Giorgia Meloni e Nerendra Modi (Getty Images) 

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Oscar Giannino

Avviare una consultazione del G7 con l’India per difendersi dalla Cina. Un piano per Meloni

Vittorio Emanuele Parsi ha indicato su queste pagine una prospettiva verso la quale Europa ed Occidente dovrebbero guardare con grande attenzione. L’invasione russa dell’Ucraina, le tensioni tra espansionismo della Cina e vicini asiatici, la grande gara mondiale tra Stati Uniti e Cina a chi stanzia più trilioni di dollari in sussidi e incentivi per investimenti nell’autonomia economica e tecnologie avanzate, tutto ciò ha mutato profondamente il quadro dei rapporti e della competitività mondiale nell’ultimo triennio. E deve finalmente spingere l’Occidente a mutare di segno la poca attenzione riservata alle accelerazioni politiche ed economiche avvenute tra i Paesi Brics e quelli del G20. I recenti vertici Brics e G20 hanno mostrato due evidenze.

 

La Cina punta ad accrescere la sua leadership globale attraverso i Brics, esteso anche a paesi-canaglia come l’Iran: è l’ideale cornice avanzamento del suo disegno ventennale di espansione geoeoconomica perseguito in Asia, America Latina e Paesi africani. Al contrario, la presidenza indiana del G20 è stata la piattaforma sulla quale Nerendra Modi – da 9 anni premier indiano – ha ribadito l’ormai non più nascosta ambizione di rappresentare una leadership globale alternativa rispetto a quella cinese. Non allineata né al pieno sostegno a Putin, né tanto meno alla Cina la cui presenze navali militari si infittiscono anche nell’Oceano indiano.

   

L’Occidente deve decidersi e aprire all’India, dice Parsi. Ha ragione. E l’occasione non solo c’è. Ma potrebbe esserne l’Italia, la protagonista. Perché la presidenza annuale 2024 del G7 è affidata all’Italia, tra poche settimane toccherà a Giorgia Meloni e al suo governo coordinare i lavori del forum che da metà anni Settanta raduna le democrazie industrializzate occidentali. Come si ricorderà, quando a lungo l’Occidente si illuse su Putin, il G7 si apri alla formula G8, chiedendo a Mosca di partecipare. Ma quella stagione è finita da un pezzo: da anni Putin dice che non gli interessa in alcun modo avere a che fare con il G7 e il suo modello democratico ormai in decadenza. E’ venuto dunque il momento di sparigliare: offrire alle ambizioni di Modi il ruolo ponte tra G20 e G7, offrendogli lo stesso status riservato un tempo a Putin.

 

Intendiamoci, Modi non è un leader a-problematico. Non lo è innanzitutto per le caratteristiche domestiche del suo movimento politico. Il fortissimo ritorno al nazionalismo hindu ha significato un pericoloso innalzamento delle tensioni con i musulmani, ergo con il Pakistan, e con gli stessi cristiani. Il suo governo è nazionalista-autoritario, senza ancora riuscire ad alterare i caratteri democratici di quell’immenso e contraddittorio esperimento sociale che resta l’India. Un tempo le ambizioni di Modi di portare l’India a essere la terza economia del pianeta dopo Usa e Cina apparivano velleitarie. Ma nell’ultimo biennio i tassi di crescita indiani superiori alla frenata cinese, e un’astuta diversificazione dei partner necessari ai maggiori progetti di crescita indiana, rendono ora l’ambizione di Modi assai più credibile.

  

L’amministrazione americana l’ha capito, e Biden al G20 è stato compiacente anche di fronte a un comunicato anodino sull’Ucraina. L’Europa, al di là degli sforzi di ognuno dei suoi membri per accrescere l’interscambio con l’India, è stata a guardare. La Germania nell’ultimo ventennio ha puntato sulla Cina e oggi si lecca le ferite per l’errore compiuto, ritrovandosi con un interscambio commerciale di segno negativo con Pechino. Chi in Europa dai tempi di Chirac ha puntato sull’India è stata la Francia, lanciando con una partnership che ha preso sempre più forza: dalle forniture militari di piattaforme avanzate aeree e navali, alla cooperazione nel nucleare di nuova generazione, alle ricerche sul quantum computing e nelle life sciences.

 

Il 14 luglio Modi era a Parigi, alla grande sfilata militare e per ricevere la Gran Croce della Legion d’Onore. Il governo italiano sin qui sembra puntare soprattutto a un G7 che lanci una grande iniziativa di sostegno verso tutta l’area mediterranea e del Sahel africano. Piano che l’Italia non può certo realizzare da sola, al di là della mistica propaganda sul nuovo “Piano Mattei”. Ma perché Roma non dovrebbe puntare a un progetto ancor più ambizioso? E cioè avviare una consultazione riservata tra i paesi del G7 e con Modi per un aggancio diretto tra G7 e india? Una partita fuori da ogni declamazione mediatica, perché immense sensibilità e interessi sono in gioco. Ma perché no, visto oltretutto quel che potremmo guadagnarci in termini di presenza diretta industriale e accesso alla risorse indiane?   
 

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