Editoriali
Un reclutato a Roma. Anche l'America spia, dice Pechino
Ma la storia serve di più alla propaganda. La Cina negli ultimi mesi ha aumentato l'attenzione su spionaggio e controspionaggio e sfrutta mediaticamente questi casi
Ieri il ministero della Sicurezza nazionale della Repubblica popolare cinese ha fatto sapere in una nota di aver “ottenuto le prove” riguardo all’attività di spionaggio di un cittadino cinese per conto della Cia. Il signor Zeng, cinquantadue anni, che aveva accesso a informazioni militari per via del suo ruolo in un’azienda legata alle Forze armate, sarebbe stato inviato dalla sua unità in Italia, a Roma, per motivi di studio. A Roma sarebbe stato avvicinato da un funzionario dell’ambasciata americana in Italia, il quale avrebbe approfittato del ruolo militare di Zeng per “instillargli i valori occidentali”, con cene e gite turistiche, denaro e promesse di trasferimenti negli Stati Uniti. L’uomo avrebbe addirittura firmato “un accordo di spionaggio” con la Cia per fornirle informazioni militari sensibili. Tornato in Cina, una volta terminati gli studi in Italia, Zeng “ha continuato a incontrare segretamente il personale della Cia, fornendo agli Stati Uniti una grande quantità di informazioni di intelligence”. Le autorità cinesi hanno affermato di aver preso misure obbligatorie contro Zeng e di aver trasferito il caso alla procura per la “revisione e l’incriminazione”. Negli ultimi mesi Pechino sta catalizzando l’attenzione sulle sue battaglie anti spionaggio, ha emanato nuove leggi e modificato alcune già esistenti per ampliare la definizione di spionaggio, conferire maggiori poteri per contrastarlo in nome della sicurezza nazionale. Il caso Zeng – non confermato da Washington – è solo l’ultima spy story tra Cina e Stati Uniti: l’Amministrazione americana negli ultimi mesi ha parlato di un numero crescente di casi di spionaggio per conto di Pechino, e soltanto una settimana fa due marinai in California sono stati arrestati per aver fornito informazioni militari statunitensi a ufficiali dell’intelligence cinese. Ora la Cina, con questo racconto dettagliato, vuole dimostrare che anche l’America spia, che il problema è reciproco e che per il controspionaggio di Pechino vale tutto.
Isteria migratoria