Il commento

Cosa c'è oggi di più ribelle e anticapitalista di una conversione all'islam?

Marina Terragni

Quanto sta accadendo a diverse giovani donne statunitensi, da alcuni è definito "allineamento tribale", da altri "un'insalata di estremismi", in realtà nasconde un desiderio di ribellione antioccidentale

Il cosiddetto suicidio del West ha la faccia gioviale di Megan Rice, millennial attivista nera americana che dopo il 7 ottobre ha deciso di rivoltarsi contro l’occidente colonialista e capitalista comprando online una copia del Corano e dando vita a un club del Libro su TikTok  – World Religion Book Club, 13 mila iscritte/i – dove, hijab in testa, propone letture pubbliche e pratica la sua nuova fede con il classico fervore dei neofiti.  L’hashtag è #revert: secondo l’islam ogni conversione va intesa come un ritorno a casa dopo avere a lungo girovagato nell’errore. Ed è fervidamente condiviso da molte altre giovanissime neo convertite, come l’adorabile queer di sinistra Alex, generazione Z, folgorata sulla via dei cortei filopalestinesi che sempre su TikTok nasconde i suoi bei capelli rossi sotto il foulard della modestia: “È il terzo giorno che lo porto!”, sorride trionfante facendo il segno di vittoria. Il fatto che la vita dei queer nei paesi islamici non sia esattamente confortevole è un particolare trascurabile, come si è già visto.  Megan dice che l’idea di aderire all’islam le è venuta dal fatto che i palestinesi stiano dimostrando una forza così grande nonostante non abbiano nulla e stiano perdendo anche quel poco che era rimasto loro. Deve trattarsi di Dio, a quanto pare – su questo in effetti non si può darle del tutto torto. La successiva lettura del Corano le ha dato la spinta definitiva. 


La conversione all’islam di giovani donne trova un precedente storico nel post 11 settembre, quando – dato dell’Hartford Institute for Religious Research – ben 8 mila ragazze americane praticarono la shahādah, pubblica testimonianza di fede, e vi furono diversi casi di “spose dell’islam” che scelsero di unirsi al jihad. Più che di vera e propria fede, è l’opinione di Katherine Dee, esperta di dinamiche web, si tratterebbe di “allineamento tribale”: trovare una casa comune, verosimilmente temporanea, che ti conferisce un’identità forte e ti fa sentire meno sola. E oggi le giovani donne sembrano avere molto bisogno di questo. Lorenzo Vidino, italo-americano che dirige il Programma sull’estremismo presso la George Washington University, intervistato da Free Press ha parlato di “salad bar extremism”, più o meno “insalata di estremismi”, spiegando che “si possono scegliere diversi aspetti di varie ideologie estremiste che sono completamente incompatibili tra loro. Messe tutte insieme formano una sorta di collage che ha pochissimo senso”.

D’altro canto, ha aggiunto, “la ribellione fa parte dell’essere giovani. E oggi che cosa c’è di più ribelle, di più antioccidentale, di più anticapitalista e antiestablishment di una conversione all’islam?”. Forse c’è anche da considerare il fatto che l’hashtag #standforPalestine – più contigui e derivati – fin dall’inizio del conflitto in medio oriente sta andando molto forte sul social cinese TikTok, prediletto dalle neo-convertite, mentre #standforIsrael fa numeri piuttosto bassi. E come sappiamo oggi le guerre si combattono anche così.   
 

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