chi c'era nell'aereo con il capo della Wagner

Storie, interessi, sventure dei passeggeri sull'aereo di Prigozhin

Micol Flammini e Priscilla Ruggiero

Dmitri Utkin, Valeri Chekalov, Evgeni Makaryan, Sergei Propustin, Aleksandr Totmin, Nikolai Matuseev: sono i mercenari  che erano sul jet Embraer Legacy 600  insieme al capo della Wagner. Chi erano i combattenti e i membri dell'equipaggio a bordo

Igor Korotchenko è un ex ufficiale russo, oggi analista militare molto vicino al Cremlino, frequente ospite dei salotti televisivi di propaganda, in cui mesi fa suggerì che Vladimir Putin non si sarebbe dovuto fermare all’Ucraina, ma sarebbe dovuto andare ben oltre: con tanto di mappa mostrò che l’esercito russo sarebbe dovuto arrivare ai paesi baltici. Ieri, dopo la notizia dello schianto dell’aereo di Evgeni Prigohzin, ha detto che il capo dei mercenari ha creato il secondo marchio militare russo più famoso al mondo. Il primo è sicuramente il fucile Kalashnikov, il secondo è proprio la compagnia Wagner. Ha detto Korotchenko: “Prigozhin era il cervello e il motore della Wagner. Tutte le questioni operative, organizzative e finanziarie, erano gestite da lui. Ha creato la compagnia militare privata di maggior successo e potenza al mondo”. La lista passeggeri del jet privato Embraer Legacy 600 includeva, oltre al nome di Prigohzin, quelli di: Dmitri Utkin, Valeri Chekalov, Evgeni Makaryan, Sergei Propustin, Aleksandr Totmin, Nikolai Matuseev, tutti membri della Wagner. Assieme a loro volavano tre membri dell’equipaggio. A bordo dell’aereo c’erano anche nomi di peso della compagnia, oltre a Prigozhin.
 

Dmitri Utkin

Quando la Wagner iniziò la sua marcia verso Mosca, Prigozhin era a Rostov sul Don, monitorava da lontano e gestiva le trattative. A guidare la colonna di uomini era Dmitri Utkin, un combattente, un mercenario, un ex ufficiale del Gru, l’intelligence militare russa, e un fanatico nostalgico del nazismo, tanto da tatuarsi la svastica sul petto e il simbolo delle Ss ai lati del collo: lui era tra i denazificatori mandati da Vladimir Putin a liberare l’Ucraina. Se Prigozhin era il cervello, Utkin, era un leader operativo e soprattutto un addestratore accusato di gravi violazioni dei diritti umani, comprese torture e uccisioni arbitrarie. E’ tra i fondatori della compagnia, proprio lui avrebbe suggerito di chiamarla “Wagner”, che per anni è stato il suo nome di battaglia, in onore al compositore tedesco Richard Wagner. Dopo aver lasciato il Gru, Utkin si è unito alla società di sicurezza Moran e poi è passato allo Slavjanskij Korpus, la compagnia con sede a San Pietroburgo che raccoglieva  veterani russi da impiegare per le guerre nascoste del Cremlino. A ottobre del 2013 i Corpi slavi hanno raccolto quasi trecento combattenti, quasi tutti dislocati in Siria. Anche Utkin è stato in Siria e a Homs avrebbe dato ordine di picchiare un disertore Wagner e di filmare la sua morte. L’anno dopo la compagnia è stata sciolta e Utkin assieme a Prigozhin ha fondato la Wagner, la prima missione è stata l’Ucraina,  quando i combattenti comparirono per la prima senza insegne, sotto il nome di omini verdi, a occupare la Crimea e a combattere nella regione del Donbas.
 

Valeri Chekalov

Dossier center, un gruppo investigativo formato da oppositori del Cremlino che vivono in esilio, nel 2019 aveva dimostrato che l’uomo d’affari Valeri Chekalov sosteneva attivamente la Wagner e l’Esercito nazionale libico. Chekalov è un miliardario, un oligarca e le sue società sono collegate agli affari della Wagner soprattutto in Siria e in Libia. E’ il proprietario della Kollective services, una società che ha sede a San Pietroburgo e che collabora con la Concord, l’azienda di catering che dal 2011 fa capo a Violetta Prigozhina, madre di Evgeni. E’ dal catering e da una foto che mostra Prigozhin intento a scoperchiare un piatto, che viene il nome di “cuoco di Putin”. Chekalov è anche il proprietario di Evo Polis, una società che, secondo l’Associated Press, ha stipulato un accordo con il governo siriano per ricevere proventi energetici in cambio della messa in sicurezza delle zone controllate dallo Stato islamico. A Utkin la guerra, a Chekalov i soldi della Wagner. 

 

Alexander Totmin

Della compagnia fanno parte ex ufficiali dell’esercito, dei servizi di sicurezza, esaltati, veterani, e anche ragazzi  attratti dal marchio Wagner. Tra di loro c’era Alexander Totmin, detto Tot per semplice abbreviazione del suo cognome, era nato nella Repubblica di Altaj trentuno anni fa. A volte è indicato come guardia del corpo di Prigozhin, a volte come combattente che avrebbe servito con la compagnia in Sudan. Della sua vita prima della Wagner,  si conoscono le accuse di furto, di una motosega, e le multe per non aver rispettato l’isolamento durante la pandemia. 


Evgeni Makaryan

Secondo il canale russo telegram Brief, il trentottenne Makaryan, detto “Makar”, si sarebbe unito alla Wagner a marzo 2016 dopo aver abbandonato la sua ex professione di agente di polizia, era un noto collaboratore della compagnia di mercenari e, secondo alcune fonti russe, una delle guardie del corpo di Prigozhin. Era stato inviato a combattere al quarto distaccamento d’assalto della Wagner in Siria, dove nel febbraio 2018, durante la battaglia di Khasham  – in cui alcune incursioni aeree degli Stati Uniti contro le forze filo Assad hanno ucciso centinaia di mercenari russi – è rimasto ferito alla gamba sinistra. Il nome di Makaryan compare anche nella lista dei “nemici dell’Ucraina” sul sito web di Kyiv Myrotvorets, ma della sua vita privata si sa poco o nulla: viveva a Magnitogorsk, la città d’acciaio lungo le rive del fiume Ural, era una persona riservata, non era sui social, praticava le arti marziali del kudo e del sambo e, scrive Dossier, “amava leggere”.


Sergei Propustin 

Nella lista nera degli ucraini c’è anche Propustin, schedato come agente del dipartimento principale delle Forze armate della Federazione russa. Il media russo Fontanka ha sentito la nipote, Anastasia Propustina, che ha confermato il coinvolgimento di “Kedr” – “cedro”, così veniva chiamato – nella Wagner: a maggio era stato fotografato in un incontro di Prigozhin con i giornalisti nella regione di Novosibirsk in uno dei suoi viaggi “segreti”, la foto lo ritrae vestito completamente di nero con un berretto che gli nasconde il volto, accanto al capo della Wagner, ed è anche per questo motivo che secondo i media russi sarebbe stato anche lui nella cerchia delle sue guardie del corpo. Ex guardiamarina, Propustin è diventato mercenario nel 2015, nel 2016 è entrato nel secondo distaccamento di ricognizione  e assalto da cui Prigozhin ha reclutato molte guardie personali.  Aveva compiuto da pochi giorni 44 anni, prima di entrare nella Wagner aveva combattuto nella seconda guerra di Cecenia e secondo gli esperti la sua specialità era quella di lanciagranate da ricognizione.


Nikolai Matuseev

L’unico passeggero, oltre ai membri dell’equipaggio, a non figurare negli elenchi della Wagner è Matuseev. I media russi hanno trovato pochissime informazioni sul suo conto e molti riconducono il suo nome a Nikolai Matusevich,  tiratore nel quarto distaccamento d’assalto in Siria entrato nella compagnia nel 2017. Dossier ha pubblicato la  foto segnaletica di un giovane Matusevich con la felpa, l’unica anche a essere in bianco e nero. 


L’equipaggio

Le autorità russe hanno dichiarato la morte anche del comandante Aleksei Levshin, il copilota Rustam Karimov e l’assistente di volo Kristina Raspopova, i tre membri dell’equipaggio. Non è chiaro se fossero impiegati direttamente da Prigozhin, da un’azienda di sua proprietà o da un’altra società, ma il jet privato, di fabbricazione brasiliana, era già stato utilizzato da Prigozhin ed era sotto  sanzioni statunitensi dal 2019. I media russi hanno intervistato i loro familiari: Raspopova, 39 anni, l’unica donna sul jet,  aveva riferito alla  famiglia che per qualche motivo il volo era in ritardo.  Il padre del copilota, la vittima più giovane, ha detto ai giornalisti che  Karimov  lavorava per l’azienda soltanto da tre mesi, mentre il pilota, Levshin, aveva 51 anni, due figli, e  “lavorava  nel settore dell’aviazione da una vita”.

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