Un sostenitore di Hamas con un poster degli ex leader di Hamas Sheikh Ahmed Yassin e Abdul Aziz Rantisi ANSA/STEFAN ZAKLIN/PAL 

Dottori di morte

Altro che terroristi vittime dell'occidente. I capi del jihad palestinese escono dalle nostre università

Giulio Meotti

Il cliché che domina la narrativa ufficiale ripete che il terrorismo è figlio della povertà. Ma dall’ingegnere Arafat al medico Zahar, è vero l’esatto contrario

Dominique Lapierre, l’autore del romanzo bestseller “La città della gioia”, scrisse che “senza un miliardo di poveri che non hanno accesso all’acqua non ci sarebbero stati gli attentati alle Twin Towers e i kamikaze in Israele”. Nessun cliché ha dominato la narrativa ufficiale sulla situazione di Gaza più della spiegazione del terrorismo palestinese come corollario della condizione economica della Striscia.

   
Ma se Karl Marx diceva che i poveri non hanno che da perdere le proprie catene, i capi del terrorismo palestinese hanno avuto pieno accesso all’acqua, alla migliore istruzione e alle università occidentali. Sono l’élite della società palestinese. La cooperante pakistana Nasra Hassan scrisse sulla rivista New Yorker, all’epoca della “seconda intifada” con le stragi suicide nei bus e nei bar israeliani, che “nessuno degli attentatori suicidi, di età compresa tra i 18 e i 38 anni, corrispondeva al tipico profilo della personalità suicida. Nessuno di loro era illetterato, disperatamente povero, depresso o debole di mente. Molti erano borghesi, avevano un lavoro ben pagato. Due erano figli di milionari”.

    
Come ha detto il principe Naif Abdel Aziz, ministro dell’Interno dell’Arabia Saudita, “a generare il terrorismo non è la disoccupazione né la voglia di riscatto sociale. Tra le persone arrestate ho conosciuto alti funzionari con ottimi salari”. Eppure, la doxa occidentale ripete che il terrorismo è figlio dell’ingiustizia, della povertà, della depressione economica, del malcontento sociale, della rabbia dei senza lavoro di un lumpenproletariat arabo offeso dall’arroganza dei paesi ricchi. Nulla di più falso. Il terrorismo non ha alcun legame con la povertà. E’ invece vero il contrario. Nell’islamismo, i nemici sono subumani. E nei loro confronti, coloro che sono formati alla guarigione sono ben disposti a diventare medici di morte.

   
Yasser Arafat, ad esempio, era un ingegnere, come Yahya Abu Ayash, il terrorista che ha assassinato 67 israeliani con i suoi micidiali congegni al tritolo affidati ai “martiri” di Hamas negli anni Novanta (prima che venisse eliminato da Israele). E il suo compagno terrorista George Habash – il pioniere del dirottamento aereo – era un medico. Hassan al Banna, fondatore dei Fratelli Musulmani, era un insegnante di scuola, mentre il suo ex successore, Sayyid Qutb, era un critico letterario. I terroristi dell’11 settembre, per non parlare del loro finanziatore multimilionario, Osama bin Laden, così come i terroristi che massacrarono i loro compatrioti britannici nel luglio 2005, non erano contadini impoveriti o lavoratori guidati dalla disperazione, ma fanatici istruiti motivati dall’odio e da ideali religiosi e politici islamici.

   
Al momento della morte di Arafat, nel novembre 2004, la sua guerra terroristica aveva ridotto questo reddito a una frazione del livello precedente, con un pil pro capite reale del 35 per cento inferiore al livello pre-settembre 2000, una disoccupazione più che raddoppiata e numerosi palestinesi ridotti alla povertà e allo sconforto.

   

I tre capi della Jihad islamica palestinese sono un medico, uno con un dottorato in Inghilterra e un insegnante

  
Il fondatore di Hamas, Ahmed Yassin, ha studiato all’Università al Azhar del Cairo, l’istituzione di istruzione religiosa superiore più prestigiosa del mondo islamico sunnita, che oggi chiama all’unità islamica contro Israele (“fratelli tutti”). Allo stesso modo, uno studio sui terroristi di Hamas e della Jihad islamica dalla fine degli anni 80 al 2003 aveva rilevato che solo il 13 per cento proveniva da un ambiente povero. Più della metà degli attentatori aveva frequentato studi superiori, rispetto ad appena il 15 per cento della popolazione totale. Tutti i sondaggi tra i palestinesi hanno mostrato un forte sostegno per il terrorismo tra gli studenti universitari, le fasce agiate della popolazione e i professionisti. I disoccupati sono i meno propensi a sostenere tali attacchi, perché ricordano il motto di Marx. Un altro studio dell’Università di Princeton ha dimostrato che più della metà degli attentatori suicidi palestinesi aveva frequentato la scuola superiore e proveniva da famiglie economicamente solide, mentre meno del quindici per cento della popolazione generale della stessa età aveva una formazione post liceale.

  
Il fondatore della Jihad islamica palestinese, Fathi Shiqaqi, era un medico che s’innamorò della rivoluzione dell’ayatollah Khomeini e che scelse Gaza come base per lanciare una campagna terroristica contro Israele negli anni Ottanta. Quando Shiqaqi venne ucciso, l’Independent gli dedicò un obituary dal titolo: “Il medico che rideva della morte”. Aveva studiato medicina all’Università di Mansoura, in Egitto. Poi va addirittura a lavorare in un ospedale di Gerusalemme, l’Augusta Victoria.

  
Il suo successore alla guida della Jihad islamica, Ramadan Shalah, ha conseguito un dottorato di ricerca all’Università di Durham, Inghilterra. La sua tesi del 1989 era intitolata “Il sistema bancario islamico”. Shalah è andato anche all’Università della Florida, a Tampa, dove Shalah ha insegnato come professore a contratto. Dopo Shalah, Ziyad Al Nakhalah, un insegnante. Il capo delle Brigate al Qassam di Hamas, Salah Shahada, aveva studiato scienze sociali all’Università del Cairo.

   
Nizar Rayan non era soltanto un leader terrorista di Hamas a Gaza. La sua libreria, distrutta nel raid israeliano, conteneva diecimila libri. Hamas è guidato da noti accademici, scienziati, studiosi, intellettuali, hanno tutti un curriculum invidiabile. Per dirla con il Times di Londra, “la leadership di Hamas è la più qualificata e colta del mondo”.

  
La dirigenza del movimento vanta 500 lauree di alto livello, medici e ricercatori universitari, la maggior parte educati in occidente. Mohammed Deif, il capo militare di Hamas, ha studiato fisica, chimica e biologia (il suo vice, Ahmed Jaabari, era laureato in storia). L’ex leader di Hamas, Khaled Meshaal, ha insegnato fisica. Il leader politico di Hamas in esilio, Ismail Haniyeh, è preside dell’Università islamica (a cui la Ue ha dato milioni di euro).

 
L’ultimo dei fondatori di Hamas nel 1987 ancora in vita, Mahmoud Zahar, è un medico eccellente, specialista in tiroidi, che ha fondato la Palestinian Medical Society, sua moglie è insegnante, un figlio ucciso era laureato in finanza, una figlia è professoressa di inglese e altri due sono all’università. A Zahar si deve l’aver contribuito alla rinascita della fratellanza musulmana nella Striscia di Gaza, cementando il legame con lo sceicco  Yassin. Implicato in numerosi attentati, il dottor Zahar parlando con l’ agenzia cinese Xinhua ha detto: “Sogno di appendere sul muro della mia casa una enorme mappa del mondo in cui Israele non compaia”.

 
Un chimico è Mohammed Nazzal, mentre un noto pediatra era il leader Abdul Aziz Rantisi, alto dirigente della Arab Medical Society ma soprattutto noto per la sua infaticabile campagna volta a “uccidere quanti più ebrei possibile”.

 
Sul New York Times David Margolick ha chiamato Rantisi “il terrorista più gentile che abbia mai incontrato”: “Nonostante tutta la retorica incendiaria del dottor Rantisi, c’era in lui una serenità sorprendente, la serenità del fatalismo e della fede. Quel giorno, entrando a casa del dottor Rantisi, mi chiesi come mi sarei sentito a stringere la mano a qualcuno che aveva fatto saltare in aria dei bambini ebrei. Mi chiedevo anche come si sarebbe sentito nel rilasciare una intervista a un ebreo americano. Ma anche gli assassini possono essere affascinanti. C’era una gentile affabilità nel dottor Rantisi. Anche se parlavamo di omicidi, a volte lui rideva. Il suo piano di pace era semplice: cinque milioni di ebrei dovevano andarsene. Allora ci sarebbe stata la pace. Fino ad allora ci sarebbe stata la jihad. Alla fine il futuro capo di Hamas mi augurò lunga vita. Tutto quello che dovevo fare era stare lontano dall’autobus israeliano sbagliato”. Rantisi poco dopo finirà in aria, colpito da un apache israeliano.

 
Un matematico è Saeed Siyaam, ministro dell’Interno di Hamas. Omar Razeq, ministro delle Finanze, ha studiato economia all’università americana dell’Iowa. Mahmud Abu Hanud, noto come “sette vite” per essere scampato a numerosi tentativi di eliminazione da parte di Israele, si era laureato all’Islamic College di Gerusalemme e aveva decine di cadaveri sulla coscienza. Il ministro dell’Educazione di Hamas, Nasser Eddin al Sha’er, ha studiato a Manchester e New York. Il veterano di Hamas Ismail Abu Shanab, coinvolto nell’uccisione di soldati israeliani, ha frequentato la Colorado State University. Baseem Naeem è diventato medico chirurgo in Germania, Atif Adwan deve la sua formazione scientifica alle più brillanti università del Regno Unito, mentre Aziz Dweik il suo inglese lo ha appreso all’Università della Pennsylvania. Mousa Marzook, accusato di essere coinvolto nell’assassinio di 47 civili israeliani fra il 1990 e il 1994, ha studiato alla Louisiana Tech e alla Columbia University.

  

La prima  mente del terrorismo palestinese, George Habash, era un medico che non disdegnava l’uccisione dei bambini ebrei

  
Anche la prima mente del terrorismo palestinese, George Habash, era un medico. Il capo del Fronte popolare palestinese non era mai turbato dal pensiero delle vittime innocenti del terrorismo, dai sette ebrei arsi nel rogo della sinagoga di Amburgo data alle fiamme con un bidone di benzina, i quarantasette passeggeri (fra cui alcuni bambini) morti nell’aereo svizzero esploso in volo e caduto nella foresta di Doettingen, i civili dilaniati dalle cariche di tritolo negli uffici della El Al in Europa.

 
“Il fine giustifica sempre i mezzi”, diceva il dottor Habash. “Uccidere un ebreo lontano dal campo di battaglia ha più effetto che uccidere cento ebrei in battaglia”. Eppure, prima di ammazzare la gente, quest’uomo la curava. E con quanta dedizione. Era medico. Possedeva ad Amman una clinica dove ospitava soprattutto bambini (Habash si era specializzato in pediatria). Era un medico anche Wadi Haddad, uno dei capi del terrorismo palestinese negli anni Settanta.

   

Un medico nazista: “Preservo la vita. E per rispetto della vita va rimossa un’appendice incancrenita, l’ebreo”, incancrenita nel corpo dell’umanità

   
Sono gli stessi medici che hanno ordinato gli attacchi terroristici in Israele in cui decine di bambini, donne e anziani sono stati fatti a pezzi sugli autobus della società Egged; che hanno distrutto caffetterie e pizzerie, che hanno trasformato i centri in macelli, che hanno fatto saltare in aria i mercati alimentari, che hanno sventrato discoteche insieme a centinaia di studenti. Il “dottor Rantisi” ordinò di aggiungere pezzi di metallo alle bombe, per infliggere più dolore e morti agli ebrei.

 
Dopo la Seconda guerra mondiale e l’Olocausto, lo psichiatra americano, Robert Jay Lifton, ha intervistato molti ex nazisti. Stupefatto, come medico, su come quei crimini senza precedenti fossero stati commessi da medici, Lifton era determinato a rispondere ad alcune domande fondamentali. Come potevano dei medici partecipare all’omicidio su larga scala di esseri umani innocenti e indifesi? Quando Lifton chiese al medico delle SS, Fritz Klein, come aveva potuto essere complice di un tale regno grottesco della morte, Klein rispose senza esitazioni: “Certo, io sono un medico, e voglio preservare la vita. E per rispetto della vita umana si deve rimuovere un’appendice incancrenita da un corpo malato. L’ebreo è l’appendice incancrenita nel corpo dell’umanità”.

 
Per Hamas, gli ebrei non sono un cancro?

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.