Le elezioni in Polonia

La sfida di Kaczynski all'ombra del cinghiale

Roman Giertych è un politico e un avvocato, ha rappresentato vari membri dell'opposizione e l'avvocato che ha un contenzioso con il leader del PiS per un progetto mai pagato: le torri gemelle di Varsavia

Micol Flammini

Il leader del PiS fugge da Varsavia e si candida a Kielce, dove a sfidarlo c’è un ex alleato passato al partito di Donald Tusk. La competizione sa di resa dei conti ma per le strade della città polacca, i due candidati si vedono appena

Kielce, dalla nostra inviata. Un ragazzo spettinato, con addosso i segni di una sbronza appena passata e di una nottata da dimenticare, distribuisce volantini elettorali per le strade di Kielce, città della Polonia meridionale, tra Varsavia e Cracovia. Sono volantini del PiS, il partito che governa la nazione dal 2015 e che nelle elezioni di domenica prossima cerca un terzo mandato consecutivo. Una coppia di anziani ne prende uno, lo guarda. Sono sorpresi perché nel volantino manca un nome importante, conosciutissimo. 

 

 

Lei spiega a lui come devono essere indicate le preferenze, lui le risponde che comunque sarà quel nome mancante a entrare in Parlamento, perché è  il capolista. Lei lo guarda e chiede, stupita: “Ma quindi, che facciamo, votiamo Kaczynski?”. Il nome mancante è proprio quello del leader del PiS, Jaroslaw Kaczynski, inaspettatamente candidato a Kielce, anziché a Varsavia. Tutti lo sanno, ma i segnali della sua presenza non si scorgono facilmente. Il suo nome non è sui volantini, neppure davanti alla scarna sede del PiS si scorgono segnali della sua presenza, soltanto vicino alla stazione, a ridosso di un parcheggio, tre manifesti attaccati a una rete, uno dietro l’altro, mostrano la sua foto e la scritta: Jaroslaw Kaczynski, il futuro sicuro dei polacchi. La decisione è anomala, perché il leader del PiS, per anni, si è sempre presentato come candidato a Varsavia, la città in cui è nato, in cui voleva anche erigere due grattacieli – le torri K – uno dedicato a se stesso l’altro a suo fratello Lech, che sarebbero dovuti diventare le Torri gemelle della capitale polacca e sono legate a un grande scandalo. Inoltre a Varsavia si sarebbe dovuta compiere la sfida delle sfide, quella tra lui e Donald Tusk, il leader dell’opposizione. Invece Kaczynski ci ha ripensato, sapeva bene come sarebbe andata a finire nella capitale polacca, e così si è rifugiato a Kielce, nel voivodato Swietokrzyskie, raccontando di sentire la città e tutta la regione molto vicine per via delle origini di sua madre. Il PiS sta cercando di cambiare immagine e in tutta la campagna elettorale ha insistito sulla diversità tra il centro e la periferia, tra città e campagna, si è assicurato che ci fossero sufficienti seggi elettorali anche nelle aree più rurali della Polonia e inoltre Kielce, che comunque è una città con quasi duecentomila abitanti, ha sempre votato per il PiS, quindi, senza troppo sforzo il leader del partito ha pensato che abbandonare per un po’ la sua Varsavia fosse la scelta giusta.

 

La Coalizione civica ha risposto con una scelta anomala e come sfidante di Kaczynski ha proposto una sua vecchia conoscenza: Roman Giertych, avvocato, un tempo alleato proprio del leader del PiS. Tra i due finì molto male, tanto che Giertych non soltanto abbandonò il governo ma offrì assistenza legale a vari membri dell’opposizione. I due si conoscono e  si detestano, Giertych è stato ministro dell’Istruzione, e divenne il responsabile della fine di un governo formato con il PiS, di cui lui era il vice e Kaczynski era  il premier. Come avvocato ha deciso di rappresentare tutti i politici più odiati dal leader  del PiS e anche l’architetto austriaco a cui Kaczynski aveva commissionato il progetto delle due famose torri, mai costruite e mai pagate. La decisione di candidarsi con la Coalizione civica è una sfida diretta e lo scontro a Kielce sa di resa dei conti. Eppure, per le strade della città, anche Roman Giertych si vede appena, bisogna cercarlo con attenzione per vedere la sua faccia su un manifesto elettorale sistemato su un palazzo di una piazza principale. 

 

La sede della Coalizione civica di Kielce non ha l’aria impenetrabile di quella del PiS, espone le foto di Tusk, non quelle di Giertych, c’è un cane che corre incontro a chiunque arrivi. Una candidata, Viktoria Mazurczak, spiega che tutti si sono stupiti della candidatura dell’avvocato, ma è una persona collaborativa, conosciuta e questo può aiutare in un feudo del PiS, in cui la Coalizione ambisce a portare in Parlamento almeno quattro deputati. Mazurczak è fiduciosa, le cose sono cambiate molto in questi anni e il ritorno di Tusk in Polonia è stato un risveglio, la strategia è cambiata: “A volte basta mostrare alle persone il rovescio della medaglia”. 

 

Kielce ha due simboli, uno storico e uno di cui alcuni si vergognano un po’. Il simbolo della vergogna è un coltellino a serramanico che ha dato il nome non ufficiale agli abitanti: scyzoryki, coltellini. In pochi sanno perché, ma i coltellini compaiono ovunque, un signore con un pizzico di disagio dice che è legato a storie di risse e di  hooligan. L’altro simbolo, che troneggia e inorgoglisce, è il cinghiale. Alle sue zanne, Kielce deve proprio il suo nome, e una statua massiccia con un cinghiale altezzoso troneggia nel centro della città. Alla sua ombra avverrà la sfida tra due nemici politici, di cui gli abitanti, scyzoryki e non, sembrano sapere poco: qui Kaczynski e Giertych sembrano i candidati più nascosti di tutta la campagna elettorale.  

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.