Manfred Weber - foto Ansa

L'intervista

“Sì, l'estrema destra sarà sempre avversaria del Ppe”. Parla Manfred Weber

Pietro Guastamacchia

Il numero uno dei Popolari europei ci spiega come può nascere una nuova maggioranza Ursula. I messaggi a Salvini e Meloni: “Con noi chi è pro Europa, pro Israele e pro Ucraina. AfD e Wilders? Ci preoccupano”

Bruxelles. Meloni sì, Le Pen no e per Salvini garantisca Meloni: queste le pagelle delle possibili alleanze del Ppe per le prossime elezioni europee secondo il suo leader Manfred Weber che al Foglio spiega i criteri della sua scrematura. Weber traccia un solco netto sul terreno delle destre europee per dividere quelli da cui stare alla larga da quelli con cui si può pensare di lavorare assieme. “La nostra è una linea chiara, fatta dalla congiunzione di tre punti fondamentali e irrinunciabili: per stare con noi bisogna essere pro Europa, pro Ucraina e Israele e garanti dello stato di diritto”, spiega il leader del Ppe. Secondo Weber al di là del solco, piantati nel campo degli impresentabili, ci sono “i tedeschi dell’AfD e il Rassemblement National di Marine Le Pen”. Ma sulla Lega silenzio.

Afd e Rassemblement Nationale sono due partiti che assieme alla Lega compongono il cuore della famiglia europea di Identità e Democrazia. Ma sul partito di Salvini Weber non dice quasi nulla. “La Lega è in una coalizione con Forza Italia e con Meloni, posso solo giudicare l’operato del governo italiano nel suo insieme e quello che vedo è che Meloni condivide con noi i nostri tre punti cardine”, schiva la domanda il bavarese. Matteo Salvini tenuto in gioco da Meloni dunque, anche se uno dei tre punti marca male. “Matteo era vicino a Putin ce lo ricordiamo, ora certo è più distante ma…”, lascia pendere il giudizio il leader dei Popolari.

Intanto le elezioni in Olanda mostrano una destra in forte crescita, un fenomeno che non lascia indifferente il presidente del Ppe “sono profondamente preoccupato dall’emergere dell’estrema destra in Europa.”, spiega Weber “in Germania l’AfD è data al 22% questa è gente che dice che l’Europa deve morire, sono e saranno sempre nostri avversari” sottolinea rilanciando il giudizio di Tajani contro il partito tedesco che aveva scosso i rapporti del leader forzista con la Lega. Ma i cattivi non stanno solo al tavolo della Lega, la linea disegnata dai popolari infatti passa proprio nel mezzo di Ecr, il gruppo dei Conservatori Ue di Meloni troncando il suo gruppo in due “Ecr ha tre primi ministri in Europa Morawiecki, Fiala e Meloni, un trio che mostra la diversità nel loro campo”, continua Weber. “Fiala è un cristiano democratico come noi, tiene a distanza i Visegrad e sta pensando a delle liste comuni Ppe-Ecr alle prossime europee in Repubblica Ceca. Meloni è una leader pragmatica e responsabile, e infine c’è Kaczynski, un pazzo che vuole controllare stampa e magistratura, un partito con cui è inutile dialogare”.

Meloni dunque deve divorziare dal socio polacco se vuole guardare al centro e un’avvisaglia che sia capace di farlo si è vista nella scelta di supportare il compromesso della maggioranza Ue sul Patto di Migrazione e Asilo abbandonando le posizione intransigenti dei suoi alleati, “con quel voto ho capito che il governo italiano aveva scelto la via della cooperazione, non ha chiuso i porti, combatte la migrazione illegale come tutti riteniamo giusto che sia ma con i mezzi del negoziato e non quelli dell’egoismo”, commenta Weber.

Intanto le europee si avvicinano e per la campagna servono contenuti, “parlare di alleanze non  interessa agli elettori” spiega Weber che invece punta tutto sui posti di lavoro, “abbiamo sostenuto il Green Deal, è stato giusto farlo, ma per la prossima legislatura vorrei un Job Deal, crescita di salari e potere d’acquisto è questo ciò di cui l’Europa ha bisogno”. Ma per portare a casa i risultati serviranno compromessi e per i compromessi servono le coalizioni, che in Europa sono spesso allargate: “La colazione socialisti, liberali e popolari è servita a dare stabilità all’Europa e strutturarla per le sfide del futuro. Io credo che chiunque voglia collaborare a questo obiettivo può trovare spazio in questa coalizione”, apre nuovamente Weber. Sulla partita dei nomi per i ruoli apicali a Bruxelles, Weber sottolinea che “è soddisfatto del lavoro fatto fin qui da Ursula von der Leyen”, i popolari infatti attendono che la presidente sciolga la riserva per guidare le liste del Ppe alle europee, decisione che “arriverà entro il congresso del Ppe di Bucharest a marzo”.

E poi rimane la grande sfida dell’allargamento, serve rispondere alle aspirazioni europee dell’Ucraina ma anche ai dubbi degli europei a riguardo, al momento capitalizzati proprio a quella destra che a Weber non piace. “Quando Helmut Kohl ha deciso di abbandonare il Marco per l’Euro sapeva di avere il Paese contro ma lo ha fatto comunque perché sapeva di avere ragione a farlo”, taglia secco Weber che ricorda che “nell’emiciclo di Strasburgo quando Zelensky ci ha chiesto se il loro sacrificio di vite per un sogno europeo valesse la pena io gli risposi di si, e a quella promessa intendo rimanere legato”.

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