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editoriali

“Tunisi può restituirci i soldi”. Il commissario Várhelyi sbotta contro l'inaffidabile Saied

Redazione

Nell’Ue si litiga sull'accordo con la Tunisia. E sempre più stati si lamentano per il mancato coinvolgimento nelle trattative sul Memorandum

Il memorandum fra Ue e Tunisia vive una metamorfosi pericolosa, da pasticcio diplomatico a casus belli fra le istituzioni europee. A farne le spese è l’immagine stessa dell’Ue, e della Commissione in particolare, trascinata a mercanteggiare un accordo scomodo con Tunisi e costretta dal presidente-dittatore Kais Saied a rilanciare economicamente, a incassare minacce e a chiudere un occhio sulla deriva autoritaria che nel frattempo interessa il paese nordafricano. L’ultimo sviluppo è arrivato dopo che Saied, seguito dal presidente della Repubblica e dal ministro degli Esteri tunisini, hanno reiterato il messaggio sprezzante all’Ue: “Non chiediamo l’elemosina”, hanno detto, aggiungendo di volere rinunciare alla prima tranche di 60 milioni di euro appena sbloccata da Bruxelles ma giudicata troppo bassa. L’Ue l’ha visto come un ennesimo affronto e il commissario per il Vicinato, Olivér Várhelyi, è intervenuto ieri in modo scomposto.

Con un post su X, corredato dalla foto di un documento firmato dall’ambasciatore tunisino a Bruxelles, Várhelyi ha ricordato che “era stata la Tunisia a chiedere denaro all’Ue” e ha ammesso che l’aiuto economico sostenuto finora – rivendicato dall’Italia come un  successo politico – attinge a vecchi stanziamenti del 2021 che non hanno a che fare con il nuovo accordo. “La Tunisia è libera di cancellare tutto e restituirci il denaro. L’applicazione del memorandum riprenderà quando ritornerà lo spirito di collaborazione reciproca”, è stato l’ultimatum del commissario. Dopo le critiche dell’Europarlamento e dell’Alto rappresentante, Josep Borrell, martedì pure il presidente dell’Ue, Charles Michel, ha lamentato il mancato coinvolgimento degli stati membri nelle trattative, mentre alcuni europarlamentari hanno messo in discussione la natura stessa del Team Europe che ha concluso l’accordo, chiedendo chi debba rispondere dei negoziati condotti in questa forma ristretta. La Commissione ha risposto che queste critiche “non aiutano a risolvere il problema dell’immigrazione”. Un tutti contro tutti che non dà forza politica a un accordo sempre più sghembo.

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