Dopo i rimproveri francesi, Fiona Scott Morton si dimette. Così Macron assassina l'Antitrust dell'Ue

David Carretta

In seguito all'intervento del presidente e alla richiesta di tre ministri francesi di riconsiderare la nomina, l'economista americana ha rinunciato all'incarico di capo-economista della direzione generale Concorrenza della Commissione europea. Ma più che sul suo passaporto, la battaglia era sulla sopravvivenza dell'Antitrust

Bruxelles. Con un tweet alle otto del mattino, Marghrethe Vestager ha annunciato che l'economista americana, Fiona Scott Morton, ha rinunciato all'incarico di capo-economista della direzione generale Concorrenza della Commissione europea. Dopo un intervento senza precedenti del presidente francese, Emmanuel Macron, seguito alla richiesta di tre ministri del suo governo di riconsiderare la nomina, non c'era altra soluzione. “Sono onorata di essere stata selezionata come capo-economista della Dg Concorrenza. Tuttavia, data la controversia politica che ha sollevato a causa della selezione di un non europeo per ricoprire questa posizione, e l'importanza che questa Direzione generale abbia il pieno sostegno dell'Unione europea nell'applicare le regole, sono giunta alla conclusione che la miglior cosa da fare per me sia ritirarmi”, ha scritto Scott Morton a Vestager. La vicepresidente della Commissione si è detta “dispiaciuta” della decisione.

 

Martedì, davanti a una commissione del Parlamento europeo, Vestager aveva difeso con forza la nomina di quella che considera una delle migliori economiste al mondo nel campo dell'antitrust e delle bigh tech. Aveva accusato i parlamentari di farne una questione solo di “passaporto”. Scott Morton avrebbe dovuto giocare un ruolo chiave nella messa in opera del Digital Markets Act (Dma), la nuova regolamentazione europea per mettere le redini alle grandi piattaforme. Inoltre, avrebbe fatto da argine alle intromissioni politiche di chi vuole smontare le regole della concorrenza per rilanciare i campioni nazionali sotto lo slogan dell'autonomia strategica europea. Alla fine, più che sul passaporto americano, la battaglia sulla nomina di Scott Morton era la sopravvivenza dell'Antitrust dell'Ue. E Vestager ha perso.

   

Scott Morton ha un curriculum difficile da trovare nel mondo accademico europeo. Economista alla Yale University, ha lavorato all'Antitrust americano, è esperta di grandi piattaforme digitali, che ha conosciuto da vicino, dato che ha avuto consulenze con Apple e Amazon. Non per questo Scott Morton è una colomba sui Big Tech. Al contrario. In un articolo pubblicato dall'Antitrust Law Journal nel 2021, dal titolo "Platform Annexation", ha illustrato le strategie dei colossi digitali per mantenere la loro posizione dominante, con stratagemmi per penalizzare e alzare i costi dei concorrenti. E' una delle ragioni per cui è stata voluta da Vestager. Le indagini condotte dall'Antitrust dell'Ue si concentrano sempre più su queste pratiche delle piattaforme. Con il Dma i poteri vengono rafforzati ancora di più. Scott Morton è stato uno dei "migliori economisti al mondo nel campo dell'organizzazione industriale", ha spiegato il Premio Nobel dell'economia francese, Jean Tirole: "La Commissione europea e, più in generale, noi europei siamo molto fortunati ad aver qualcuno del suo calibro". 

La Francia ha lanciato la sua guerra a Scott Morton sulla base del suo passaporto americana. A seguito della sua nomina da parte del collegio dei commissari martedì 11 luglio, tre ministri - quella degli Esteri, Catherine Colonna, quello del Digitale, Jean-Noël Barrot, e quella degli Affari europei, Laurence Boone - hanno chiesto a von der Leyen di riconsiderare la decisione in nome della sovranità europea. Dopo un primo rifiuto, è intervenuto direttamente Macron. Uscendo dal vertice Ue-Celac martedì il presidente francese si è detto “dubitativo” della nomina di Scott Morton e ha rivendicato la  necessità di una “autonomia intellettuale” dagli Stati Uniti. Dietro le quinte si è mosso anche il commissario al Mercato interno, Thierry Breton, acerrimo nemico di Vestager e grande sostenitore di una politica industriale interventista e protezionista. Breton ha fatto firmare una lettera ai suoi colleghi Paolo Gentiloni, Josep Borrell, Elisa Ferreira e Nicolas Schmit per chiedere a von der Leyen di riconsiderare la nomina. Dentro il Parlamento europeo alcuni hanno contestato potenziali conflitti di interessi per le relazioni di Scott Morton con Apple, Amazon e Microsoft (non avrebbe potuto occuparsi per due anni delle società con cui ha lavorato). 

In realtà, il passaporto e i potenziali conflitti di interesse erano solo espedienti. Come ha spiegato Christophe Carugati del think tank Bruegel prima della decisione di ritirarsi, le opinioni Soctt Morton avrebbero potuto “rappresentare un problema per quei politici degli stati membri e commissari dell'Ue che pensano che una politica industriale di successo richieda un certo allentamento dell'applicazione delle norme sulla concorrenza e/o sugli aiuti di stato all'interno dell'Ue”. Scott Morton probabilmente si sarebbe opposta “vigorosamente a questo approccio. Ma questa opposizione non ha nulla a  che vedere con la sua nazionalità. E' una visione ampiamente condivisa tra economisti, autorità garanti della concorrenza e diversi stati membri dell'Ue”, ha scritto Carugati. A parte la Francia, nessun altro governo aveva sollevato obiezioni in pubblico 

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