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In Cina

Pechino offre un posto d'onore a Putin al Forum sulla Via della seta. Il teorema della bistecca

Giulia Pompili

La propaganda di Cina e Russia nel video fake, poi diventato virale, per mostrare la tossicità di tutto ciò che arriva dall'Occidente e dai suoi alleati

Taipei, dalla nostra inviata. L’amico senza limiti Xi Jinping ha provveduto a sicurezza, tappeto rosso e palcoscenico. E così ieri il presidente russo Vladimir Putin – al suo secondo viaggio fuori dai confini della Federazione sin da quando la Corte penale internazionale dell’Aia ha emesso un mandato di arresto nei suoi confronti – è arrivato a Pechino come ospite d’onore del terzo Forum sulla Via della seta. E c’è una foto di rito, scattata dopo un bilaterale con il primo ministro ungherese Viktor Orbán, unico rappresentante dell’Unione europea presente, in cui Putin ha un ghigno eloquente, quasi soddisfatto: non è lui il padrone di casa, deve accontentarsi di essere l’ospite, ma è un ospite importante e normalizzato tra i capi di stato arrivati ieri nella capitale cinese – compresi i rappresentanti del governo dei talebani in Afghanistan –, e non il paria che vorrebbe l’occidente. Il palcoscenico gliel’ha offerto Xi Jinping, il leader cinese che ha costruito l’epica attorno alla Via della seta anche (soprattutto) per celebrare se stesso: sui media di stato ieri era tutto un menzionare storie agiografiche sul giovane Xi che negli anni Sessanta aveva vissuto da “giovane istruito di città” nelle grotte piene di pulci di Liangjiahe.

Aveva vissuto la fame e la miseria, e allora come un movimentista d’altri tempi aveva trovato lui, da solo, “la chiave per risolvere i problemi della povertà”. Come? “Prima le strade, poi la prosperità”. Da quelle vie di comunicazione costruite in una generazione, che hanno contribuito ad arricchire la Cina, è passato poi all’intuizione della “Via della seta globale”, cioè il grande progetto d’influenza cinese che quest’anno ha compiuto dieci anni. Solo che, proprio come l’ultima riunione dei Brics, il summit iniziato ieri e che si concluderà oggi mette insieme paesi che hanno come unico collante il voler avere buoni rapporti con la Cina – secondo gli scienziati politici non si tratta più di multilateralismo, ma di “bilateralismo esteso” – ed essere contro l’occidente, e soprattutto contro l’America. Ieri Xi Jinping ha aperto il Forum con un brindisi durante la cena inaugurale, e ha detto, davanti a Putin, che “il mondo di oggi non è pacifico e lo sviluppo globale deve affrontare molte sfide”, ma che la Via della seta porterà pace e prosperità. Sul China Daily, un lungo articolo apologetico di Xu Wei aveva come titolo: “La visione di Xi avvicina il mondo”. 

“Tutti i paesi hanno il diritto di raccontare la propria storia come vogliono”, ha detto ieri a Taipei David O. Shullman, direttore del Global China Hub dell’Atlantic Council ed ex analista dell’intelligence americana, all’apertura dell’Indo-Pacific Workshop on Countering Disinformation. “Il problema è che per la Cina è diverso. C’è solo il Partito comunista cinese che detiene il potere del paese, e una ideologia alla base, il leninismo, che implica una ossessione per il controllo, non solo sulle informazioni ma anche sulle idee, il cui fine è solo il mantenimento del potere del Partito”. E’ anche così che si spiega la sovrapposizione della propaganda di Russia e Cina su quasi tutte le questioni globali, non solo la guerra d’invasione di Mosca contro Kyiv, ma anche il conflitto in Israele – Pechino non ha ancora mai detto l’espressione chiave, “estremismo islamico”, e descrive il conflitto sui media statali come un’aggressione unilaterale da parte di Israele contro la Palestina con il consenso e il sostegno dell’America. Chi si occupa di disinformazione a Taiwan – un luogo in cui le tecniche di manipolazione e disinformazione di Russia e Cina, diverse ma complementari, sono seguite e studiate quasi con maniacalità – lo chiama il teorema della bistecca. A un certo punto, qualche mese fa, ha iniziato a circolare un video diventato poi virale in cui una donna versa della Coca Cola su una bistecca di maiale, e c’è una reazione al contatto con il liquido.

La voce e i sottotitoli in cinese semplificato del video dicono: non comprare carne americana! Questa è la dimostrazione che è piena di parassiti! E’ tossica! La fake news è facilmente dimostrabile, ma l’aspetto interessante della viralità di un video così maldestro (la bottiglia che versa sulla bistecca di maiale non è nemmeno di Coca-Cola, ma di Pepsi) sta nella parola chiave: tossico. Anche le uova importate dall’occidente sono tossiche, come il pesce che viene dal Giappone, e i vaccini prodotti in America: tutto cioè che fa parte del mondo non a guida cinese è tossico. La tossicità è un tema ricorrente perché dimostra il tradimento dei governi degli altri paesi rispetto alla cura e alla protezione del Partito comunista cinese nei confronti del popolo, soprattutto in un momento in cui la popolazione cinese inizia a mettere in discussione molta di questa supposta protezione: l’economia rallenta, e i cinesi all’estero non sono poi così al sicuro. Il Forum sulla Via della seta, però, è il compimento di questa celebrazione assoluta, acritica del Partito nella sua proiezione sul mondo. E di un’ambizione geopolitica che andrà avanti, al fianco di Putin, oltre ogni ragionevole contraddizione.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.