Foto Epa, via Ansa

a bruxelles

Il Partito popolare europeo testa la maggioranza tutta a destra e va a sbattere

David Carretta

Weber ha provato ad affondare la “Legge sul ripristino della natura” ha fatto ricorso a quella che, secondo alcuni, potrebbe essere la nuova maggioranza nel 2024: una coalizione formata da Ppe, destra nazionalista (Ecr), estrema destra (Id) e liberali (Renew)

Bruxelles. Il presidente del gruppo del Ppe, Manfred Weber, ieri è riuscito in un colpo solo a mettere in dubbio il completamento dell’agenda della Commissione di Ursula von der Leyen, a dimostrare la paralisi che si verrebbe a creare con una maggioranza tutta di destra nell’Ue, a indebolire la posizione del Parlamento europeo sulle altre istituzioni e, forse, a compromettere la sua leadership dei popolari.

Tutto nasce dalla sua decisione di fare della “Legge sul ripristino della natura” – uno dei pilastri del Green deal di von der Leyen – il bersaglio per cercare di recuperare voti in vista delle europee del 2024. Il provvedimento, che fissa l’obiettivo di ripristinare almeno il 20 per cento delle superfici terrestri e marine danneggiate entro il 2030, potrebbe avere un impatto economico su imprese e agricoltori. Il mondo rurale è già in rivolta per altre misure della politica ambientale e climatica dell’Ue e ha iniziato a esprimere la sua rabbia nelle urne nazionali. Nei Paesi Bassi, il Partito degli agricoltori cittadini è arrivato in testa alle elezioni provinciali del 15 marzo. Nel tentativo di arginare l’emorragia di voti verso l’estrema destra, Weber ha scelto di trasformare il Ppe in una specie di partito dei contadini. E per provare ad affondare la “Legge sul ripristino della natura” ha fatto ricorso a quella che, secondo alcuni, potrebbe essere la nuova maggioranza nel 2024: una coalizione formata da Ppe, destra nazionalista (Ecr), estrema destra (Id) e liberali (Renew)

Il risultato si è visto ieri mattina, quando la commissione Ambiente del Parlamento europeo ha votato sulla “Legge sul ripristino della natura”. La mozione di rigetto voluta dal Ppe e dagli altri gruppi delle destre è stata respinta a seguito di un pareggio: 44 a favore, 44 contro. Gran parte dei compromessi tra i gruppi sono stati rigettati con lo stesso risultato: 44 a favore, 44 contro. Diverse centinaia di emendamenti sono stati bocciati con la solita litania: 44 a favore, 44 contro. La votazione finale è saltata per mancanza di tempo. Si ricomincerà il 27 giugno. Anche in caso di bocciatura in commissione, la proposta sarà votata dalla plenaria del Parlamento europeo, teoricamente in luglio. L’ammutinamento di Weber per ora è fallito, ma ha già portato il “caos”, come ha spiegato l'europarlamentare verde, Bas Eickhout. Il capogruppo del Ppe è riuscito a dimostrare che la “maggioranza Ursula” – popolari, socialisti e liberali – è l'unica possibile per governare l’Ue in modo stabile. Tutto il resto provocherebbe paralisi e incertezza sulla capacità dell’Ue di approvare regolamenti e direttive.

La “Legge sul ripristino della natura” è un regolamento complesso per avere città più verdi, più biodiversità nell’agricoltura e più spazio per la natura, che si espone a critiche per i suoi costi e che riempirà i giornali di post verità sulle imposizioni di Bruxelles (uno degli emendamenti prevede di ridurre le recinzioni nei giardini privati). Ma non avrà un impatto economico più duro di altri pilastri del Green deal, come la riforma del sistema di scambio di emissioni Ets o la fine delle auto a motore a combustione. La mutazione del Ppe in partito del contadino mette a repentaglio gli altri provvedimenti del Green deal, tanto più se la “Legge sul ripristino della natura” dovesse essere bocciata a luglio. In un anno di campagna elettorale, direttive e regolamenti su pesticidi, biodiversità o “case green” potrebbero saltare. Una parte importante dell’eredità politica di von der Leyen, esponente dello stesso Ppe, sarebbe compromessa. Quanto a Weber, non è la prima volta che testa la maggioranza delle destre alternativa alla “maggioranza Ursula”. Ci aveva già provato con alcune votazioni sui migranti e sulle “case green”. Ogni volta è andato sotto e ha spaccato il Ppe. Secondo un eurodeputato che vuole restare anonimo, questa potrebbe potrebbe diventare la “Waterloo di Weber”.