblicani che non riconoscono la causa per la libertà ma che per il voto della middle class hanno fatto e faranno di tutto, come affidarsi a Donald Trump? Facciamo l’esempio di un trumpiano non servizievole come il senatore dell’Ohio J. D. Vance, l’autore del libro-che-spiega-il-trumpismo “Elegia americana”. Vance è contrario agli aiuti all’Ucraina: a ottobre è andato a un picchetto del sindacato dei lavoratori nel settore automobilistico a Toledo, in una fabbrica della Jeep. Non ha mostrato la stessa solidarietà per i lavoratori dello stesso settore che lavorano a Lima, sempre in Ohio, ma che producono i carri armati Abrams grazie ai soldi approvati dal Congresso – il deputato della circoscrizione che comprende anche Lima è Jim Jordan, un repubblicano che si oppone agli aiuti a Kyiv. In tutto, 31 senatori e deputati i cui stati o distretti beneficiano dei fondi dati dal Congresso per la produzione di armi da fornire all’Ucraina hanno votato contro questi fondi. Josh Hawley, senatore del Missouri che salutò la folla del 6 gennaio che stava per assalire il Campidoglio e che non ha riconosciuto l’elezione di Joe Biden, sta addirittura cercando di tagliare questi fondi, di cui il Missouri beneficia grandemente, visto che in questo stato si producono i radar per i Patriot.

Thiessen dice che questo “è il segreto meglio custodito d’America”: andrebbe scritto su tutti i muri.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi