No, il patto europeo sui migranti non è saltato. E i sovranisti hanno perso. Cosa succede ora

David Carretta

Molti giornali non se ne sono accorti ma il nuovo Patto su migrazione e asilo ha resistito al tentato assalto di Polonia e Ungheria. Guida a un nuovo complicato equilibrio europeo

Bruxelles. Il nuovo Patto su migrazione e asilo ha resistito al tentato assalto di Polonia e Ungheria. Mateusz Morawiecki e Viktor Orbán sono usciti sconfitti dal Consiglio europeo di giovedì e venerdì, nonostante pugni sul tavolo e veti. A nulla sono servite sette ore di discussione con proposte di compromesso. Inutile anche la mediazione della loro alleata formale o naturale Giorgia Meloni. Il primo è in campagna elettorale in vista del voto in autunno in Polonia, con il suo Partito Giustizia e Libertà in difficoltà nei sondaggi. Il secondo usa l'Unione europea come costante bersaglio per nascondere i crescenti problemi interni all'Ungheria, salvo presentarsi ogni volta con il cappello in mano per chiedere più soldi a Bruxelles.

 

Dopo la due giorni di Consiglio europeo, sono emerse due verità. La prima è che Morawiecki e Orbán escono sconfitti e isolati. Il nuovo Patto su migrazione e asilo è ancora vivo e gli altri venticinque stati membri andranno avanti nei negoziati con il Parlamento europeo per arrivare a un accordo definitivo prima della fine della legislatura il prossimo anno. La seconda è che l'internazionale sovranista non esiste. Il rifiuto della solidarietà obbligatoria sui migranti da parte dei leader nazionalisti di Polonia e Ungheria va contro la richiesta di solidarietà che viene dal leader nazionalista dell'Italia. Al di là degli slogan, Morawiecki, Orbán e Meloni non sono in grado di concordare una politica migratoria coerente per l'Ue.
   
I nazionalisti vedono l'Ue come un gioco a somma zero, con soli vincitori e vinti. Invece l'Ue è un tentativo costante e complesso di risolvere problemi comuni con soluzioni che avvantaggino tutti. E' lo spirito anche del nuovo Patto su migrazione e asilo. Ci sono ventiquattro stati membri che sono pronti ad aiutare l'Italia con la solidarietà obbligatoria, accogliendo richiedenti asilo con il sistema dei ricollocamenti oppure versando 20 mila euro a migrante in un fondo per finanziare gli accordi con i paesi terzi sulle migrazioni. In cambio, l'Italia e gli altri paesi di primo ingresso si assumono maggiori responsabilità nel tentativo di ridurre i movimenti secondari, che portano i migranti a spostarsi in Germania, Francia, Paesi Bassi, Belgio o Austria, mettendo sotto pressione i loro sistemi di asilo. Questo è il succo dell'intesa che era stata raggiunta a inizio giugno al Consiglio Affari interni, quando il nuovo Patto su migrazione e asilo è passato con un voto a maggioranza qualificata. Polonia e Ungheria pretendevano l'unanimità, ma il trattato è chiaro: sulle politiche migratorie il Consiglio vota a maggioranza.
  
Cosa succede ora al nuovo Patto su migrazione e asilo? L'accordo finale deve ancora essere negoziato tra il Consiglio (che rappresenta i governi) e il Parlamento europeo. Saranno la presidenza spagnola dell'Ue (che inizia oggi) e quella belga (dal primo gennaio 2024) a condurre le trattative in nome dei governi. A prescindere dalle posizioni di Morawiecki e Orbán, “andiamo avanti”, ha detto ieri al Foglio il premier belga, Alexander De Croo, in una conversazione con altri giornalisti alla fine del Consiglio europeo. I veti di Polonia e Ungheria? “Non dobbiamo farne un problema”, ha spiegato De Croo. I negoziati con il Parlamento europeo sul nuovo Patto su migrazione e asilo saranno difficili. Quest'ultimo ha una posizione molto più favorevole alla solidarietà (e dunque all'Italia) rispetto a quella dell'intesa tra i ministri dell'Interno di inizio giugno. Il successo non è assicurato. Ancor meno che il nuovo Patto su migrazione e asilo funzioni davvero, dato il peso delle nuove “procedure di frontiera” sui paesi di primo ingresso. Se le nuove regole saranno approvate, Morawiecki e Orbán hanno già annunciato che non le rispetteranno. Ci saranno procedure di infrazione, sentenze della Corte di giustizia dell'Ue e multe. Saranno ulteriormente isolati dai loro rumorosi capricci. Gli altri saranno meno solidali con loro, in un modo o nell'altro (Polonia e Ungheria non hanno ancora ricevuto un solo euro di sovvenzioni e prestiti dal Pnrr). Ma la loro promessa di disobbedienza nazionalista dimostra già quanto il sovranismo vada contro gli interessi dell'Italia.

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