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Editoriali

Un'altra sberletta di Giorgia Meloni a Viktor Orbán

Redazione

L’Italia firma una lettera contro il governo ungherese: “La legislazione e la retorica politica sono in contrasto con i princìpi di non discriminazione, il diritto internazionale dei diritti umani e la dignità delle persone”

Un gran numero di ambasciatori e di addetti culturali accreditati a Budapest ha firmato una lunga nota di condanna per le posizioni assunte dal governo ungherese che contrastano il 28° Budapest Pride, considerato invece dai firmatari espressione della libertà garantita a tutti i cittadini che giustamente rivendicano il diritto a non essere discriminati. Nel documento si afferma esplicitamente che invece “la legislazione e la retorica politica” in Ungheria sono “in contrasto con i princìpi di non discriminazione, il diritto internazionale dei diritti umani e la dignità delle persone”. Tra gli ambasciatori firmatari c’è quello italiano e manca quello polacco. Evidentemente l’Italia, la cui diplomazia dipende da Antonio Tajani, ha preferito seguire l’indirizzo fortemente sostenuto dall’ambasciatore americano David Pressman, attivista gay e avvocato specialista in diritti umani, anche se questo significa censurare il premier Viktor Orbán.

D’altra parte le differenze e persino i contrasti con le posizioni italiane di Orbán non si fermano ai diritti degli omosessuali: sulla politica migratoria europea l’Ungheria ha rifiutato di approvare la posizione della Commissione Ue sostenuta dall’Italia, per non parlare dell’atteggiamento sulla guerra in Ucraina che vede l’Ungheria su posizioni contrarie allo sforzo occidentale di sostegno contro l’aggressione russa. Il fatto che l’Italia abbia deciso di sottoscrivere la dura critica a Orbán, invece di seguire l’esempio della Polonia, segnala il distacco del centrodestra italiano dalle posizioni più polemiche di altri esponenti della stessa area. Questo fa intendere anche quanto sia irta di difficoltà la via per quel cambiamento di orientamento dell’asse politico dell’Unione che pure viene perseguito, ma anche che alla fine il collegamento con l’America e l’occidente resta più forte di ogni altra prospettiva politica di centrodestra, il che è un’altra prova della prevalenza della funzione e della responsabilità di governo sulle pulsioni propagandistiche.

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