al summit in videoconferenza

Al G20 Putin si fa beffe dell'occidente, di nuovo

Paola Peduzzi

Il presidente si collega al vertice per la prima volta da quando ha invaso l'Ucraina. Dice di volere la pace e la collaborazione, se non ci sono la colpa è del resto del mondo, o meglio degli alleati di Kyiv

Joe Biden e Xi Jinping non hanno voluto assistere al ritorno di Vladimir Putin sulla scena internazionale, al suo primo vertice (in videoconferenza) del G20 da quando ha invaso l’Ucraina il 24 febbraio del 2022. Il presidente americano e quello cinese non si sono collegati all’incontro organizzato dalla presidenza di turno indiana: perché non ci fosse il primo è piuttosto evidente, l’assenza di Xi invece conferma che l’incontro di San Francisco con Biden, a parte il dittatore-gate, non è andato così male.

   

Putin ha utilizzato i suoi 17 minuti di discorso per solleticare la tentazione di molti paesi di mettere fine alla guerra russa in Ucraina prendendo sul serio le promesse di pace della Russia: siamo pronti ai negoziati e a porre fine a questa “tragedia”, ha detto come se non fosse lui l’architetto di questa tragedia, ma fosse sempre stata l’Ucraina a non voler trattare su nulla.  “Le azioni militari sono sempre una tragedia”, ha detto il presidente russo, “e naturalmente dobbiamo pensare a come porvi fine”, e “comunque la Russia non ha mai rifiutato i negoziati di pace”. Nonostante molti vogliano leggere queste parole – già dette in passato: è propaganda – come un’apertura da parte di Putin, cui corrisponde un’intransigenza da parte del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, la posizione del presidente russo è sempre la stessa: potrebbe mettere fine alla guerra subito, ma non lo fa e dice che la colpa è di chi si difende dai suoi attacchi e dalle sue annessioni illegali imposte con la forza e la violenza.

   

La beffa di Putin è continuata seguendo lo stesso schema: come vuole la pace così vuole “ripristinare lo spirito di cooperazione nel mondo”, una cooperazione “aperta e reciprocamente vantaggiosa”. E come gli ucraini non vogliono la pace così, in questa visione perversa di ogni fatto globale, il mondo non vuole cooperare. “Le azioni delle più grandi economie sono al cuore della crescita dei prezzi e della crescita dell’inflazione, non il nostro tentativo di fare giustizia in Ucraina”, ha detto, ribadendo che la guerra si era resa necessaria per mettere fine a  “un golpe” (cioè la Rivoluzione della dignità iniziata dieci anni fa al Maidan che portò alla fuga ingloriosa dell’allora presidente ucraino Viktor Yanukovich). L’occidente si fa male da solo e dà la colpa a lui, insomma, che generoso sta inviando delle navi cargo in Africa cariche di grano praticamente gratuito (Putin si è ritirato dall’unico accordo che si è trovato tra Russia e Ucraina dall’inizio dell’aggressione, cioè quello sul grano, patrocinato dall’Onu), che si occupa di restaurare le catene di approvvigionamento interrotte da atti ostili come quello al gasdotto Nord Stream, “un atto di terrorismo di stato” (secondo fonti di intelligence americane riportate dai quotidiani, il sabotaggio dell’anno scorso è stato fatto da unità ucraine), che comprende che il centro del mondo non è più l’occidente, ma l’Africa e l’Asia e i loro paesi dovrebbero avere un ruolo sempre maggiore dentro alle istituzioni internazionali, come il Fondo monetario e la Banca mondiale (è un appello ai cosiddetti paesi neutrali che non hanno risposto alla richiesta americana di unirsi all’alleanza delle democrazie). Ma questo riconoscimento non c’è perché l’occidente vuole “eliminare i competitor e ottenere dei vantaggi” e dà la colpa di tutto alla Russia: “Molti sono scioccati dalla guerra e dai morti, ma il golpe nel 2014 non era stato scioccante, la guerra del regime di Kyiv contro il suo stesso popolo non è scioccante, la morte dei bambini a Gaza non è scioccante?”.

  

È dal 2021 che Putin non partecipa a un vertice del G20, ma è dal 2019 che comunque non ci andava di persona. L’ultima volta c’era collegato Volodymyr Zelensky.
 

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi