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un test case

L'Ue spaccata a metà su Israele e Hamas s'accapiglia sulla "Pausa umanitaria"

David Carretta

Bruxelles divisa tra chi sta con von der Leyen e chi con Borrell e Michel al Consiglio europeo della spaccatura

Bruxelles. Le ambizioni geopolitiche dell’Unione europea sono andate in frantumi dal 7 ottobre con l’attacco di Hamas contro Israele. La cacofonia ai vertici delle istituzioni comunitarie e le divisioni tra i ventisette stati membri sulla risposta a Gaza hanno fatto fare un balzo indietro di due anni alla politica estera dell’Ue, cancellando l’unità e la determinazione dimostrate nella guerra della Russia contro l’Ucraina.

Il Consiglio europeo di domani rischia di trasformarsi in un ring su una frase contenuta nella bozza di conclusioni: “pausa umanitaria”. È una richiesta a Israele, sostenuta da diversi paesi, inaccettabile per altri, che comunque non farà differenza sul terreno. Ma dietro ci sono visioni diverse sul senso del 7 ottobre, sulla necessità di difendere Israele che Hamas vuole cancellare, sulle relazioni con il mondo arabo, sui rapporti con le comunità musulmane in Europa. 

Le due visioni dell’Ue sul 7 ottobre hanno preso la forma del conflitto tra Ursula von der Leyen, da un lato, e Charles Michel e Josep Borrell, dall’altro. La presidente della Commissione è andata in Israele per mostrare non solo solidarietà, ma un sostegno quasi incondizionato nella risposta a Hamas. Il presidente del Consiglio europeo e l’Alto rappresentante hanno detto che la risposta di Israele deve avere dei “limiti” e ha accusato il governo di Benjamin Netanyahu di violare il diritto internazionale con l’assedio di Gaza. Von der Leyen ha il sostegno della Germania e di diversi paesi dell’est. Michel e Borrell parlano a nome di Spagna, Paesi Bassi, Belgio, Irlanda e Lussemburgo. La presidente della Commissione è convinta che il modo migliore di condizionare Israele sia offrire sostegno in pubblico, facendo passare messaggi sui civili palestinesi in privato. Il presidente del Consiglio europeo e l’Alto rappresentante usano il megafono di X (ex Twitter) per criticare Israele, sperando che il messaggio arrivi soprattutto al mondo arabo. La contrapposizione tocca anche i simboli. Von der Leyen ha fatto proiettare la bandiera di Israele sulla sede della Commissione dopo l’attacco di Hamas. Michel s’è rifiutato di fare altrettanto sul palazzo del Consiglio europeo per non polarizzare le tensioni con la comunità musulmana in Belgio.

Il primo campo – quello di von der Leyen – rifiuta di fare l’equivalenza tra Israele, democrazia che si difende da un attacco senza precedenti, e Hamas, organizzazione terroristica che va sradicata anche per il bene dei palestinesi. Von der Leyen presenta la guerra lanciata da Hamas contro Israele e quella lanciata dalla Russia contro l’Ucraina come “simili” in termini di valori e metodi. Il secondo campo – quello di Michel e Borrell – usa i vecchi argomenti della Realpolitik. A causa di von der Leyen, nei paesi arabi “il clima è diventato molto negativo verso l’Ue”, spiega al Foglio un responsabile europeo schierato con il secondo campo: “C’è stata più che irritazione”. Il secondo campo accusa il primo di fare anche il gioco di Vladimir Putin. “Se c’è qualcuno molto felice per ciò che succede è il Cremlino. La sua narrazione sui doppi standard è già iniziata. Abbiamo il dovere di non cadere nella trappola” e “farci sentire sul rispetto del diritto internazionale”, dice il funzionario europeo. Il secondo campo è convinto che non sia possibile sradicare Hamas. “Hamas è un enorme problema”, ma “anche se fosse possibile sradicare Hamas, la situazione sarà risolta? Molti pensano di ‘no’. Se non ci sarà una pace sostenibile, ci sarà un’altra organizzazione simile a Hamas”.

La guerra tra Israele e Hamas è “un test case dell’Ue geopolitica”, spiega il funzionario europeo. Ma “ci sono diversi punti di vista su cosa dovrebbe fare Israele, sul livello del suo intervento militare” a Gaza. Michel e Borrell vorrebbero dire a Israele che, se Hamas rilascerà gli ostaggi, non deve “procedere all’invasione di terra, evitando il rischio di escalation regionale” che potrebbe arrivare fino in Europa a causa delle tensioni con le comunità musulmane. C’è questo dietro a chi sostiene la richiesta di una “pausa umanitaria”: frenare la mano di Israele contro Hamas, convincendolo a non lanciare un’invasione di Gaza. Sarà il tema più controverso del Consiglio europeo, con i leader che passeranno ore a negoziare su due parole, che comunque non saranno ascoltate né da Israele né da Hamas.