di cosa parlare stasera a cena

Da Putin a Erdogan, un G20 pieno di propaganda, minacce e risentimento

Giuseppe De Filippi

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Un G20 pieno di propaganda, minacce e risentimento. Quindi un G20 realistico. Dove Vladimir Putin ha tenuto la sua linea, fatta di menzogne per coprire la serie di invasioni dell’Ucraina e le pressioni sugli altri stati democratici vicino ai confini russi. Dove Recep Tayyip Erdogan ha approfittato della vetrina per un altro attacco a Israele pieno di bugie e di veleno per il dialogo. Insomma, il fallimento di un incontro mondiale che almeno serve a vedere in faccia i nemici dichiarati dell’occidente, della democrazia e dello stato di diritto.

   

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Finisce che per ragionare con paesi che accettano le regole democratiche ci si debba organizzare da soli, fuori dagli schemi previsti per i vari incontri tra grandi paesi. E il lavoro comune tra Italia e Germania è una delle novità politiche ed economiche di questa stagione europea.

 

Fatto #2

In generale, per i ministri di questo governo i treni e i loro orari sarebbe meglio lasciarli perdere ricordando il noto precedente. Ma poi ci si trova e non c’è niente da fare. Il ministro Francesco Lollobrigida forse voleva fare una cosa da anti-casta (inizialmente) prendendo il treno per andare a Caivano invece di muovere una carovana di auto di servizio. Poi ci si è messo il ritardo micidiale, cose che capitano (abbastanza spesso), e l’idea apparentemente innocua di una sosta, praticamente poco dopo la partenza, usando la stazione di Ciampino per scendere e poter proseguire con le automobili precedentemente scartate. Trenitalia dice che di soste se ne fanno spesso e per le ragioni più varie e che questa sosta ministeriale non ha toccato né il tempo di percorrenza né il traffico ferroviario. Insomma, il ministro doveva solo fare una piccola riflessione e tenersi il ritardo restando eroicamente a bordo. Perché quella discesa è il bersaglio perfetto per tonnellate di satira e per qualunque battutista di passaggio. E, cosa ancora peggiore, sa di casta, anche se, e qui lo crediamo, non c’è stata volontà di prevaricare ma semplicemente si è colta un’opportunità dalla quale nessuno aveva svantaggi. Farà fatica, però, a togliersi di dosso l’etichetta del prepotente. Buon lavoro.

  

Fatto #3

Il dibattito c’è, strabordante, nel paese, sulla questione della violenza contro le donne, anche in ambito domestico. In Senato c’è meno partecipazione e noi per non cadere nel riflesso condizionato dell’indignazione ci affidiamo alla saggezza di Gianfranco Pasquino.

  

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