I tacchi di Haley

I repubblicani americani non se la passano affatto bene. Nikki Haley dà speranze

Paola Peduzzi

Il dibattito tra i candidati alle primarie dei repubblicani senza Trump, che guida con forte distacco i sondaggi, è inutile. La lucidità dell'ex ambasciatrice all'Onu sposta l'attenzione sul "secondo posto"

Mercoledì sera in America c’è stato un altro inutile dibattito tra i candidati alle primarie del Partito repubblicano – inutile perché a questi incontri non partecipa l’ex presidente Donald Trump, che guida con grande distacco i sondaggi e che, forte di questa popolarità e in perpetua ostilità con i suoi compagni di partito, ha scelto la strategia del boicottaggio. Al di là delle rilevazioni, il Partito repubblicano non se la passa bene: le elezioni del 7 novembre  in alcuni stati americani sono state vinte dai democratici e, come scrive rammaricato il Wall Street Journal, “sono le elezioni e non i sondaggi la misura del successo politico” e i conservatori non riescono a conquistare i voti moderati che scappano dal trumpismo. Il Gop ha perso o ha avuto risultati peggiori rispetto alle aspettative nel 2018, nel 2020, nel 2022 e ora di nuovo nel 2023.  

 

Trump promette di invertire la tendenza e per ora è l’unico con un seguito, ma poiché tutto può succedere i  dibattiti “per il secondo posto” qualcosa dicono. Tra tutti gli sfidanti continua a spiccare Nikki Haley, ex governatrice della Carolina del sud ed ex ambasciatrice all’Onu dell’Amministrazione Trump: è la candidata della politica estera, con idee chiare sulla difesa dei valori liberali che tengono insieme l’occidente. Non ha consenso né soldi, non ora perlomeno, ma ha la lucidità che manca al Partito repubblicano ostaggio del trumpismo. E ha anche la risposta pronta. Vivek Ramaswamy, il giovane imprenditore di Cincinnati che definire trumpiano è riduttivo, ha usato il dibattito di mercoledì per attaccare i rivali. Ha definito la Haley “una Dick Cheney su tacchi di sette centimetri”. Lei ha risposto: “Sono tacchi 12 e non li metto se non riesco anche a correrci, e in ogni caso non servono per questioni di moda, servono per le munizioni”. 

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi