L'ospite russo

Lavrov usa la riunione dell'Osce per attaccare l'occidente, ancora

Paola Peduzzi

Il viaggio turbolento del ministro russo a Skopje, le sue parole contro le élite occidentali, la Nato e l'Ue, e l'invito senza logica

Sergei Lavrov, ministro degli Esteri russo, ha voluto a tutti i costi farsi invitare e partecipare alla riunione dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, l’Osce, a Skopje, per poi prendere la parola e dire che di fatto questa istituzione non ha più senso, “è stata trasformata in un’appendice della Nato e dell’Unione europea”, e ha perso il suo senso. “Sfortunatamente – ha detto il ministro russo, mentre molti lasciavano l’aula, altri lo contestavano e lui diceva con un sospiro arcigno: lasciatemi in pace – Le élite politiche occidentali, che si sono arrogate il diritto di decidere il destino dell’umanità, hanno fatto una scelta miope e svantaggiosa per l’Osce, ma a favore della Nato, della filosofia del contenimento, dei giochi geopolitici a somma zero e della logica padrone-schiavo. Una delle componenti chiave di questa politica è stata l’espansione sconsiderata della Nato verso l’est, iniziata dopo la dissoluzione dell’Organizzazione del Trattato di Varsavia”.

Ancora una volta, come già al G20 con Vladimir Putin la settimana scorsa, si conferma la strategia della Russia di utilizzare ogni consesso internazionale cui sciaguratamente ha ancora accesso per rilanciare la propria propaganda, e continuare a fare guerra all’Ucraina.

I punti sono sempre gli stessi – l’occidente si sente superiore e ci attacca, la Russia si difende – e il risultato è sempre lo stesso: il Cremlino potrebbe smettere di attaccare l’Ucraina ma non lo fa, potrebbe mettere fine alla guerra e non lo fa; l’unica differenza con Putin al G20 è che Lavrov non ha evocato quella “apertura ai negoziati” falsa che piace molto agli stanchi d’occidente.

Quando è stata confermata la presenza di Lavrov a Skopje, le delegazioni ucraina, lituana, lettone, estone e polacca hanno deciso di non partecipare: parlare di sicurezza in Europa con il paese che rappresenta una minaccia esistenziale per l’Europa stessa è invero illogico, se non controproducente. Il segretario di stato americano, Antony Blinken, è partito da Skopje prima dell’arrivo di Lavrov ed è andato in Israele.

Anche l’arrivo di Lavrov è stato turbolento: la Bulgaria aveva detto che avrebbe aperto il suo spazio aereo per il volo del ministro russo, ma quando ha saputo che a bordo c’era anche Maria Zakharova, che non è una diplomatica e che è sotto sanzioni dell’Unione europea, ha negato il permesso, che era stato dato esclusivamente a Lavrov perché invitato all’Osce – l’aereo russo è passato dalla Grecia.

Il ministro degli Esteri lussemburghese, Xavier Bettel, ha preso la parola e, a braccio, ha parlato guardando negli occhi la delegazione russa: ha ricordato le sue origini russe, ha detto che aveva un buon rapporto con Putin e che all’inizio dell’invasione dell’Ucraina aveva cercato di parlargli, ma “iniziare una guerra è facile, porle fine invece mostra la tempra dei leader... non è troppo tardi per ammettere che avete fatto un errore enorme... Essere forti non vuol dire mostrare che siete più forti, ma porre fine al dolore di milioni di persone”. La ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, è stata come sempre la più precisa e diretta: “Mettete fine a questa guerra” e ha denunciato la strategia russa – “il perfido gioco del governo” di Mosca – che è ed è sempre stata quella di  “distruggere tutte le organizzazioni che lavorano per la coesistenza pacifica” delle diverse nazioni. La Baerbock vuole “tenere viva” l’Osce perché è il posto della collaborazione per la sicurezza comune, per questo ha partecipato al vertice – e questa è anche la linea degli Stati Uniti. Ma l’obiettivo di Lavrov è proprio quello di spezzare questa comunità e comunanza. Fonti diplomatiche del Foglio dicono: “Tutto questo caos per farlo arrivare per poi sentire la solita solfa”, e forse il punto è proprio, prima di tutto, l’invito. 

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi