Che cosa c'entra la coercizione cinese con "Barbie" e le Blackpink

Ovunque si veda la famigerata mappa, Hanoi protesta

Giulia Pompili

Pechino ha inventato di sana pianta una geografia in cui praticamente tutto il Mar cinese meridionale appartiene alla Cina. Il Vietnam fa una guerra spietata alla cosiddetta linea dei Nove punti e blocca tutti i contenuti che fanno propaganda per Xi

Il Vietnam ha un problema con le mappe, non con “Barbie”. Il paese simbolo di un socialismo a partito unico che cerca di aprirsi al mondo occidentale ha vietato la distribuzione dell'attesissimo film della Warner Bros mica per la rappresentazione femminile, per le scene sensibili, per Margot Robbie, e nemmeno per suscettibilità, ma per una ragione di principio molto più politica. E che riguarda anche noi. L'altro ieri Pham Thu Hang, portavoce del ministero degli Esteri di Hanoi, ha detto in conferenza stampa che "la posizione del Vietnam sulla linea dei Nove punti è chiara e coerente, ed è stata chiarita più volte”, e poi che “la diffusione e il consumo di prodotti e stampe contenenti la linea dei Nove punti in Vietnam violano le leggi e non sono accettate".

 

Il problema è una mappa che si vede in una scena del film “Barbie” e la Cina, che da più di dieci anni ha inventato di sana pianta – più o meno così dice una nota sentenza della Corte permanente di arbitrato del 2016 – una geografia nella quale Pechino rivendica praticamente tutto il Mar cinese meridionale, cancellando quindi le territorialità di Vietnam, Filippine, Malaysia, Indonesia, Brunei, per non parlare di Taiwan. Tutti sanno che la cosiddetta “linea dei Nove punti”, quella che tratteggerebbe di fatto i confini delle acque cinesi secondo la Cina, è illegittima. Eppure, nonostante questo, per entrare nel gigantesco mercato cinese le grandi aziende internazionali sono costrette a fare attenzione a molti dettagli che non violino certe regole.

 

Per offrire un esempio della sensibilità della materia, qualche tempo fa il Foglio provò a raccontare il difficile lavoro di chi oggi disegna le mappe per un colosso italiano che produce e distribuisce giochi educativi per bambini in tutto il mondo, per esempio mappamondi, ma l'azienda stessa preferì evitare l'argomento. Le mappe cinesi sono illegittime, mostrano un mondo che non esiste, rivendicazioni che non poggiano su basi storiche, eppure l'influenza cinese sta facendo in modo che chiunque voglia fare affari in Cina debba piegarsi a compromessi politici. Il governo vietnamita ha deciso di usare la tolleranza zero su questo, per non far passare l'idea che sia normale decidere di rivendicare un territorio – un territorio strategico: dal Mar cinese meridionale passa anche il 40 per cento parte del commercio estero dell'Unione europea – e disseminare di messaggi impliciti anche i prodotti culturali, quelli destinati al grande pubblico.

 

A metà marzo anche il film “Uncharted”, con protagonista Tom Holland, era stato vietato in Vietnam per una mappa che mostrava la linea dei Nove punti. Stessa sorte per “Il piccolo yeti” della DreamWorks. E ieri è capitato alle Blackpink, la super band del K-pop, che a fine mese si esibiranno ad Hanoi in un concerto attesissimo: la iMe Entertainment Group Asia, che organizza l'evento, ieri è stata costretta alle scuse per aver messo una mappa con la linea dei Nove punti sul sito web delle popstar. Per il governo di Hanoi mettere un freno alle rivendicazioni di Pechino non ha niente di velleitario: la Cina ci prova da decenni a prendere il possesso dell'arcipelago delle isole Spratly, ha costruito nell'area isole artificiali con strutture militari, e solo trentacinque anni fa 64 soldati vietnamiti morirono in una battaglia contro i cinesi per continuare ad avere il controllo del Mar cinese meridionale. E quindi anche delle rotte del commercio europee.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.