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In Europa

Le linee rosse di Bruxelles sul sostegno a Israele

David Carretta

Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha convocato un vertice europeo per definire i limiti del supporto contro Hamas. Un'occasione per rimettere in riga Ursula von der Leyen 

Bruxelles. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, è sotto accusa nell’Unione europea e la sua colpa è di aver mostrato un sostegno incondizionato a Israele nella risposta a Hamas a Gaza, dopo l’attacco terroristico del 7 ottobre. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha convocato per questa sera un vertice straordinario in videoconferenza per rimettere in riga von der Leyen e ordine nella politica mediorientale del’Ue. Firmando quello che alcuni diplomatici definiscono “un assegno in bianco” a Benjamin Netanyahu, la presidente della Commissione ha superato due linee rosse che gran parte dei governi europei considerano invalicabili: compromettere gli interessi geopolitici dell’Ue e rischiare un’esplosione delle tensioni con le comunità musulmane in Europa.

Da quando Israele ha iniziato a preparare la risposta contro Hamas a Gaza, i leader delle istituzioni dell’Ue hanno inviato messaggi contraddittori, specchio delle divisioni tra i ventisette stati membri. Da un lato von der Leyen ha mostrato una solidarietà senza falle a Israele, rifiutato di fissare paletti in termini di diritto internazionale umanitario. Dall’altro, l’Alto rappresentante, Josep Borrell, ha criticato l’assedio della Striscia e moltiplicato gli appelli a evitare l’escalation. Agli occhi di diversi stati membri – Francia, Spagna, Irlanda, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo – von der Leyen avrebbe superato le prerogative e i poteri attribuiti dal trattato al presidente della Commissione. Annuncio caotico e retromarcia sulla sospensione degli aiuti ai palestinesi; viaggio in Israele con conferenza stampa al fianco di Netanyahu; omissione di ogni riferimento al rispetto del diritto internazionale umanitario nella risposta a Gaza: “Il medio oriente non è un terreno di gioco per gli ego”, spiega al Foglio un funzionario europeo, secondo il quale von der Leyen ha seminato il “caos” all’interno e all’esterno dell’Ue.

La scorsa settimana i leader dei paesi della regione e il segretario generale dell’Onu, António Guterres, hanno chiamato Michel e Borrell allarmati per i messaggi di von der Leyen. “Posizioni molto personali sono state presentate come posizioni dell’Ue. E questo ha provocato una reazione”, spiega il funzionario. A causa di von der Leyen “ci sono stati danni” per gli interessi dell’Ue, a partire dalla guerra ucraina. “Sull’Ucraina il rischio è di perdere il sud del mondo a causa di una posizione personale”, dice il funzionario. “Questo è un regalo dal cielo alla Russia”, che può dire che “l’ordine mondiale non vale per il mondo arabo”, conferma un diplomatico: “Dobbiamo dimostrare che, anche se un paese ha il diritto di difendersi, deve farlo prendendosi cura della popolazione civile”. La linea rossa esterna da non superare è composta da diversi altri fattori. In medio oriente l’Ue teme un’escalation regionale che potrebbe trasformarsi in guerra totale. Una risposta troppo dura di Israele a Gaza potrebbe destabilizzare e radicalizzare i paesi vicini. Anche gli interessi economici europei contano: le forniture di petrolio e gas alternative alla Russia vanno preservate. Netanyahu ha chiesto di sanzionare i paesi che proteggono Hamas, ma l’Ue non vuole muoversi contro il Qatar perché, oltre a mettere a rischio il gas, significherebbe perdere un mediatore importante per la liberazione degli ostaggi europei.

L’altra linea rossa dell’Ue è tutta interna e legata alle difficoltà politiche di ciascun governo. C’è il rischio evocato da Michel di una nuova crisi migratoria: un’ondata di profughi verso Libano, Egitto e Giordania potrebbe riversarsi sull’Ue come accaduto nel 2015-16 per la guerra in Siria. Ci sono poi “la polarizzazione e le tensioni dentro” con le comunità musulmane in Europa, spiega il funzionario. Alcuni paesi, come la Francia, hanno introdotto il divieto di manifestazioni pro palestinesi. Altri, come il Belgio, temono un’esplosione dei quartieri musulmani. Alcuni governi hanno protestato con Michel perché, con le sue parole pro Israele, von der Leyen avrebbe messo a rischio la sicurezza dei cittadini europei nella regione e la vita degli ostaggi europei detenuti da Hamas. Sabato von der Leyen ha annunciato 50 milioni di euro di aiuti umanitari in più per i palestinesi. Ieri il portavoce della Commissione ha ricordato che “nessuno aveva criticato la presidente per essere andata in Ucraina” all’inizio della guerra russa.  “Esprimere solidarietà a un paese che è stato oggetto di un terribile attacco terroristico è nelle prerogative del presidente della Commissione”, ha detto il portavoce, riconoscendo che a stabilire la linea dell’Ue in politica estera sono i leader del Consiglio europeo. Dal vertice oggi dovrebbe emergere questa linea: Israele ha il diritto di difendersi, ma deve farlo in linea con il diritto internazionale.